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Argentina, memoria e impegno per i desaparecidos

Di Andrea Zummo il . Internazionale, Progetti e iniziative

Vite senza corpi. Già dal titolo del volume, presentato alla Festa nazionale di Libera, si intuisce una cosa importante: si parla di storie di persone, vissute e morte, che però non sono mai state ritrovate. Scomparsi, desaparecidos durante la dittatura militare argentina, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80.  L’occasione per affrontare il tema è arrivata con la presentazione del libro, dal titolo “Vite senza corpi. Memoria, verità e giustizia per i desaparecidos italiani all’ESMA”, cui hanno partecipato vari ospiti, con Tonio Dell’Olio nelle vesti di moderatore. Uno dei due curatori, Jorge Ithurburu, era presente alla serata: importante sottolineare che il racconto di quelle storie è stato fatto da testimone diretti delle violenze o congiunti stretti delle stesse.
Intanto Maria Paz Venturelli, che ha raccontato la storia di suo padre e la sua morte, del relativo processo a carico di un alto militare argentino, appena conclusosi in Italia, con l’assoluzione dell’imputato.

Una storia allucinante, se si pensa che quest’uomo è tornato nel suo Paese, con il massimo livello di visibilità e impunità, minacciando di fare causa ai vari testimoni del processo, oltre che all’Italia stessa. E poi l’ambasciatore argentino Torcuato di Tella, che ha ricostruito i crimini della giunta militare argentina, con l’uso sistematico della violenza verso gli oppositori politici, il sequestro, la tortura, l’uccisione e la sparizione dei corpi. Desaparecidos, appunto. Poi l’intervento dell’avvocato Gentili, che da trent’anni si occupa di questi processi, con una passione incredibile, anche quando non si accennava minimamente, nel dibattito pubblico, a quelle sanguinose vicende.

Luciano Levi, della Consulta Italiani nel mondo, ha ricostruito il contesto di quegli anni, per gli italiani in Argentina: 295 italiani desaparecidos, oltre un numero imprecisato, ma molto più alto, di oriundi che fecero la stessa fine. L’Argentina e l’Italia. La dittatura militare e la mafia. Due vicende storiche così lontane, eppure così vicine: per il dolore di chi subì le violenze, per la sofferenza dei parenti, per coloro che ancora oggi, da un capo all’altro dell’oceano, chiedono semplicemente di sapere cosa successe. Non c’è accanimento, né vendetta. C’è solo il desiderio di verità e giustizia. Libera, da quindici anni, porta avanti la stessa battaglia. Incontrarsi e camminare insieme era doveroso e importante. È avvenuto e adesso c’è la volontà di continuare.

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