Sicilia: mafia e politica, qualcosa si muove
“La Sicilia è irredimibile “, citando Sciascia, ed a volte verrebbe voglia di pensarla letteralmente così. Il riferimento è d’obbligo se si pensa alla recente cronaca politica siciliana. L’isola è attualmente rappresentata da un Parlamento regionale che in soli tre anni, ha visto la presenza in Sala d’Ercole di 27 deputati indagati per reati vari su 90.
Nonostante un deputato siciliano guadagni mensilmente più di Barack Obama, ciò non lo rende immune dalla corruttela. L’indignazione, però, inizia a farsi sentire. Ieri i militanti di Giovane Italia, il movimento giovanile del Popolo della Libertà, hanno realizzato ed affisso degli striscioni per le strade di Palermo: ”Siamo indagati e condannati, vogliamo fare i deputati”.
Successivamente un centinaio di attivisti del movimento ha presidiato pacificamente l’ingresso dell’Assemblea Regionale Siciliana. Hanno tutti dei cartelli dove ironicamente rendono nota la propria condanna o l’inchiesta giudiziaria cui sono soggetti e per questo rivendicano un seggio all’Ars. Tra questi: “Condannato per falso e abuso di ufficio”, “Arrestato per concussione”, “Indagato per concorso esterno in associazione mafiosa”.
“E’ arrivato il momento di dire basta e di gridare ad altissima voce che vogliamo un Parlamento pulito e partiti che abbiano il coraggio di guardarsi dentro e fare pulizia al loro interno. E’ questo lo spirito dell’iniziativa – spiegano Mauro La Mantia, presidente regionale della Giovane Italia e Giancarlo Russello, coordinatore di Palermo della Giovane Italia – che hanno organizzato l’iniziativa. Le gocce che hanno fatto traboccare il vaso: il salvataggio del seggio dell’on. Catalano, condannato per abusivismo edilizio; e l’ultima vasta operazione con indagati 18 amministratori pubblici e l’arresto tra gli altri del deputato regionale siciliano De Luca”.
I segnali di indignazione, fortunatamente, raggiungono anche l’altra parte geografica dell’isola. A Catania, nella direzione di una politica più pulita, è stato siglato da undici partiti il Codice di autoregolamentazione per le candidature, escludendo quindi sin dalle prossime tornate elettorali candidati coinvolti in procedimenti giudiziari riconducibili alla criminalità organizzata.
Il protocollo “liste pulite”, uno dei primi in Italia del genere, e’ stato firmato da Pd, Pdl, Fli, Udc, Api, Mpa, Sel, Idv, Responsabili, Rifondazione Comunista, Comunisti italiani. Speriamo che si passi presto dall’indignazione ai fatti.
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