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Lecce: la sede della Forestale nella villa del boss

Di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

Il nuovo comando stazione del Corpo forestale di Lecce trova casa in quella che un tempo fu la villa di Gaetano Giangrande di Squinzano, processato e condannato per sofisticazione del vino e riciclaggio di denaro sporco. L’immobile è situato al civico 119, in una traversa di via Monteroni, una zona esclusiva in cui abitano imprenditori, professionisti, politici e vip leccesi. Vetrate antiproiettile, camera blindata, interni in marmo rosso, ampia piscina (ora trasformata in una grande aiuola). La proprietà è imponente: un grande parco di 1600 metri quadri circonda un lungo edificio su tre piani (due fuori terra e un seminterrato) per 450 metri quadri di superficie coperta, una delle più importanti confische effettuate sul territorio provinciale.

In seguito alla condanna in Cassazione di Giangrande, l’immobile è stato assegnato alla Forestale. Un bene sottratto alla mafia e utilizzato per fini sociali assume sempre un alto valore simbolico. È  la vittoria dello Stato e quindi di tutti i cittadini onesti. Ma non è stato un percorso facile come spiega il comandante provinciale del corpo, Mario Mazzeo: «È un momento molto importante per noi – afferma – . Non è stato un percorso semplice, perché tra il sequestro, la confisca, le varie sentenze dei tribunali e la messa a punto del progetto è passato un bel po’ di tempo. Senza dimenticare che il recupero dell’immobile non era stato ammesso ai finanziamenti. Oggi, però, possiamo finalmente fare affidamento su questo edificio, che oltre ad essere prezioso dal punto di vista logistico, ha anche un altissimo valore simbolico. È molto importante, infatti, poter restituire alla collettività un bene confiscato alla criminalità organizzata».

Il simbolico taglio del nastro, è stato affidato al sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, che ha colto l’occasione per annunciare una nuova inaugurazione, quella della nuova caserma dei carabinieri di Squinzano, anch’essa confiscata alla Scu. «Tra poche settimane – spiega Mantovano – a pochi chilometri da qui, a Squinzano, un altro immobile, già appartenente a un esponente significativo della criminalità di tipo mafioso diventerà stazione dei carabinieri». Due casi esemplari, quello della forestale e quello futuro dei carabinieri, che per il sottosegretario dimostrano l’importanza, nella lotta alla mafia, dello strumento della confisca dei beni. «Ha ragione il procuratore Motta – continua Mantovano – questa è la frontiera più avanzata del contrasto alla criminalità mafiosa, perché colpisce la ragione principale di un’organizzazione mafiosa, cioè la ricerca di proventi sempre più ramificati. La criminalità non solo non conviene ma è utile alle forze che contrastano la stessa criminalità, in una sorta di legge del contrappasso».

Un concetto espresso nel suo intervento dal procuratore capo Cataldo Motta, che ha inoltre evidenziato l’importanza del nuovo ruolo di sentinella ambientale del Corpo forestale, particolarmente prezioso per colpire le ecomafie. A tal proposito il magistrato ha affermato: «L’aver aggiunto la forestale alla polizia giudiziaria è un grande risultato. Il collega Ennio Cillo, che segue questa tematica, se ne è giovato molto e la forestale, insieme alla provinciale, ha sguinzagliato sul territorio i suoi uomini con risultati importanti di controllo e repressione dell’illegalità».

Il sottosegretario all’interno Alfredo Mantovano ha sollecitato tutte le associazioni, gli enti e le organizzazioni presenti sul territorio, interessati ad utilizzare un immobile confiscato alla mafia: «Rivolgetevi all’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati diretta dal prefetto Mario Morcone (sostituito dal Prefetto di Palermo Giuseppe Caruso ndr) e attivate la procedura di richiesta. La nostra scommessa ora è accelerare i tempi sul sequestro e la successiva destinazione di un immobile sottratto alla criminalità, in modo da renderlo fruibile per fini sociali e che abbiano un vantaggio per tutto il territorio».

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