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Polistena: dopo l’incendio i volontari scrivono a Libera

Di redazione il . Calabria

Quando hanno saputo dell’incendio doloso che ha devastato un intero uliveto alla Cooperativa Valle del Marro, in Calabria, hanno preso carta e penna e hanno scritto una lunga lettera di solidarietà. E’ stata questa la reazione di un gruppo di trenta volontari di tutta Italia che lo scorso anno, proprio nella cooperativa calabrese, hanno partecipato ad uno dei tanti campi di lavoro organizzati dall’associazione Libera. «Siamo 30 cittadini che la scorsa estate si sono incontrati e conosciuti ad uno dei campi di Estate Liberi presso la cooperativa Valle del Marro. Non viviamo a Polistena, non lavoriamo tutti i giorni nei campi. Non siamo soci della Cooperativa, però l’uliveto bruciato lo sentiamo anche nostro».

Inizia così la lunga lettera indirizzata ai soci della cooperativa Valle del Marro che lavorano sui terreni confiscati alla ‘ndrangheta nella Piano di Gioia Tauro. Alcune settimane fa un incendio doloso ha quasi del tutto distrutto l’uliveto coltivato dai soci a Castellace, una frazione di Oppido Mamertino. I danni elevati rischiano di compromettere l’intero raccolte di olive e, quindi, la produzione dell’olio extravergine di oliva, fiore all’occhiello del lavoro della Valle del Marro. L’incendio dell’uliveto non è stata l’unico avvertimento subito dai soci della cooperativa, ma di certo uno tra i più gravi. Segnale che i boss della Piana non tollerano chi lavora nella legalità, per di più nei terreni riconquistati dallo Stato. A causa dell’incendio, scrivono i volontari: «Sono stati mandati in fumo cinque anni di duro lavoro, i segni della speranza, della generosità e della legalità sono stati sfregiati dalla vigliaccheria e dal disprezzo verso i frutti della terra e verso gli sforzi di chi li aveva resi possibili». Rabbia e sconforto, certamente, ma anche il desiderio di andare avanti.

«Vogliamo mandare – si legge nella lettera – un messaggio ai volontari che già sono al lavoro e a quelli che presto ci saranno. Dopo un evento del genere è ancora più importante essere presenti sul territorio, ha ancora più valore fare un campo perché è la risposta della società civile che guarda negli occhi la mafia: se restiamo tutti insieme loro continueranno ad avere paura come questo gesto ha dimostrato». «Superati il rammarico e lo scoramento – continuano i volontari – la miglior risposta contro ogni intimidazione è rinnovare l’impegno e l’entusiasmo, con la convinzione che il danno materiale possa trasformarsi in una risposta collettiva sempre maggiore. Questa risposta proviene non dalla solidarietà, bensì dalla corresponsabilità, cioè dalla dimensione del noi che esiste a prescindere dalla lontananza».

Un bella lezione di dignità quella dei trenta volontari di Libera. Un incoraggiamento per chi, quotidianamente, sfida la ‘ndrangheta nel suo territorio, praticando quei valori di legalità e trasparenza che a troppi danno fastidio. Un invito alla Calabria migliore a continuare nel percorso di rinnovamento. L’esempio che un’Italia solidale esiste ancora, al di là di una politica troppo localistica e poco coraggiosa.

gaetano liardo

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