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Un ricordo di Roberto Morrione

Di Nella Condorelli il . Roberto

Quando ho appreso della morte di Roberto Morrione, il Direttore, come sempre l’ho chiamato rivolgendomi a lui, avevo appena finito di parlare al telefono con Anita Pasquali, una storica compagna dell’Udi, una donna che lo conosceva da sempre, per aver condiviso con lui, insieme al marito  Bepi Dama, anni di militanza comunista nella capitale.  Per quei casi che avvengono senza apparente ragione, ma che poi finiscono per collegare fatti ed eventi, avevamo appena finito di parlare proprio di lui. Ricordandolo dietro la scrivania di direttore di Rai News24, e rimpiangendo “dalla parte delle donne” quella sua stagione professionale.

Era stato infatti Roberto Morrione, il Direttore, a dare via libera nel 2005 al progetto di un film-documentario, dedicato alla storia politica delle donne nel  Novecento italiano, che io e Anita gli avevamo presentato.  Sembra trascorso un secolo ed invece sono pochi anni, ma in quel 2005 la questione dell’informazione di genere, della notizia delle donne scavata dentro il fluire degli eventi della storia e della vita del Paese, era più che una non-notizia. Confinata nei ghetti più scomodi dell’informazione, osteggiata, vilipesa. Condannata all’ostracismo, e portatrice di ostracismi per chiunque se ne facesse carico. Giornaliste in prima fila.  Adesso che la questione della rappresentazione delle donne nei media televisivi tiene banco dappertutto, questione politica e professionale insieme, può risultare difficile capire sino in fondo cosa abbia significato, per me giornalista e per Anita Udi Romana La Goccia, ma anche per il pluralismo dell’informazione, per le donne, il Si del Direttore Morrione alla realizzazione di quel progetto che, meno di un anno dopo, avrebbe visto la luce con  “Viaggio nel Novecento delle Donne. Una storia politica”. 

La prima – ed ad oggi unica – ricostruzione audiovisiva del Novecento politico delle donne; la prima esperienza, in controtendenza rispetto ai tempi, di trattamento della Notizia Donna con parola politica. Informazione pura, all’avanguardia di qualsiasi denuncia. Senza di lui, senza la sua sensibilità professionale e politica, come continuiamo a dirci da quel 2005, non ci saremmo mai riuscite.  Per me, fu un’esperienza esaltante. E di questo, non finirò mai di essere grata al Direttore Morrione. 

Con lui, negli anni precedenti, avevo già avuto l’opportunità di discutere di informazione di genere e di realizzare documentari a protagonismo femminile; ricordo i lavori sulle donne israeliane e palestinesi, le iraniane, le pakistane, le afgane. Ricordo le battaglie dentro la Copeam, la Conferenza per l’Audiovisivo Mediterraneo, a proposito della Commissione Donne che la nostra associazione di giornaliste aveva fondato, ed alla quale Roberto Morrione aveva dato sostegno. Anni di battaglie.  Ma il suo Si al documentario “Viaggio nel Novecento delle donne. Una storia politica” rimane il ricordo più bello e l’esperienza più significativa. Per me giornalista, per me donna. Lo studio di un secolo di documenti italiani, la ricerca dei materiali nell’archivio di Rai Teche sostenuta dalla direttrice Barbara Scaramucci, e dalla vicedirettrice di Rai News24 Marcella Sansoni, la selezione di foto, manifesti, illustrazioni, ritagli di giornali, il più delle volte ingialliti dal tempo, album tirati fuori dai cassetti privati, riemersi da scatole sigillate dove si consumava il ricordo di tante protagoniste, le testimonianze di donne come Marisa Rodano e Paola Gaiotti De Biase, mi hanno consentito di conoscere e far conoscere le pieghe di quella “storia invisibile” che ha contribuito a fare la Storia della nostra Repubblica. 

Se oggi, a sette anni dalla prima messa in onda – il 2 giugno 2006, anniversario della conquista del voto alle donne -,  questo documentario continua ad essere richiesto e proiettato nelle scuole e nella università, nelle sedi dell’ associazionismo e nei cinema di provincia, se la storia del Secolo che racconta, – nei luoghi e con i volti delle generazioni di donne italiane che hanno lottato per la conquista dei diritti sul lavoro e nella vita quotidiana -, è un patrimonio di conoscenza collettiva, lo dobbiamo a Roberto Morrione.  E mi piace salutarlo, Roberto Morrione, con la frase che durante la lavorazione avevo deciso di mettere ad apertura di quel lavoro, una frase di Louise Michel, Parigi 1848, che aveva suscitato più di una discussione tra me e le compagne dell’Udi Romana La goccia, chi d’accordo e chi no. Lui fu d’accordo, e per me fu ancora una volta il sostegno che mi diede la forza giusta.

“Si potrebbe impedire alla primavera di giungere, anche se si tagliassero tutte le foreste del mondo?”. Oggi avvolge anche la mia tristezza per la sua scomparsa.

* Nella Condorelli, giornalista,  è oggi direttrice del portale Womeninthecity

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