Gli Azzurri in campo a Rizziconi nel bene confiscato ai boss
Sarà tra i gol più belli quello che la Nazionale Italiana segnerà in Calabria. Si tinge, infatti, di Azzurro il campo di calcio, sorto su un terreno confiscato alla ndrangheta a Rizziconi, nel cuore della piana di Gioia Tauro in provincia di Reggio Calabria, per anni emblema di un desiderio di legalità soffocato e privo della forza necessaria per smarcarsi da antichi retaggi di sopraffazione. Il Presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete ed il Ct Cesare Prandelli hanno prontamente accolto una proposta di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, e dunque presto la nazionale di Calcio verrà ad allenarsi proprio a Rizziconi.
Un gesto di grande portata simbolica che incoraggia la Calabria onesta a non cedere, un gesto che risuona nella piana, come nel resto dell’Italia, squarciando le ombre che si sono abbattute in questi anni anche sul mondo del calcio. E’ dello scorso anno la forte denuncia di Don Ciotti, presidente di Libera e agguerrito giocatore da ragazzo, che parlava di «Un’infiltrazione nelle società sportive pari al 20%», con l’ingresso dei clan nei piccoli club della piana della provincia di Reggio Calabria per controllare il territorio attraverso una squadra di calcio, avvolta in una rassicurante visibilità che garantiva il lavaggio di denaro di provenienza illecita. Quindi è anche la riscossa di un mondo del Calcio che porta proprio qui in Calabria la sua espressione più nobile e rappresentativa, il sogno Azzurro della Nazionale.
«Portiamo la nazionale ad allenarsi su un campo confiscato ai mafiosi perché la Nazionale non deve essere solo il simbolo del calcio pulito ma deve rappresentare anche un messaggio importante per la società civile». Lo dichiara Cesare Prandelli, allenatore della nazionale Azzurra, accogliendo l’invito di don Ciotti, nel corso della consegna del Premio Bearzot organizzato dalle Acli a Bologna. «Quel campo in Calabria – ha detto il presidente di Libera – é stato tolto alla ‘ndrangheta sette anni fa. Quando i nostri ragazzi lo hanno visto per la prima volta sono letteralmente impazziti di gioia. Ma poi, per sette lunghi anni, l’organizzazione mafiosa, con le pressioni e le minacce, ha fatto in modo che non vi si giocasse mai. Serve un segnale forte. Portiamo il pallone fuori dal suo mondo per abbracciare sfide più ampie, dal calcio pulito alla legalità». «Accettiamo la sfida – ha ribattuto Abete – quando sono positive, occorre sempre provare ad affrontarle».
Adesso un po’ di storia di quel campo sul quale “loro” non avrebbero voluto che nessuno giocasse e che adesso si pensa di intitolare alla memoria di Francesco Maria Inzitari, diciottenne figlio del’ex vicesindaco dell’amministrazione sciolta per mafia nel 2000, Pasquale Inzitari, trucidato nel dicembre del 2009 a Taurianova. La struttura e’ stata realizzata nel 2003, su un terreno che venne confiscato al boss della ‘ndrangheta Teodoro Crea, boss incontrastato del clan che dominava una vasta zona della Piana di Gioia Tauro, latitante fino al 3 luglio 2006. Erano suoi i due terreni sequestrati nel lontano 1994, confiscati definitivamente nel 2000 e assegnati al Comune di Rizziconi l’11 gennaio 2002, grazie all’impegno dei tre commissari Francesca Crea, Maria Laura Tortorella e Salvatore Fortuna. Questa la terna commissariale, insediatasi all’indomani del commissariamento per infiltrazioni mafiose avvenuto il 31 luglio del 2000, che eseguì l’attività di allestimento del campo di calcio dopo aver demolito alcune strutture in cemento che erano state realizzate sull’area, che i mafiosi avrebbero voluto destinare ad una discarica. Un progetto fallito, riscritto dai tre commissari prefettizi attraverso un riutilizzo sociale dedicato ai giovani finanziato con 200 milioni di lire. Lavori assegnati nel febbraio 2002, che terminano nell’arco di sette mesi.
Così 16 maggio 2003 ha luogo l’inaugurazione, alla presenza di Don Luigi Ciotti, politici nazionali e regionali, Prefetto e Questore di Reggio Calabria, magistrati e responsabili delle Forze dell’ordine, con grande partecipazione della scuole e della cittadinanza. Una grande momento di aggregazione per la società civile. Ma non basta. Nei mesi successivi nessuno osa andare a giocare. Quell’influenza ancora persiste e incute paura. Ancora domina fino a manifestarsi con i primi danneggiamenti e di vandalismo nella notte del 27 agosto 2004. Nessuno avrebbe dovuto utilizzare ciò che era stato sottratto a “chi” evidentemente si sentiva intoccabile. Nel febbraio del 2006 , il Comune viene commissariato ma questa volta in seguito alle dimissioni della maggior parte dei consiglieri comunali. L’allora prefetto di Reggio Calabria Luigi De Sena invia nuovamente Francesca Crea e Maria Laura Tortorella, due dei tre “vecchi” commissari. Ed i due, col sostegno del Prefetto, investono nuove energie per l’ immediato ripristino dell’impianto. Una sfida infinita.
Così una nuova inaugurazione il 21 maggio del 2007 con una partita di calcio giocata da due squadre capitanate simbolicamente da don Luigi Ciotti e dal presidente dell’allora Commissione parlamentare antimafia, Francesco Forgione. Lo Stato rilancia la sfida, ad oggi ancora non vinta. Quel campetto è praticamente abbandonato, utilizzato solo da una piccola scuola calcio del paese e ad oggi l’amministrazione comunale del paese di 8000 abitanti vive la sua quinta gestione commissariale in poco più di dieci anni. Dopo le dimissioni di nove consiglieri comunali, è arrivato il commissario Fabrizio Gallo.
Tuttavia nessuna resa, e adesso arriveranno gli Azzurri, grazie all’impegno di Don Ciotti e alla disponibilità della Federcalcio, per incoraggiare la cittadinanza a riappropriarsi di quel campetto, metafora di una Calabria che ha bisogno dei suoi giovani per ricominciare ma che, prima di tutto, ha bisogno di calabresi responsabili e fiduciosi, che invochino legalità praticandola quotidianamente, che non temano di dimostrare la loro eccellenza.
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