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In campo a Crotone per ricordare Dodò Gabriele

Di Angela De Lorenzo* il . Calabria

Un calcio ad un pallone, dato da chi ha l’entusiasmo di vivere tutta la vita che ha davanti, può avere il significato di un calcio dato a tutto ciò che la vita non la rende bella: la violenza, prima di tutto. Può diventare un calcio a ciò che oscura la terra in cui si vive ed essere interpretato come un calcio per la legalità. E la partita allora supera i confini di quel campo di pallone, per rappresentare la partita che si ha il dovere di combattere nella vita.

L’entusiasmo necessario a fare cose simili può abitare solo in chi ha ancora un lungo futuro da vivere, per questo il coordinamento provinciale di Libera – Crotone quest’anno ha voluto rendere degli adolescenti provenienti dai quartieri della città protagonisti del torneo “Liberi di… Giocare”, il memorial giunto alla sua terza edizione, dedicato a Domenico Gabriele, il bambino crotonese rimasto vittima di un agguato mafioso avvenuto proprio su un campo di calcio.

Nelle edizioni passate protagonisti erano stati gli adulti: forze dell’ordine, giornalisti della città… Questa volta, invece, Libera ha voluto portare in campo i primi destinatari di quel diritto al gioco che il 25 giugno del 2009 è stato negato: ragazzi e bambini della città di Pitagora, più nota, però, nei giornali e nei tg come città di mafia. Sabato 25 giugno, giorno dell’anniversario della strage, su quello stesso campo di calcio di località Gabella Grande, in cui due anni fa dei proiettili a pallettoni buttarono giù come birilli circa dieci ragazzi mentre giocavano, sono tornati a giocare altri figli di una città che è stanca di farsi piegare dal malaffare, coetanei di Dodò Gabriele, che in prima persona e in maniera concreta hanno voluto rivendicare il loro diritto al gioco, giocando e rompendo i muri della paura.

I ragazzi di due dei quartieri più popolosi di Crotone, Fondo Farina e Tufolo, insieme a quelli dell’Unitaria (zona San Francesco), sono arrivati con le loro magliette colorate: in bianco quelli di Fondo Farina, in rosso Tufolo e in bianco e nero gli altri. L’entusiasmo era palpabile, tutti, infatti, erano consapevoli di giocare una partita diversa dalle altre e non vedevano l’ora di scendere in quel campo su cui regnava un grande striscione con la foto di Dodò e la scritta “un volto e un nome da non dimenticare”.

E loro, i ragazzi che sabato pomeriggio si sono incontrati in quel posto particolare, hanno dimostrato di aver capito che ricordare è importante, anzi è un dovere. Loro sanno bene che quello che è capitato a Dodò poteva capitare anche a loro. Ricordare, schierarsi quotidianamente dalla parte della legalità, quindi, è l’unico modo perché quanto accaduto posa non ripetersi mai più. Proprio mettendo insieme queste convinzioni e pensieri Mattia Livadoti, un quattordicenne della parrocchia Maria Madre della Chiesa di Fondo Farina ha scritto una canzone dedicata a Dodò, che ha interpretato insieme ai suoi compagni dal vivo, in apertura della manifestazione di sabato. “Un saluto a tutti quanti – cantavano i ragazzi di Fondo Farina in coro, accompagnati dagli animatori Giuseppe Nesci e Noemi De Lorenzo – il prossimo potrei essere io”. Hanno suonato Marta Calabrese al flauto, Beniamino Tisci al Bongo e Mattia Livadoti voce solista e chitarra.

Ma i ragazzi di Fondo Farina, oltre che cantando, hanno lanciato la loro provocazione portando sul campo dei cartelloni con su scritto: “vedo, sento, non parlo”. «Perché – ha spiegato una di loro – qui tutti vedono e sentono, ma nessuno ha il coraggio di denunciare. Siamo prigionieri dell’omertà». A dare il calcio di inizio del torneo il prefetto Panìco, che si è mostrato particolarmente entusiasta del fatto che siano scesi in campo proprio i coetanei di Dodò. «I coniugi Gabriele – ha detto Panìco – non resteranno mai soli e queste iniziative lo dimostrano. Il torneo – ha aggiunto – ha una triplice valenza: non dimenticare Dodò, vittima innocente, ritrovare il coraggio di giocare qui, dove è avvenuta la strage e averlo fatto con i ragazzi, per restituire loro questo posto». In campo, anche i genitori di Dodò, Francesca Anastasio e Giovanni Gabriele, il presidente della Provincia di Crotone, Stano Zurlo, il neo assessore comunale allo Sport, Claudio Perri, il dirigente scolastico Franco Rizzuti della scuola frequentata da Dodò, e in rappresentanza della Guardia di Finanza Domenico Ferrara e Giuseppe Gibilisco.

Ad aggiudicarsi il torneo, organizzato in un triangolare di calcio a 5, è stata la squadra dell’Unitaria, composta dai ragazzi più giovani, ma nonostante questo, molto più bravi, accompagnati dal mister Gianni Macrillò e Piperissa. Secondo posto per la squadra ‘Farina’ e terzo per la squadra ‘Padre Pio’ di Tufolo. A consegnare coppe e medaglie il prefetto Panìco, il presidente Zurlo e i coniugi Gabriele, ai quali il prefetto ha consegnato la prima coppa, premiandoli per l’impegno profuso in nome della legalità. Una coppa è andata anche al compagno di banco di Dodò, che ha giocato nella squadra ‘Padre Pio’. A fine torneo, comunque, sono tornati a casa tutti con l’entusiasmo della vittoria, convinti che già l’aver partecipato ha permesso di vincere una delle tante battaglie per la legalità nelle quali saranno chiamati lottare per amore della loro terra. Hanno vinto tutti, sì, perché tutti hanno contribuito a trasformare un luogo di dolore in un luogo di speranza.

*da Il Crotonese

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