“E!state Liberi”: un’esperienza di riappropriazione dei beni comuni
Più di 4.300 volontari al lavoro su 27 beni confiscati alle mafie in 12 regioni italiane: questi i numeri dei campi di “E!state liberi”. Il punto sull’esperienza di quest’anno nell’incontro alla Fortezza da Basso, con gli interventi di Roberto Iovino, responsabile dei Campi, di Andrea Bigalli, referente di Libera Toscana e di Carlo Scoccianti, biologo che collabora con Libera Terra per sviluppare un’agricoltura biologica che si faccia“custode” del territorio. Al dibattito hanno anche partecipato Daniela Mori, della Fondazione “Il cuore si scioglie” e Eros Cruccolini, consigliere comunale di Firenze.
Da nord a sud, si consolida e cresce la partecipazione dei giovani, con un contributo sempre più importante anche di adulti e pensionati. «Abbiamo calcolato in 115.000 le ore di lavoro volontario prestate nell’arco di tempo che va da giugno a settembre» ha dichiarato Roberto Iovino, «i numeri ci restituiscono il senso di un’esperienza straordinaria che ci dà forza e che ci spinge a rilanciare la sfida, a 10 anni dalla fondazione della Placido Rizzotto, prima cooperativa di Libera Terra».
Andrea Bigalli ha invece posto l’accento sul fatto che “E!state Liberi” sia un’iniziativa di formazione per i giovani in un panorama che purtroppo vede ancora pochissimi investimenti rivolti ai progetti di cittadinanza attiva. Eros Crucccolini, da parte sua, ha ricordato la lunghezza delle procedure di assegnazione delle terre confiscate alla criminalità organizzata. Come i 700 ettari sequestrati proprio in Toscana, a Monterone d’Arbia, da troppo tempo in attesa di una destinazione che ne assicuri il riutilizzo per fini di utilità sociale.
Se la grande partecipazione ai campi è certamente un dato positivo, dall’altra rimangono gravi limiti nel processo di riappropriazione dei beni sottratti al controllo mafioso. A 15 anni dall’approvazione della legge 109 del 1996 sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, altre nubi si addensano all’orizzonte. Il disegno di legge sul codice antimafia in discussione in questi giorni in commissione giustizia alla Camera desta infatti preoccupazione. I provvedimenti previsti, se attuati, andrebbero ad intaccare alcuni dei capisaldi della legislazione antimafia, tra cui proprio la legge che regola il riutilizzo sociale dei beni confiscati.
Un’estate di lavoro sui campi di Libera Terra, quindi, ma anche un periodo in cui tenere alta l’attenzione per evitare passi indietro nella lotta alla criminalità organizzata.
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