Mafie a antimafie nell’Italia unita
La mafia negli ultimi 150 anni, in Italia. Un tema complesso e sfaccettato, soprattutto se da affrontare in un tempo relativamente breve. Ci ha provato Nicola Tranfaglia, docente di storia all’Università di Torino e esperto di storia della mafia, al primo seminario di ieri pomeriggio, alla Festa di Libera di Firenze. Tranfaglia ha tracciato un quadro storico molto preciso, individuando alcuni episodi chiave, nella storia degli ultimi 150 anni del nostro Paese. Il primo evento rilevante avvenne quindici anni dopo l’unificazione italiana, con l’inchiesta sulle condizioni della Sicilia, effettuata (e poi raccontata in un libro) da due esponenti della Destra storica: Sydney Sonnino e Leopoldo Franchetti. Fu la prima occasione in cui la politica si occupò del tema, evidentemente già presente nel nostro meridione.
Il secondo episodio fu il delitto Notarbartolo: l’omicidio dell’ex sindaco di Palermo e consigliere di amministrazione del Banco di Sicilia, avvenuto per mano di due sicari, su un treno tra Palermo e Termini Imerese, nel 1893. L’assassinio eccellente ebbe un presunto mandante altrettanto eccellente, nonostante i processi non riuscirono ad arrivare alla condanna: il deputato della Destra, Raffaele Palizzolo. In terzo luogo, il falso mito da sfatare, ancora ripetuto ai giorni nostri, per il quale il Fascismo avrebbe debellato definitivamente la mafia, con l’azione del Prefetto Cesare Mori, avvenuta tra il 1925 e il 1929 in Sicilia. Mori, dopo aver colpito l’ala militare della mafia, iniziò a dedicarsi agli iscritti al Partito Fascista siciliano: a quel punto, forse per non calpestare piedi troppo potenti, venne promosso Senatore e richiamato a Roma.
Il Fascismo quindi, non solo non aveva sconfitto completamente la mafia, ma aveva permesso che questa sopravvivesse; per ironia della sorte, saranno gli stessi mafiosi, a favorire lo sbarco degli alleati nel luglio 1943 e a tornare nell’Isola dall’esilio statunitense, dopo l’arrivo degli anglo-americani.
In ultima analisi, il coinvolgimento della mafia in molti episodi oscuri e sanguinosi, del secondo dopoguerra: la strage di Portella della Ginestra, del 1° maggio 1947, in cui oltre alla banda Giuliano erano coinvolti mafiosi, che spararono sulla folla; la vicenda del banchiere Roberto Calvi e del capo della loggia massonica P2 Licio Gelli, legate a vicende degli anni ‘70 e ’80, che evidenziarono un intreccio tra mondo criminale, politico ed economico.
Tranfaglia, in conclusione, ha tenuto a sottolineare il nodo cruciale, che nessun governo repubblicano è riuscito ad affrontare, negli ultimi sessant’anni: l’educazione civile delle giovani generazioni, unico vero anticorpo che, affiancato alla repressione giudiziaria, potrà creare cittadini consapevoli e in grado di rifiutare la mafia, su un piano culturale e morale.
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