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Tagliacozzo, Abruzzo: confiscata “La Contea”

Di Angelo Venti* il . Abruzzo

Confiscata la struttura turistico ricettiva la Contea di Tagliacozzo, del valore di alcuni milioni di euro, di proprietà della “Alba d’oro srl”. Questa mattina i finanzieri del Gico (gruppo investigativo criminalità organizzata), insieme ai carabinieri del Ros (Raggruppamento operativo speciale) con il supporto dei finanzieri degli Scico di Roma (servizio centrale investigazione criminalità organizzata) hanno eseguito il provvedimento di confisca del 50% di quote della Alba d’oro srl, appartenenti agli imprenditori tagliacozzani Nino Zangari, Achille e Augusto Ricci.

L’Altra metà delle quote, di proprietà della Sirco spa, erano già state sequestrate nel 2007 per iniziativa della Procura di Palermo che era sulle tracce del tesoro di don Vito Ciancimino, reinvestito in mezza Europa attraverso decine di società di comodo. Una parte di quei soldi, come site.it e l’associazione Libera avevano documentato dettagliatamente già nel 2006 e nel 2007, era finita tra i monti d’Abruzzo prima nella Gas spa (che ha realizzato e gestito le reti metanifere nei comuni di Tagliacozzo, Sante Marie e Pereto) e poi, con il coinvolgimento anche di imprenditori marsicani, nelle società Alba d’oro srl, Marsica Plastica srl, Ecologica Abruzzi e Consorzio Ars. Le indagini abruzzesi erano partite solo nell’autunno 2007 e portarono, il 16 marzo 2009, all’arresto di Nino Zangari e dei fratelli Augusto e Achille Ricci, definito dagli stessi inquirenti come “il primo caso di presenza mafiosa in Abruzzo”.

La confisca annunciata oggi, anche a seguito di approfondite indagini del giugno 2009, rappresenta un punto di svolta anche se, confrontando le richieste della Procura della Repubblica del capoluogo con i provvedimenti emessi dal Tribunale di L’Aquila, si potrebbe disquisire se il bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno. Va rilevato però che con tale provvedimento si applica – per la prima volta in Abruzzo – la misura di prevenzione patrimoniale della confisca dei beni nei confronti di alcuni imprenditori. Per la prima volta un tribunale abruzzese ha applicato il principio introdotto dalla legge 94/2009 (disposizioni in materia di sicurezza pubblica) che riconosce al Procuratore distrettuale il potere di avviare la confisca dei beni anche a prescindere dall’applicazione di provvedimenti di prevenzione personale basati sulla pericolosità sociale dei singoli soggetti coinvolti.

Tale norma, che sancisce la possibilità di applicazione disgiunta delle misure patrimoniali da quelle personali, rafforza quindi il dispositivo di contrasto alla criminalità organizzata sul terreno economico e consente agli inquirenti di perseguire investimenti spregiudicati attraverso imprese locali che fungono da riciclatori di denaro sospetto. Uno strumento nuovo e molto efficace, qualora applicato con metodo e costanza, nel contrasto ai comitati d’affari e al reinvestimento di capitali sospetti.

La sentenza del Tribunale, comunque, non soddisfa tutte le richieste della Procura. Ulteriori misure di prevenzione patrimoniale non sono state accolte anche se il Tribunale ha riconosciuto, in un caso, “rapporti societari e partecipativi con una pluralità di soggetti che non si può negare vengano toccati da sospetti in ordine alla legalità delle loro operazioni”. Quindi non è da escludere un appello, da parte dei Pm, per le richieste non accolte, mentre misure contro gli imprenditori non abruzzesi potrebbero essere emesse dai tribunali competenti territorialmente. Infatti, oltre alle quote della Alba d’oro, sono state sequestrate solo il 15,5% delle quote della Marsica plastica srl intestate ad Achille Ricci mentre nessun provvedimento è stato emesso, dal Tribunale di L’Aquila, contro i soci della Ecologica Abruzzi.

*da www.site.it

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