Codice antimafia, fermatevi e apriamo una riflessione
In Parlamento sembra che il pensiero dominante, in questa estate tesa e difficile, sia il rinvio a settembre delle questioni più scottanti: ovviamente quelle che possono toccare i rapporti politici tra i partiti della maggioranza. Eppure sul cosiddetto nuovo Codice Antimafia, fortemente voluto dal ministro Alfano, ora segretario del Pdl, c’è una strana fretta, una accelerazione che rischia di far fare passi falsi. Forse per “portare a casa”, come si dice, qualcosa nel paniere magro dell’attività di governo, si cerca di vanificare il grande consenso parlamentare (e non solo…) affidato all’esecutivo con la delega all’unanimità che aveva lo scopo di migliorare la legge sulla confisca dei beni, per renderla più efficiente e, quindi, per colpire a fondo le mafie.
La fretta , dice un proverbio, fa nascere i gattini ciechi. Perché non ascoltare allora le voci di critiche, migliorative e certamente positive, che dalla magistratura alle associazioni antimafia, si sono levate per dire: fermatevi? Come ha fatto Libera, con l’ultimo appello di Don Ciotti a conclusione della Festa di Libera, a Firenze. Per approfondire tutti gli aspetti della nuova legge, per eliminare quei punti deboli, contradditori, controproducenti che possono danneggiare la confisca dei beni mafiosi, invece di migliorare le condizioni affinchè quei beni possano tornare alla collettività, in particolare a tanti giovani ad alla loro speranza di futuro. I punti critici che l’audizione del procuratore antimafia Grasso, ad esempio, hanno messo in risalto gli aspetti negativi del progetto di legge che abbiamo pubblicato su Libera Informazione, quello “devastante” di far percepire ai cittadini che la mafia dà lavoro e lo Stato lo cancella.
Oppure il termine massimo di un anno e sei mesi in appello che verrebbe introdotto per completare, dal punto di vista giudiziario, l’iter di sequestro e di confisca dei beni, scaduto il quale il lavoro svolto dalle forze dell’ordine e dalla magistratura verrebbe azzerato. Basterebbe questo per far desistere la maggioranza di governo dall’approvazione veloce di un disegno di legge che, proprio perché si chiama Codice Antimafia, deve essere chiaro, inattaccabile, di alto profilo giuridico e sociale (come lo fu a suo tempo la legge Rognoni-La Torre), di grande impegno per il futuro e frutto di una vera mobilitazione positiva di tutta la società civile e delle forze politiche . Per questo, come Libera Informazione, abbiamo deciso di aprire le nostre pagine ad un dibattito che vogliamo sia approfondito ed utile. Con l’obbiettivo di fornire ai lettori, ai cittadini ed alle forze parlamentari che devono decidere, l’opportunità di scambiare opinioni e di attingere idee.
Prendendosi il tempo necessario per decidere. Ed ancora per questo motivo, vogliamo chiedere al governo, con Luigi Ciotti e tutta Libera: «Fermatevi e riflettiamo!».
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