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Napoli, la Dia sequestra beni per oltre 100 milioni di euro

Di redazione il . Campania

Ristoranti, pub, grandi marchi della cucina napoletana utilizzati dalla camorra come lavanderia di denaro sporco. E’ questo lo spaccato della vasta operazione antimafia portata a termine stamattina dagli uomini della Dia di Napoli, coadiuvati da Carabinieri e Guardia di Finanza, su mandato della Dda partenopea. Sequestrati beni per il valore di 100 milioni di euro in oltre 150 conti correnti in più di 80 istituti bancari. Sono stati posti sigilli a numerose attività commerciali a Napoli, Caserta, Genova, Bologna, Torino e Varese. Quattordici persone sono state arrestate.

Gli indagati, secondo la Procura, avrebbero agito da prestanome nei confronti della cosca Lo Russo. Tra questi figura anche il capo della Squadra Mobile partenopea Vittorio Pisani. Una notizia che mette in allarme le istituzioni antimafia. Pisani è considerato dall’accusa come la figura che ha passato informazioni riservate su indagini in corso all’imprenditore Marco Iorio, coinvolto nell’operazione di oggi. La Procura di Napoli ha diramato un comunicato, ripreso da tutte le agenzie di stampa, firmato dal Procuratore capo Giandomenico Lepore per specificare le accuse rivolte al funzionario. «Il dottor Vittorio Pisani – si legge nella nota – legato con solidi e comprovati rapporti di amicizia con Marco Iorio ed in rapporti con Salvatore Lo Russo, suo confidente, non ha esitato a rivelare a Iorio l’avvio dell’indagine da parte di questo ufficio informandolo, nel contempo, del contenuto di alcune annotazioni di servizio redatte dal suo stesso ufficio». Accuse dure ma anche molto dettagliate quelle mosse dalla Procura.

«Si è anche accertato – continua la nota – che il dottor Vittorio Pisani era da anni a conoscenza del reimpiego di capitali illeciti da parte di Marco Iorio. Non solo non ha effettuato alcuna indagine, né redatto alcuna comunicazione di notizia di reato, ma ha intrattenuto quotidiani rapporti anche con quest’ultimo frequentando il ristorante “Regina Margherita”».  Pisani secondo l’accusa, quindi, non solo non avrebbe denunciato le attività illecite portate avanti da Iorio, ma avrebbe anche avvertito quest’ultimo di indagini a suo carico, dandogli la possibilità di mettere al sicuro parte del suo capitale. Azioni, quelle che avrebbe commesse Pisani, che per la Procura sono contrarie: «ai doveri ammessi all’alto ruolo ancora oggi rivestito». Il dirigente della Mobile, inoltre, è stato raggiunto dal divieto di dimora a Napoli.

Un fulmine a ciel sereno sulla Polizia di Stato di Napoli, impegnata da tempo nel contrasto al crimine organizzato e al ripristino della legalità in una città tormentata dal malaffare. Resta, comunque, preoccupante, la facilità con cui i boss riescono ad imporre il controllo sul vasto settore della ristorazione. Non è la prima operazione a Napoli, e nelle altre città interessate che vede presente la camorra, in questo caso il clan Lo Russo, nel settore agro-alimentare. Un business enorme che le mafie riescono a controllare lungo tutta la filiera: dalla produzione alla grande distribuzione fino, appunto, alla ristorazione.

Un allarme che non dovrebbe essere sottovalutato dalle istituzioni che rischia di inquinare e compromettere uno dei settori più redditizi dell’economia italiana.

gaetano liardo

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