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Una manovra economica inadeguata e ingiusta

Di Rocco Artifoni il . Lombardia

Venerdì 15 luglio il Parlamento ha approvato la manovra economica dell’importo complessivo di 48 miliardi di euro in 4 anni. Lo stesso giorno la Banca d’Italia ha reso noto che il 31 maggio 2011 il debito pubblico ha raggiunto l’ennesimo record assoluto:  1.897 miliardi di euro, con un incremento di 54 miliardi di euro in 5 mesi. Sempre venerdì 15 luglio l’Istat ha segnalato che gli italiani “poveri” sono 8 milioni. Contemporaneamente sono stati resi noti gli incassi derivati dai giochi (lotterie, slot machine, ecc.) nei primi 5 mesi dell’anno: 30 miliardi di euro, con un incremento del 19% rispetto al 2010, di cui 6 miliardi sono andati allo Stato. Incrociando questi dati possiamo fare qualche considerazione sulla situazione italiana.

1) Visto il ritmo di aumento del debito pubblico, la manovra appena varata è palesemente insufficiente. Non è necessario essere laureati in economia per capire che “i conti non tornano”. 

2) Il Sole 24 Ore segnala che la manovra economica è formata per il 40% di tagli alla spesa e per il 60% da nuove entrate (cioè nuove tasse) ed è così articolata: 2,1 miliardi di euro nel 2011, 3,5 miliardi nel 2012, 18,8 nel 2013 e 23,6 nel 2014. Insomma, nei primi 2 anni molto poco. Nei successivi 2 anni molto di più. Ma nel 2013 si rinnoverà il Parlamento e quindi ci sarà un altro Governo. È facile (ma non certo responsabile da parte di una classe politica) mettere i problemi sulle spalle di chi verrà dopo, come si è sempre fatto con il debito pubblico, che toccherà ai nostri figli e nipoti pagare.

3) Nella manovra ci sono anche misure in controtendenza, cioè non sono tagli e nemmeno nuove tasse. Ne segnaliamo in particolare due: sanatoria per i contenziosi fiscali inferiori a 20mila euro e blocco delle procedure di riscossione coattiva per i produttori di latte che non avevano rispettato le quote assegnate. È da considerare “giusto” uno Stato che, in un momento di crisi, mentre con una mano impone tagli e tasse, con l’altra approva condoni fiscali e sospende entrate dovute per chi non ha rispettato la legalità?

 4) Gli 8 milioni di poveri nella manovra non hanno trovato posto. Per loro non è previsto nulla. Anzi, è previsto che in futuro verranno tagliate le detrazioni fiscali (5% nel 2013 e 20% nel 2014). Con meno agevolazioni pagheranno più tasse e di conseguenza diventeranno ancora più poveri.

5) La manovra economica prevede maggiori entrate anche grazie ai giochi e alle scommesse. Vengono aperte le gare per il poker online, il bingo a distanza e nuove slot. È autorizzato anche l’uso di soldi veri e non soltanto di “gettoni”. Che il gioco abbia rovinato e stia rovinando famiglie e persone, è noto: si tratta di un vero problema sociale. Ma che lo Stato sostenga il fenomeno delle scommesse, aprendo nuove frontiere con il gioco online, arrivando addirittura a fare spot pubblicitari per incentivare questa pratica, è davvero troppo. Il gioco e le scommesse sono antitetiche alla giustizia fiscale, palesemente diseducative e spesso diventano una strada aperta per il fenomeno dell’usura, per il finanziamento di attività illecite e il riciclaggio di denaro sporco. Con l’avallo dello Stato, pur di fare cassa. L’Italia, secondo la Costituzione, dovrebbe essere una Repubblica fondata sul lavoro e che richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà. Invece, sempre di più l’Italia è una Repubblica fondata sui debiti e sul gioco, che premia gli evasori e fa pagare il conto ai più deboli e alle prossime generazioni. Giuseppe Dossetti, dopo aver contribuito a scrivere la nostra splendida Costituzione, 60 anni fa, abbandonò la politica perché il governo non faceva abbastanza per i poveri.

Nel 1994 ritornò a far sentire la sua voce perché la Costituzione era in pericolo. Oggi, di fronte a questa “povera Italia”, abbiamo urgente bisogno di una nuova classe politica totalmente “votata” alla Costituzione, che alla Repubblica assegna il compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti alla vita collettiva. Gli altri dovrebbero fare un passo indietro.

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