L’agguato mortale
C’è una data importante nella vita dei fratelli Caroppo: il 16 maggio 2002. Erano le ventuno e trenta quando Mario Caroppo, 52 anni, gommista, venne ucciso mentre tentava di sottrarsi ad un agguato nel pieno centro della città. Fu freddato nella sua Hyundai Atos in via don Luigi Sturzo dall’allora killer del clan della Sacra Corona Unita capeggiato da Filippo Cerfeda, Giampaolo Monaco: un colpo forò il parabrezza all’altezza del volante e si rivelò mortale. In quell’occasione, il fratello Damiano era riuscito a fuggire tra i tavoli e i clienti del ristorante dove dovevano ritrovarsi con i rivali del clan Cerfeda, che, invece, gli tesero un agguato, come dimostrano le riprese delle telecamere del ristorante. Il tutto tra gli ospiti del locale terrorizzati.
Questo agguato dimostrò il peso e l’efferatezza di un clan come quello dell’ex boss Filippo Cerfeda: infatti diversi proiettili colpirono alcune case accanto al ristorante nel tentativo di uccidere Mario Caroppo mentre tentava di mettersi in salvo dapprima a piedi e poi con la macchina.
Mario e Damiano Caroppo dovevano incontrarsi al ristorante con il clan Cerfeda, per cercare di smussare i contrasti nati, come hanno provato i processi, per lo spaccio della cocaina in città. A quell’appuntamento gli esponenti del clan Cerfeda non si presentarono, ma rimasero nascosti dietro al muro delle case di fronte e non appena Mario Caroppo si affacciò sull’ingresso aprirono il fuoco. I partecipanti a questa spedizione di morte sono stati tutti processati e condannati.
Ma c’è ancora un processo in corso: quello alla Corte d’Assise d’Appello di Taranto che vede imputato Oronzo De Trane, 33 anni, di Lecce, che fu assolto in primo grado dal giudice per l’udienza preliminare Andrea Lisi e successivamente condannato all’ergastolo in appello in seguito al ricorso presentato dal pubblico ministero Guglielmo Cataldi. Ma la Corte di Cassazione rimandò il processo ad altra Corte d’ Assise d’Appello, quella di Taranto, per insufficienza di motivazioni e di valutazioni delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Il sostituto procuratore generale Mario Baruffa ha chiesto l’ergastolo, mentre l’avvocato difensore Cosimo Rampino l’assoluzione. La sentenza è attesa ad ottobre.
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