Libera: l’importanza della bellezza e dell’impegno
I giovani di ideali e i giovani di malavita. Da una parte le istituzioni e dall’altra le zone “grige”, la buona politica politica contro i mafiosi in doppiopetto. Così don Luigi Ciotti, Gian Carlo Caselli, Nando Dalla Chiesa, il prefetto Padoin e l’assessore Marco Pagani hanno cercato di riconsegnare ai giovani di Libera, attraverso il ricordo di Danilo Dolci sociologo, educatore e attivista della nonviolenza italiano per «fare bene e presto, perché si muore». Una lente sotto cui l’ex procuratore di Torino Caselli ha analizzato l’immagine artefatta del mafioso come uomo da poco, dimesso, perdente. La mafia oggi non è più «coppola, lupara e cicoria» ma è mafia che studia per arrivare ai centri di potere e investe il denaro sporco dove l’economia è più florida. Tra mafia e privati si alimenta infatti il «vecchio vizio» della politica italiana: una commistione di interessi che inquina l’economia e sommerge i guadagni illegali attraverso il fenomeno del riciclaggio che poggia su una rete di relazioni estremamente fitte.
Così una via d’uscita è indicata dal presidente di Libera che, sempre nel ricordo di Danilo Dolci, con l’appello improrogabile a non essere complici ma cittadini responsabili. Chi non porta il proprio contributo alla società, è rassegnato, indifferente e delega agli altri, non può che essere un “morto vivo”. Ma i morti vivi, purtroppo, sono anche le vittime dell’usura, i poveri, chi non trova lavoro, gli immigrati. La parola etica, per don Ciotti, viene troppo spesso abusata da finanza e politica che, come nei casi del Codice antimafia o delle ipoteche bancarie sui beni confiscati ai mafiosi, ne fanno un uso poco coerente. Il riscatto allora va cercato in un maggiore impegno sociale e in una cultura meno superficiale rispetto a quella trasmessa dalla Tv.
Don Ciotti ha ringraziato quegli anticorpi sani della nostra società che con il loro impegno quotidiano rappresentano un sostegno alla lotta alle mafie. Un corpo sano rappresentato anche dall’amministrazione di Scandicci e dal prefetto Padoin. A conclusione un gesto simbolico ha unito i giovani e i relatori, mille bolle di sapone hanno riempito l’auditorium. Bolle di sapone come simbolo di bellezza e di speranza ma anche di impegno e di spinta a fare tutti di più.
Trackback dal tuo sito.