Latina, inaugurato il villaggio della legalità a Borgo Sabotino
Un villaggio della legalità dove potranno trovare spazio e accoglienza associazioni e gruppi di volontariato: si trova a Borgo Sabotino, a Latina, ad un paio di chilometri dal mare ed è stato ufficialmente inaugurato ieri pomeriggio: un’area di quattro ettari dove erano state realizzate una serie di strutture abusive che, dopo essere stata sequestrata e poi acquisita dal Comune, è stata affidata a “Libera” come segnale forte di ripristino della legalità in una provincia dove le infiltrazioni criminali sono ormai fenomeno assodato. In una sala gremita di rappresentati delle forze dell’ordine, di associazioni e gente comune don Luigi Ciotti lancia un richiamo affinchè «nonostante i cattivi esempi di etica pubblica ciascuno si metta in gioco perché soltanto così è possibile un vero cambiamento. La “L” di Latina – sottolinea – deve avere il significato della legalità e della libertà: il nostro impegno è quello di liberare chi libero non è perché vittima delle ecomafie, dell’usura, della tratta delle prostitute, del gioco d’azzardo».
Don Ciotti sottolinea come le isole della legalità, 27 in tutta Italia, sono una forma di economia pulita in risposta all’illegalità, un modo per restituire alla società ciò che le stato sottratto in malo modo. Poi torna ad invocare la verità sulla morte di don Cesare Boschin, il parroco di Borgo Montello ucciso e incaprettato nel 1995 senza che i suoi assassini siano mai stati individuati: un omicidio che si è voluto spiegare come un furto finito male ma che nasconderebbe una verità ben più grave, legata alla presenza di ecomafie nel borgo che ospita da decenni una discarica con tanto di fusti tossici interrati. Accanto a don Ciotti ci sono il Prefetto di Latina D’Acunto, il musicista Ambrogio Sparagna, che ha messo a disposizione di tutte le iniziative di Libera la sua musica, e Flavia Famà, la giovane siciliana il cui padre, avvocato, è stato ucciso dalla mafia: è lei, con la voce rotta dall’emozione, a ricordare il genitore e il suo senso della giustizia e del rispetto dei diritti, doti che ha pagato con la vita.
A lui è stato intitolato il campo della legalità di Sabotino perché, ha detto ancora don Ciotti, «tutte le vittime della mafia sono morte per la giustizia, la libertà e la democrazia di questo paese e nessuno di noi deve tacere di fronte all’illegalità».
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