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Rita Atria, la “picciridda” dell’antimafia

Di Gaetano Liardo il . Progetti e iniziative

Una giovane donna coraggiosa, che ha sfidato Cosa nostra e la sua stessa famiglia. Si è tirata fuori dall’asfissia mafiosa collaborando con la giustizia. Ha perso i suoi affetti. E’ stata costretta a vivere isolata, protetta da uno Stato che si è dimostrato incapace di tutelarla. Ma non è mai tornata indietro nella sua scelta di legalità e giustizia. Rita, “Rituzza” come veniva chiamata, è morta sola. Ha deciso di togliersi la vita pochi giorni dopo la strage di via D’Amelio a Palermo. Con Paolo Borsellino aveva stretto un rapporto umano, molto stretto. Il magistrato palermitano era diventato per Rita un appoggio, un punto di riferimento. Con la morte di Borsellino Rita è sprofondata nella solutidine in una città, Roma, dove non poteva avere alcun legame. Il 26 luglio del 1992 Rita decise di farla finita. Fu una sconfitta per lo Stato incapace di proteggere una ragazza innamorata della giustizia.

Il coraggio e l’esempio della “picciridda” dell’antimafia, tuttavia, continua a vivere nella memoria e nell’impegno di molti. Oggi, nel diciannovesimo anniversario della morte di Rita Atria, due importanti appuntamenti. A Roma, in via Amelia, l’associazione Rita Atria organizza una cerimonia di commemorazione. A Scandicci, invece, uno spettacolo teatrale conclude il secondo Raduno dei giovani di Libera. Il tema scelto per l’appuntamento romano è: “Diventa anche tu un testimone di giustizia”.

Sono 72 i testimoni di giustizia in Italia, ma le Istituzioni continuano a dimostrare lacune e disattenzioni, anche gravi. Una tra le ultime vicende è quella di Lea Garofalo, la testimone di giustizia calabrese a cui è stata revocata la protezione. Lea è stata rapita, uccisa e il suo corpo è stato sciolto nell’acido. A Milano. Proprio in queste settimane è iniziato il processo contro il marito e i componenti della ‘ndrina Cosco di Petilia Policastro. «Bisogna prosciugare l’acqua in cui i pescecani della mafia nuotano. Noi della società civile – sottolineano i rappresentanti dell’associazione Rita Atria – da intimiditi o collusi o semplicemente indifferenti quali siamo, dobbiamo invece diventare intransigenti verso ogni forma di prepotenza e di corruzione che vediamo laddove lavoriamo o viviamo. E’ così – aggiungono – che dimostreremo fattivamente la nostra solidarietà ai testimoni di giustizia che, come Rita Atria e la cognata Piera Aiello, hanno osato sfidare la mafia».

A Scandicci, invece, i giovani del raduno di Libera metteranno in scena lo spettacolo teatrale “Picciridda” di Pietra Selva Nicolicchia. Il ricordo di Rita Atria è diventato memoria collettiva e impegno delle nuove generazioni.

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