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Operazione “Crimine 3”: la ‘ndrangheta globale

Di Gianluca Ursini il . Calabria

Sono cresciuti insieme, insieme hanno conquistato tutto il traffico della coca colombiana tra le due sponde dell’Atlantico. I calabresi con il gruppo paramilitare messicano dei “Los Zetas”, ex agenti della narcotici federale, poi vendutisi come gruppo di fuoco del cartello di Sinaloa, e ora il gruppo maggiormente emergente dei feroci cartelli della droga messicani. «Non sono più i muli dei Cartelli colombiani, sono loro i principali gestori delle rotte della cocaina in America», rivela uno dei magistrati che ha istruito l’inchiesta. E i calabresi, come dimostrato dalla operazione di ieri della procura Distrettuale antimafia di Reggio Calabria, che ha usufruito delle indagini dei Ros reggini, capitanati dal colonnello Stefano Russo, diramando 45 ordini di arresto internazionale sulle ramificazioni delle ‘ndrine sui due continenti, colpendo affiliati tra Calabria, Sicilia, Lazio e Lombardia.

In più 5 trafficanti internazionali sono stati raggiunti tra Francia, Spagna e Olanda, terminali del traffico di droga dal Sud America. In America, individuati tre trafficanti tra Colombia, Venezuela e Usa nell’ordinanza firmata dal procuratore capo Pignatone insieme all’aggiunto Nicola Gratteri. «Lavoro esemplare, da studiare nelle scuole di polizia», ha detto Gratteri, che aveva firmato nell’autunno 2008 la prima tranche dell’inchiesta, quella “Solare” che aveva smantellato e individuato gran parte dei traffici tra la Locride e l’Australia, Toronto, Vancouver e gli Usa, controllando soprattutto il porto di Gioia Tauro, attraverso il quale far entrare la coca in Italia.

Grande successo per i magistrati calabresi, nello stesso giorno in cui il procuratore Pignatone ha annunciato col capo della Mobile Cortese l’arresto del secondo latitante di ‘ndrangheta più ricercato: Cosimo Alvaro da Sinopoli, capo della famiglia che egemonizzò i locali della “Roma by night” in Via Veneto, e padrone dei locali notturni più gettonati in riva allo Stretto. Alvaro era ricercato dallo scorso giugno, quando era sfuggito alla retata della operazione “Meta”, nella quale si stabilì che la cosca di ‘ndrangheta aveva rapporti con i consiglieri comunali di An Manlio Flesca e Michele Marcianò.

Le famiglie calabresi interessate dall’operazione Solare 2 (o anche detta Crimine 3, come prosecuzione delle indagini delle Dda milanese e reggina del luglio 2010 che svelarono le ramificazioni internazionali delle ‘ndrine) invece, sono quelle maggiormente attive nel narcotraffico con i messicani negli ultimi anni, soprattutto i Bruzzese, gli Aquino, i Commisso e gli Jerinò. I loro paesi di provenienza sono Siderno e Gioiosa Jonica, attaccati a Locri sul versante jonico reggino; da qui sono venuti i loro maggiori alleati, i Coluccio, la famiglia che aveva mostrato maggiore spregiudicatezza e di avere senso negli affari nel traffico di coca: loro avevano sotto contratto il “bamba” più famoso, il romano Roberto Pannunzi, protagonista di due spettacolari evasioni dai domiciliari, l’ultima l’aprile scorso. Pannunzi, un uomo dal tale prestigio nel business, da garantire con la propria parola per il «ministro degli Esteri della mafia», quel Salvatore Miceli che il cartello di Calì voleva uccidere nel 1999 per un mancato pagamento dovuto dal boss Messina Denaro. Pannunzi diede la parola dei calabresi a garantire per la vita di Miceli, che così si salvò; uno degli aneddoti preferiti da Gratteri, per riferire della potenza e del prestigio mondiale acquisito dai calabresi.

E, come dimostrato dalla indagine sfociata nei 45 arresti di ieri, tanto convinti di poter disporre impunemente del proprio territorio, da infiltrarsi nei meccanismi del porto di Gioia Tauro del quale disponevano liberamente. A fare da tramite su quel territorio la cosca Pesce di Rosarno, pochi passi dallo snodo internazionale, che avevano trovato delle società fantasma da utilizzare come copertura per importare la cocaina dall’Ecuador: la “Diamante Fruit” di Acireale. E se la testa del narcotraffico, i clan dai forzieri più cospicui, sono sidernesi e gioiosani come i Coluccio-Aquino, dall’altra parte dell’Oceano dettano legge i messicani, tra tutti “Los Zetas”. A fare da link tra i due gruppi, inviati delle ‘ndrine dei Macrì e dei Coluccio, che avevano a New York attività a stretto contatto con la comunità messicana.

«Quella tra calabresi e messicani è l’alleanza più solida del momento: i messicani vogliono fortemente mettere piede nel mercato europeo, e chi meglio delle ‘ndrine, i più rispettati e più celeri pagatori nel business della coca, possono aprire loro Spagna Olanda e Italia?» commenta lo scrittore Antonio Nicaso da un seminario universitario in Usa sul narcotraffico, del quale è uno dei maggiori conoscitori: «Al contempo, i calabresi hanno trovato chi gestisca la logistica più rischiosa, esposta agli arresti nel traffico da Colombia a Europa. I messicani risolvono e si prendono carico del tratto sudamericano. Il punto debole nell’alleanza è la sanguinarietà dei messicani (2900 omicidi nel 2008, ndr), che fa temere ai calabresi che possano attirare attenzione».

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