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Gela, inizia a scricchiolare anche l’asse mafioso con il Nord

Di Rosario Cauchi il . Lombardia, Sicilia

L’organigramma di cosa nostra gelese perde un altro, importante, pezzo: da qualche giorno, dopo la maxi operazione antimafia “Tetragona”, ha iniziato a collaborare con i magistrati il cinquantunenne Rosario Vizzini. Si tratta di un pezzo significativo della nuova organizzazione mafiosa di Gela, da diverso tempo attivo in Lombardia, soprattutto nella provincia di Varese. Stando agli inquirenti, Rosario Vizzini, insieme all’altro gelese Fabio Nicastro, avrebbe gestito, fino a qualche settimana fa, gli affari della frangia mafiosa dei Rinzivillo, legata al gruppo Madonia, al Nord.

Una ricostruzione investigativa confermata dall’esito non solo dell’inchiesta “Tetragona”, che lo scorso mese ha consentito di emettere 63 misure cautelari ai danni di molti affiliati ai clan gelesi in azione fra la città nissena, Genova e la provincia di Varese, ma anche del blitz “Fire Off”, conclusosi con l’arresto di cinque componenti del clan Rinzivillo, fra i quali lo stesso Vizzini.

Quest’ultima inchiesta, portata a termine lo scorso marzo, diede lo spunto per approfondire il sistema di controllo strutturato, da alcuni anni, nell’hinterland lombardo dagli affiliati a cosa nostra gelese: estorsioni, incendi, minacce, controllo massiccio del territorio. Rosario Vizzini, però, non avrebbe mai fatto mancare il suo supporto ai leader della famiglia Rinzivillo, l’ala più impegnata a tessere affari al di fuori dei confini siciliani, al punto da informare costantemente i capi residenti anche a Roma.

La decisione di collaborare con la giustizia, quindi, potrebbe spingere l’uomo ad importanti rivelazioni legate agli interessi dei clan gelesi al Nord. Rosario Vizzini era già stato arrestato, nel dicembre del 2006, a seguito dell’inchiesta “Tagli pregiati”, condotta proprio sull’asse Gela – Lombardia, e assolto dall’accusa di essere stato tra gli organizzatori dell’omicidio di Antonio Mirabile, avvocato penalista ucciso a Gallarate nel maggio del 1989. Il suo nome ritornò a galla, dopo qualche anno, nel maggio del 2010 quando, insieme al nipote Angelo, venne arrestato per detenzione di cocaina e di una pistola calibro 38 special, ritrovati dagli agenti della squadra mobile di Varese all’interno del suo cantiere edile di Magnago.

Il pentimento di Rosario Vizzini segue, di qualche settimana, quelli di Carmelo Massimo Billizzi e di Gianluca Gammino, due importanti leader del gruppo di cosa nostra degli Emmanuello. Segnali di un indebolimento del braccio armato di cosa nostra gelese trasformatosi, con il tempo, in mente economica.

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