NEWS

Mafie al Nord, tra paure e omertà

Di Gaetano Liardo il . Lombardia, Progetti e iniziative

Al Nord le mafie sono ben radicate da decenni. Fanno affari, hanno colonizzato il territorio, hanno intrecciato solidi rapporti con la politica a tutti i livelli. Il fenomeno, tuttavia, è poco conosciuto. E’ più  difficile da individuare, perché nel Nord della Penisola le organizzazioni criminali utilizzano un diverso “modus operandi”. Meno visibili, e proprio per questo più pericolose. Solo negli ultimi anni l’informazione ha iniziato ad accendere dei riflettori, importanti ma pur sempre insufficienti. 

Nelle giornate del Premio Ilaria Alpi di Riccione si è deciso di dedicare ampio spazio al tema. Se ne è parlato nel corso della giornata di ieri con il contributo di giornalisti e magistrati, se ne è parlato ancora oggi nell’ambito di Est, wokshop organizzato da Flare, la rete europea di associazioni che lottano per la legalità. Nel corso dell’appuntamento mattutino il dibattito si è concentrato sul 416 bis, il reato di associazione mafiosa. A parlarne Alberto Perduca, Procuratore aggiunto della Repubblica di Torino, Massimo Brugnone, animatore del movimento Ammazzateci Tutti in Lombardia e Rosario Crocetta, europarlamentare ed ex sindaco di Gela. Ad aprire il dibattito la proiezione dell’inchiesta “416 bis”, una panoramica interessante del Settentrione omertoso. Santena, comune alle porte di Torino, dove è insediata una grande comunità di calabresi, per lo più originari di Riace, e Busto Arsizio, comune del varesotto, dove forte è la presenza di gelesi. Comunità che, purtroppo, vedono una pericolosa presenza di mafiosi, radicati nel ricco Nord. Sia a Santena che a Busto, le due realtà descritte nell’inchiesta di Est, i mafiosi hanno riprodotto, con diverse modalità rispetto alle regioni di origine, i meccanismi di controllo del territorio e di infiltrazione del tessuto economico e politico. In entrambe le cittadine, tuttavia, la reazione degli abitanti è stata simile: paura, timore di denunciare il pizzo. 

Le mafie ci sono ma è meglio non parlarne. Chi lo fa ne paga le conseguenze: minacce, avvertimenti, intimidazioni. Tutto l’arsenale classico dei boss. Eppure, nonostante la cappa che grava su questi centri, alcuni risultati sono stati raggiunti. Importanti operazioni antimafia hanno, a più riprese, colpito i clan gelesi di Busto Arsizio. In Piemonte, invece, con l’operazione “Minotauro”, sono finite in manette oltre 150 presunti affiliati di ‘ndrangheta, e sono stati sequestrati beni per il valore di centinaia di milioni di euro. Tuttavia, nonostante questi successi, la gente continua a temere la violenza delle cosche e i politici continuano a sottovalutare il problema. Succede così, ad esempio, che numerosi sindaci del varesotto negano la presenza delle mafie nel loro territorio, derubricandola a fenomeno di folklore. Succede, inoltre, che le grandi operazioni antiracket prendono le mosse dalle denunce di imprenditori del Sud trasferitisi al Nord. Nel silenzio dei colleghi settentrionali. I politici, non molti per la verità, che si battono per la legalità vengono spesso puniti alle urne, mentre chi sceglie l’appoggio dei boss resta ben saldo al potere. 
Un Nord dove, sottolinea Rosario Crocetta: «L’omertà è più diffusa che al Sud». «Si assiste – aggiunge – ad una mancata percezione del fenomeno da parte della gente,e ad una sottovalutazione da parte delle istituzioni». «Al Nord è più difficile individuare la forza di intimidazione delle mafie – dichiara Perduca – è meno concreto il vincolo associativo. E’ difficile da provare, ma certamente si può fare». In che modo? Lavorando con i giovani, come fanno le numerose associazioni antimafia, assumendo la consapevolezza della pericolosità del fenomeno e incentivando la gente a denunciare. Prendere l’esempio del Sud dove, dopo gli anni delle Stragi, il muro di omertà ha iniziato a franare. Le mafie continuano ad esistere, ma esistono anche forti tradizioni antimafia.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link