Il punto sulla lotta alla corruzione
Nel 1999
il Consiglio d’Europa ha istituito il Gruppo di Stati contro la
Corruzione (GRECO), un organizzazione sovranazionale il cui obiettivo
è quello di aiutare gli Stati membri a combattere la corruzione.
La principale attività è quella di monitorare costantemente il livello
di conformità, dei Paesi che ne fanno parte, agli standard anti corruzione
del Consiglio d’Europa. Una volta acquisiti i dati GRECO aiuta a identificare
quali sono le eventuali carenze delle politiche nazionali anti
corruzione e indica le riforme necessarie per migliorare, sia a livello
istituzionale che pratico. Al Gruppo di Stati contro la Corruzione,
che non è riservato esclusivamente ai paesi membri
del Consiglio d’Europa, aderisce anche l’Italia. Nel 2009
è stato presentato il primo rapporto sul nostro Paese e a raccontarci
com’è andata è il presidente di GRECO, Drago Kos, invitato al Premio
Ilaria Alpi di Riccione, nell’ambito del progetto EST – citizens against
invisibile mafias. Nel rapporto sull’Italia erano state rilevate 22
carenze che sono state trasformate in 22 raccomandazioni su leggi da
migliorare o da introdurre, a cui il legislatore avrebbe dovuto adeguarsi
entro un anno e mezzo. “Dei 22 punti
– ha detto Kos – l’Italia ne ha soddisfatti soltanto 9, meno della
metà (40%) e a mio giudizio non erano nemmeno tra quelli più
importanti”. Secondo il presidente di GRECO , l’Italia avrebbe
dovuto risolvere con urgenza la questione dell’immunità
parlamentare, su cui come abbiamo visto sono dovuti intervenire direttamente
i cittadini attraverso un referendum popolare con cui hanno abrogato
la legge. Tra le altre raccomandazioni, ancore inevase, c’è
il problema dei tempi della giustizia, da non confondere con il processo
breve che non migliorerebbe la situazione. Inoltre l’Italia dovrebbe
dotarsi di un codice di comportamento che regoli l’operato dei funzionari
pubblici, di una legge che tuteli chi denuncia e impedisca ai manager
condannati per corruzione di assumere nuovi incarichi nelle aziende
o nelle amministrazioni. Dal momento che si tratta semplicemente di
raccomandazioni, il GRECO non ha strumenti per obbligare gli Stati ad
adeguarsi, se non le armi della persuasione esercitata principalmente
attraverso il potere economico. La conseguenza più
grave per chi si rifiuta di raggiungere gli standard anti corruzione
è quella di essere esclusi dal Gruppo di Stati contro la Corruzione.
L’Italia, ricorda Kos, ha firmato ma deve ancora ratificare la
Convenzione contro la corruzione del Consiglio d’Europa.
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