A Multari infatti, già noto alla giustizia italiana per gravi reati, gli inquirenti hanno sequestrato un patrimonio di circa 3 milioni di euro tra abitazioni e terreni agricoli situati nelle province di Verona e di Crotone, auto di lusso, scooter e quote di una nota società di costruzioni della provincia scaligera. Dunque, i mafiosi in Veneto ci sono esvolgono due fondamentali attività: investono nel sistema economico e trafficano droga.
A riprova di ciò, citeremo alcuni dati ufficiali. I primi, aggiornati all’1 luglio 2011, sono quelli dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati: su un totale di 11.552 beni immobili confiscati (di cui 1.427aziende), ben 85 si trovano in Veneto (di cui 4 aziende: una in provincia di Belluno, una nel Veronese e due in provincia di Venezia). I beni sono così suddivisi: 37 in provincia di Venezia, 25 in provincia di Verona, 11 in provincia di Belluno, 5 in provincia di Padova, 3 in provincia di Rovigo, 2 rispettivamente nelle province di Trevisoe di Vicenza. A livello nazionale, il Veneto è la nona regione italiana per numero dibeni confiscati al crimine organizzato e la quarta regione del nord Italia.
Che il Veneto sia una regione appetibile per gli investimenti mafiosi lo aveva già accertato la Commissione parlamentare antimafia nel 1994 e ne sono un indice anchele 689 segnalazioni di operazioni finanziarie sospette dei primi sei mesi del 2010 documentate dalla Dia, che ci pongono al quinto posto in Italia. In tempi recenti, sottolineando la criticità legata alla crisi di liquidità nella quale sono immerse tante piccole e medie aziende del nostro sistema produttivo, in particolare le imprese edili, l’allarme lo aveva lanciato Stefano Pelliciari, ex presidente di Ance Veneto. L’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia, inoltre, attesta che in Veneto sonostate fatte 18 denunce per usura nei primisei mesi del 2010,mentre l’operazione «Serpe», condotta sempre dallaDda di Venezia e dalla Dia di Padova nell’aprile 2011,ha portato alla luce come decine diimprese venetefossero finite nelcircuito usuraio gestito da un gruppo criminale collegato al clan camorristico dei Casalesi. Un pericolo concreto per la nostra economia: l’infiltrazione mafiosa, infatti, altera sensibilmente il principio della libera concorrenza ed espelle gli imprenditori onesti.
I settori più a rischio sono quellidell’edilizia, delle compravendite immobiliari, dei trasporti, del trattamento e smaltimento dei rifiuti, della grande distribuzine, del turismo. E ancora, come non ricordare il recente arresto dell’imprenditore padovano operante nel settore dei rifiuti che si è messoin società con un avvocato casertano legato al clan dei Casalesi più volte condannato per reati di mafia? E la vicenda del gruppo Catapano a Padova? E il tentativo di investire 12 milioni di euro nei lavori di ricostruzione del post alluvione da parte di un imprenditore calabrese in passato denunciato per associazione mafiosa, scoperto dai carabinieri di Verona?
A Multari sono stati sequestrati beni nel paese di Zimella, lo stesso in cui vivevanotre fratelli calabresi originari di Cutro, imprenditori edili, due dei quali sono stati uccisi a Crotone nel gennaio scorso. Sempre in provincia di Verona, a Mozzecane, vivevano alcune esponenti della ‘ndrina degli Anello Fiumara di Vibo Valenzia, i qualierano titolari di una ditta di autotrasporti con sede a Dossobuono che utilizzavano per portare droga dalla Calabria alle sponde del lago di Garda. Il Veneto, in particolare le città di Padova, Venezia e Verona e lelocalità turistiche, è un mercato della droga importante per la criminalità organizzata.
Un mercato di morte, che dal 2001 al 2010 ha causato 399 decessi. Nel 2010, secondo i dati del ministero dell’Interno, nella nostra regione sono stati sequestrati 690kg di sostanze stupefacenti, che ci piazzano al quinto posto nazionale per la quantità sia di eroina che cocaina sottratta ai gruppi criminali. Il Veneto è la sesta regione italiana per numero di operazioni antidroga e la seconda del nord Italia, preceduta dalla Lombardia. La magistratura e le forze dell’ordinestanno svolgendo un lavoro egregio. Una parte, ancora minoritaria, della società civile e del mondo sindacale veneti, si sta muovendo. Tocca alla politica, all’imprenditoria, al mondo della finanza e delle professioni battere un colpo.
* Coordinatore nazionale di Avviso Pubblico.
L’articolo è apparso su Corriere del Veneto il 29 luglio 2011