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La storia del Campetto di Rizziconi

Di redazione* il . Calabria

“La speranza – ha commentato Don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera – è avere fiducia anche nelle curve. La strada del cambiamento non è sempre rettilinea, agevole, spianata. E’ una strada spesso difficile, tortuosa, in salita. E le difficoltà vanno superate e soprattutto superate insieme. Perciò è importante  sottolineare il positivo di questa regione. La Calabria è una terra bella e difficile, ma con grandi fermenti, tanta voglia di mettersi in gioco, tanta voglia, su certi capitoli, di voltare davvero pagina. Penso all’esperienze come quella della cooperativa Valle del Marro, e quella di “ReggioliberaReggio”. Penso ai magistrati, alle forze di polizia, ma anche alle associazioni, ai gruppi, ai movimenti, laici e cristiani. A tanti amministratori e sindaci seri, onesti. Alle esperienza delle persone che nella trasversalità, con competenze e riferimenti diversi, alimentano la speranza e onorano nei fatti il nome di una terra, Calabria, che in greco antico significa “faccio sorgere il bene”.
 
Rizziconi, paesino di  otto mila anime in provincia di Reggio Calabria, grazie al lavoro di tre commissari prefettizi fu realizzato un campo di calcio su un terreno, confiscato alla ndrangheta alla famiglia “locale” di Teodoro Crea, boss della zona. Su quel terreno volevano fare una discarica ma non ci sono riusciti Tutto comincia il 31 luglio 2000 con lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazione della criminalità organizzata, che qui ha un nome ben preciso: Teodoro Crea, boss incontrastato del clan che domina una vasta zona della Piana di Gioia Tauro, latitante fino al 3 luglio 2006. Erano suoi i due terreni sequestrati nel lontano 1994, confiscati definitivamente nel 2000 e assegnati al Comune di Rizziconi l’11 gennaio 2002, grazie all’impegno dei tre commissari Francesca Crea, Maria Laura Tortorella e Salvatore Fortuna. Ma i tre non si fermano qui. Decidono che quei terreni devono diventare un simbolo del riscatto del paese e un servizio ai giovani. Il progetto prevede il campo di calcetto, da costruire con fondi del Comune. E i commissari ce la mettono tutta.

Così i lavori del campetto, per un importo di 200 milioni di lire, vengono assegnati il 14 ottobre 2002 e finiti in appena sette mesi  Il 16 maggio 2003 avviene l’inaugurazione, erano presenti Don Luigi Ciotti,  politici nazionali e regionali, Prefetto e Questore di Reggio Calabria, magistrati e responsabili delle Forze dell’ ordine. Vi parteciparono i bambini delle scuole e si organizzo’  una spaghettata coi prodotti ottenuti sui terreni confiscati. Ma nei mesi successivi nessuno osa andare a giocare. Ed ecco che  nella notte del 27 agosto 2004, i primi danneggiamenti e atti di vandalismo. Quel bene strappato al boss non doveva essere utilizzato da nessun altro. Neanche dai ragazzi del paese. Nel febbraio del 2006 , il comune viene commissariato  in seguito alle  dimissione della maggior parte dei consiglieri comunali. Il prefetto di Reggio Calabria Lugi De Sena invia Francesca Crea e Maria Laura Tortorella, due dei tre “vecchi” commissari. Ed i due, col sostegno del Prefetto, si impegnano per l’immediato ripristino dell’impianto.

Il campo fu di nuovo inaugurato il 21 maggio del 2007 con una partita  di calcio giocata da due squadre capitanate da don Luigi Ciotti e dal presidente dell Commissione parlamentare antimafia, Francesco Forgione. Oggi il campetto è praticamente abbandonato, utilizzato solo da una piccola scuola calcio del paese.

*da www.libera.it

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