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Trapani, impresa colpita da un nuovo sequestro di beni

Di Rino Giacalone il . Sicilia

Non è  stato mai raggiunto da un provvedimento cautelare, ma il suo nome risulta scritto in alcune pagine delle più recenti indagini antimafia della provincia di Trapani, area di Castellammare del Golfo. Il territorio dove è cresciuta Cosa nostra frutto di quella saldatura tra le famiglie castellammaresi, quelle palermitane e quelle americane. Legami  – dicono gli investigatori  – mai interrotti e transitati dentro la nuova mafia, quella che fa impresa. Giuseppe Pisciotta, 68 anni, coinvolto (avviso di garanzia) nell’operazione “Tempesta” (posizione poi archiviata dalla Dda nel 2005), secondo la Dia di Trapani che ha presentato il rapporto e alla luce dell’ordinanza di sequestro di beni emessa dal Tribunale di Trapani, sarebbe uno di quei soggetti che mafioso non lo è mai stato ma avrebbe applicato la metodologia mafiosa e sfruttato il legame con mafiosi per arricchirsi. Gli sono stati sequestrati 30 milioni di beni, frutto non di una lecita attività imprenditoriale, ma di una attività che ha usato scorciatoie non lecite, quelle indicate da Cosa nostra.

Il nome di Pisciotta si affianca nelle pagine giudiziarie a quello di un riconosciuto pezzo da 90, il tesoriere della cosca castellammarese, quel Mariano Saracino, potente imprenditore del cemento, che adesso sconta in carcere una pesante condanna a 10 per mafia ed estorsioni. Pisciotta come Saracino è un  imprenditore nel settore edile e della produzione e commercio di conglomerati cementiti, i due sarebbero più che soci, costituiscono secondo gli investigatori della Dia di Trapani una unica entità. Pisciotta sin dagli anni ’70 non avrebbe fatto altro che seguire e imitare Saracino, sfruttando in ogni modo le potenzialità del cosidetto “metodo mafioso”, attraverso l’illecita ingerenza nel settore degli appalti pubblici. Le imprese del duo Saracino-Pisciotta,  grazie ai favori di cosa nostra,  hanno potuto, nel tempo, espandere in modo esponenziale la propria attività imprenditoriale, economica e patrimoniale. E quando Saracino cadde in disgrazia per le indagini che lo riguardavano, Pisciotta non si è certo allontanato da lui, ma nella veste di amministratore unico delle società riconducibili a lui quanto a Saracino,  si sarebbe  adoperato in prima persona per continuare ad agevolare e favorire le attività illecite già poste in essere, preoccupandosi poi della intestazione fittizia di beni così da salvaguardare se stesso e il socio da eventuali sequestri.

Gli affari di Pisciotta: quello più importante è l’acquisto attraverso i capitali dell’azienda – poi sequestrata e confiscata – Calcestruzzi del Golfo srl,       su espressa decisione della locale consorteria mafiosa, un opificio per il deposito di prodotti cerealicoli destinato ad essere rivenduto ad un prezzo superiore  a quello di acquisto, grazie all’intervento diretto di “cosa nostra” cui sarebbero dovute essere destinate le somme derivanti dalle plusvalenze dell’operazione immobiliare. Le mani di Pisciotta, con quelle di Saracino, si sarebbero allungate su società che avrebbero anche usufruito di finanziamenti dell’Unione europea. Il nome di Saracino è legato a vicende emblematiche della mafia castellammarese. Al mantenimento, per esempio, dei detenuti in carcere e delle loro famiglie, ai contatti con le imprese, sebbene già con condanne patteggiate riuscì a far si che la sua azienda di calcestruzzo fornisse il cemento ai lavori autostradali per la costruzione dello svincolo di Alcamo. Fornitua che, raccontano i pentiti, fu permessa, quasi voluta, da Cosa nostra alcamese. Legato a Filippo Melodia, Saracino ebbe in Antonino Melodia il suo punto di riferimento. Il sequestro ha interessato ditte individuali e società di capitali, appezzamenti di terreno, fabbricati, veicoli industriali, autovetture e disponibilità finanziarie.     

In particolare, il 50% del capitale sociale, nonché il complesso dei beni aziendali della Calcestruzzi Castellammare s.r.l.,  con sede in Castellammare del Golfo; il capitale sociale, nonché il complesso dei beni aziendali delle società Scopello Costruzioni s.r.l., CO.SI. s.r.l. e Del Ponte s.r.l., tutte operanti nel settore delle costruzioni edili, con sedi in Castellammare del Golfo; la quota sociale nella La Ferula s.r.l., con sede a Castellammare del Golfo, avente ad oggetto la promozione, la propaganda e sviluppo nello sport; 35 appezzamenti di terreni siti in aree edificabili di note località; 12 fabbricati di recente realizzazione;  9 autoveicoli/motoveicoli; 6 società di capitali ( capitale sociale e capitale aziendale); 11 deposti bancari; 10 polizze assicurative;5.246 quote di fondi d’investimento. 

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