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Processo “Sfinge” a Latina, la Regione non è parte civile

Di Elena Ganelli il . Lazio

«Nonostante tutte le rassicurazioni sulla costituzione di parte civile della Regione Lazio nel processo “Sfinge” contro il clan dei Casalesi, la presidente Renata Polverini non ha provveduto a rappresentare gli interessi delle comunità locali lesi da questa pericolosissima organizzazione criminale». La denuncia arriva dal presidente della Commissione regionale lotta alla criminalità Filiberto Zaratti il quale sottolinea come la Regione sia «assente ingiustificata» nel processo in corso davanti  al Tribunale di Latina, processo che vede sul banco degli imputati  Maria Rosaria Schiavone, esponente del clan dei Casalesi e nipote di Sandokan, il marito Pasquale Noviello e altre sei persone accusate di associazione a delinquere di stampo camorristico, tentato omicidio, estorsione e porto abusivo di arma.

«Il processo Sfinge – ricorda Zaratti – vede imputati numerosi soggetti del clan dei casalesi per  associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione e tentato omicidio. Tutti fatti che sarebbero stati compiuti tra Nettuno, Cisterna, Aprilia e i vicini territori del litorale. Sono rammaricato per questa mancata azione legale dell’Istituzione regionale e degli altri enti locali del territorio – prosegue il presidente della Commissione criminalità  – perché questa condotta fa perdere una occasione concreta per schierarsi accanto alla Procura antimafia di Roma contro le organizzazioni criminali. Oltre alla partecipazione alle manifestazioni – conclude Zaratti – sarebbe importante fare qualcosa di concreto per combattere la criminalità organizzata e le mafie». Finora soltanto le amministrazioni comunali di Anzio e Nettuno hanno preannunciato la volontà di costituirsi parte civile in giudizio mentre la Regione non sembra intenzionata a farlo.

Una polemica analoga era nata in occasione del processo “Damasco”  per le infiltrazioni criminali a Fondi a causa dei tentennamenti della Giunta Polverini. Il processo a carico della Schiavone e degli altri imputati si preannuncia particolarmente delicato tanto che nella scorsa udienza il pubblico ministero dell’Antimafia Monteleone ha chiesto al Tribunale di Latina il trasferimento ad altra sede a causa delle carenze del Palazzo di giustizia del capoluogo pontino dal punto di vista della sicurezza. Sulla richiesta i giudici si sono riservati di decidere rinviando l’udienza a ottobre.

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