Quinto Potere
Si inserisce all’interno di una tre giorni densa di appuntamenti per ricordare il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta l’incontro organizzato dalla redazione di Antimafiaduemila in occasione dell’undicesimo anno consecutivo per la commemorazione della strage di Via D’Amelio. Il dibattito dal titolo “Quinto potere. Le finalità dello stragismo tra depistaggi e verità storiche” si è tenuto il 18 luglio scorso presso la facoltà di giurisprudenza di Palermo. Hanno partecipato come relatori Salvatore Borsellino, i magistrati Antonio Ingroia, Roberto Scarpinato e Antonino Di Matteo, il presidente di Alternativa Giulietto Chiesa e il direttore di Antimafiaduemila Giorgio Bongiovanni.
Numerosi gli argomenti di cui si è dibattuto nel corso della sera, anche se a 19 anni dalla strage di Via D’Amelio sono tanti ancora gli interrogativi. Dietro la strage di via d’Amelio, che rappresenta una delle pagine più nere della storia recente del Paese, i contorni nebulosi e sfumati di una realtà capace di celare ancora oggi i nomi di quelli che furono i reali mandanti ed esecutori di un attentato inserito in quella serie di eventi delittuosi che hanno segnato il passaggio dalla prima alla cosiddetta seconda Repubblica come per la strage di Capaci in cui morì Giovanni Falcone per le quali è sempre più evidente il coinvolgimento di entità esterne che vanno oltre Cosa Nostra. Su queste indagano le procure di Palermo e Caltanissetta.
Attualmente la procura di Caltanissetta sta indagando in merito all’eccidio di via D’Amelio. L’esplosione di quel 19 luglio 1992, avvenuta in via Mariano D’Amelio dove viveva la madre di Paolo Borsellino e dalla quale il giudice quella domenica si era recato in visita, avvenne per mezzo di una Fiat 126 contenente circa cento chilogrammi di tritolo. Oltre al giudice, in quella strage persero la vita anche gli agenti di scorta Agostino Catalano (caposcorta), Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina e Claudio Traina. L’unico sopravvissuto è stato Antonio Vullo, risvegliatosi in ospedale dopo l’esplosione, in gravi condizioni.
A Caltanissetta le indagini sono state riaperte in seguito alle dichiarazioni dell’ex uomo di Brancaccio fedelissimo dei Graviano, Gaspare Spatuzza autoaccusatosi del furto della Fiat 126, la macchina utilizzata come autobomba, sbugiardando così il picciotto della Guadagna Vincenzo Scarantino. Sarebbe stato individuato anche l’uomo che ha premuto il telecomando dell’autobomba (il boss Giuseppe Graviano appostato dietro un muretto che separa Via D’Amelio da un giardino) grazie ad un altro braccio destro dei Graviano, Fabio Tranchina, arrestato nei mesi scorsi. I pm nisseni stanno proseguendo le indagini anche su altri versanti come il filone aperto contro ignoti sulla scomparsa dell’agenda rossa di Paolo Borsellino (l’inchiesta era stata archiviata dalla Cassazione che ha messo in dubbio l’esistenza stessa dell’agenda).
Sono incentrate sulla cosiddetta trattativa invece le indagini della Procura Palermitana. L’ipotesi che Paolo Borsellino sia venuto a conoscenza di quel colloquio tra Stato e mafia, al quale si sarebbe opposto con forza conoscendo l’alto valore morale del giudice, potrebbe essere uno dei motivi dell’accelerazione della strage di Via D’Amelio a soli 57 giorni di distanza da quella di Capaci in cui morirono Giovanni Falcone e la sua scorta. In questa fase così delicata per le indagini in cui i magistrati stanno cercando di squarciare quel pesante velo nero per arrivare ad una verità giudiziaria si inserisce la richiesta di verità e giustizia della società civile e del mondo dell’associazionismo il cui ruolo di appoggio è oggi più che mai fondamentale.
Uno dei simboli di questa nuova resistenza è certamente Salvatore Borsellino che con il movimento delle agende rosse rappresenta quella fase di riscatto e di lotta in cui credeva il fratello Paolo che poche ore prima di morire scriveva con ottimismo ad una professoressa fiducioso nelle capacità di rinnovamento dei giovani. Antimafiaduemila vive l’anniversario di Via D’Amelio con particolare emozione avendo aperto da pochissimo una redazione palermitana, consapevoli di ciò che rappresenta per ognuno di noi una simile scelta, soprattutto perché il nostro lavoro si è basato fin dall’inizio sulla ricera della verità dei mandati occulti delle stragi del 1992/’93.
* Maria Loi è una giornalista della redazione di “Antimafiaduemila”
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