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“Si combatte. Grazie … Roberto”

Di Santo Della Volpe il . Roberto

L’ultimo SMS me lo ha mandato giovedì sera, 19 maggio. Gli avevo
chiesto(sempre con un messaggino per non disturbarlo) come stava, se
c’era qualche sintomo di miglioramento: ”Si combatte.Grazie.Roberto” è
stata la sua ultima risposta. Ed in quel messaggio c’era tutto Roberto
Morrione; sino alla fine Roberto, l’amico di una vita, si è battuto
senza risparmiarsi in tante battaglie per la Libera Informazione, in
Rai, nel sindacato, in Libera. Ma è stato anche l’amico di tante
feste,tanti entusiasmi, serate passate insieme a celebrare qualche buon
risultato o buon incontro; o semplicemente i vini buoni, le grappe,la
buona musica, soprattutto quei chansonnier francesi che tanto amava,
Brassens, Moustaki, e poi Yves Montand, Edith Piaf e soprattutto Serge
Reggiani.

C’era sempre un motivo per stare insieme, per fare
gruppo, per “combattere” quelle battaglie: se si perdeva, un motivo per
ricominciare, ma sempre stando in piedi, a schiena dritta, con la forza
dell’intelligenza e della cultura, del giornalismo. Grande lavoratore da
sempre; da quando Enzo Biagi lo assunse in Rai, al TG unico di allora,
dalle inchiesta per TV7 al TG1, alla sua redazione Cronaca degli anni
‘80, la migliore di quegli anni :con Nuccio Fava direttore, quella delle
inchieste sulla P2, la mafia, gli intrecci torbidi tra Marcinkus e
Calvi, dello scoop di Ennio Remondino che anticipò Gladio e la Cia nella
strategia della tensione italiana, ma che fece infuriare Cossiga
(allora presidente della Repubblica).

Costò a Fava il posto da
direttore tg1, a Morrione il posto di Capo Cronista, a Remondino un bel
po’ di esilio redazionale. Ma quello fu anche un esempio di vera cronaca
e vera informazione libera, impensabile in questi mesi al TG1 … Quante
volte ne abbiamo parlato: non che i tempi allora fossero più facili!
Basti pensare che un grande cronista come Morrione fu relegato in uno
stanzino dell’ala più lontana dalla redazione del palazzo TG1 di Saxa
Rubra! Una indecenza: ogni giorno lo andavo a trovare,quando ero a Roma,
per discutere di tutto, informazione e sindacato soprattutto, le sue
passioni.

Curzi lo volle al TG3,inaugurando una delle stagioni
più ricche del panorama giornalistico italiano. Era l’inizio degli anni
’90: le sue “copertine” del TG3 (veri e propri editoriali televisivi)
hanno fatto storia; ma anche le inchieste di mafia,sugli appalti per la
ricostruzione del dopo terremoto in Irpinia,sino all’esplosione delle
bombe di Capaci e Via D’Amelio. Roberto aveva anticipato quei pericoli
con quelle inchieste che un gruppo di noi, da lui guidato, faceva nel
TG3, in parallelo con Michele Santoro su Samarcanda.

E la
battaglia contro Cosa Nostra è stata la più lunga di Roberto Morrione,
quasi quanto quella contro i misteri d’Italia, i complotti
antidemocratici, dai più nascosti segreti del bandito Giuliano, sino
all’assassinio di Ilaria Alpi, quella giovane giornalista che aveva
visto arrivare tra di noi, al TG3, aveva visto partire per la Somalia e
tornare avvolta in un feretro perché aveva voluto fare giornalismo,
smascherare i traffici di rifiuti e di armi, come lui aveva insegnato e
voluto far fare a noi anni prima.

In fondo la considerava
un’altra voce del gruppo di cronisti della sua squadra, anche se
conosciuta da poco e per questo aveva accettato con entusiasmo di far
parte della giuria del Premio Giornalistico Ilaria Alpi, senza mai
mancare ad una sola edizione. Quel “filo rosso” del giornalismo per la
verità e l’indipendenza giornalistica, era stato alla base anche del
secondo periodo della sua vita: quando dopo un breve passaggio di un
anno come vicedirettore del TG2, con Garimberti direttore,(era la bella
stagione dei cosiddetti “professori” ai vertici RAI), Morrione investì
tutta la sua forza di costruttore di squadre comunicative prima curando
la campagna elettorale dell’Ulivo nel 1996, per Prodi e Veltroni; poi
tornando in RAI, per rilanciare Televideo e la quasi abbandonata RAI
International, trasformandola in una rete mondiale, la più ascoltata
rete RAI, facendo in modo che fosse vista in Sud America, in Asia, in
Nord America ed in Australia, portando agli italiani all’estero la
musica e la tradizione Italiana, dal Teatro di Pirandello ad Enzo
Arbore, dal Cinema italiano sino, suo grande gioiello, al Calcio in
diretta televisiva con quella “Giostra dei Gol” che fu la prima cronaca
sportiva televisiva minuto per minuto nella storia della televisione
italiana.

Un successo enorme, mondiale appunto, che continua
ancora oggi. Per Roberto quel periodo fu di grande soddisfazione ed
ancora recentemente ne parlava, anche con una certa nostalgia,
riprendendo i viaggi con Alberto Sordi e Monica Vitti, gli incontri con i
grandi Network mondiali ed il rispetto conquistato ,per la Rai,
ovviamente ovunque nel pianeta. Perché Roberto Morrione era ed è ancora
oggi il simbolo del “Servizio Pubblico” e dello “specifico televisivo”,
quel particolare modo di fare informazione che si dedica alla ricerca
della verità, dell’obiettività e della notizia non fine a se stessa, ma
in nome del pubblico, degli spettatori intesi come persone che hanno dei
diritti, anche davanti alla Tv, e non sono mai da intendersi come
consumatori passivi.

E’ con questo spirito che Morrione ha
accettato di costruire dal nulla RAINEWS24, la prima rete di
informazione 24ore su 24 del nostro sistema televisivo. Con tecnologie
allora nuove e sperimentali (e che tali sono restate dopo più di 10
anni…!) e l’idea di dare al pubblico una rete satellitare che
sull’esempio della CNN e delle Cable TV di tutto il mondo, aggiornasse
costantemente e continuativamente lo spettatore. Creatura difficile da
far nascere ed allevare; ma anche in questa avventura l’impronta di
Morrione fu determinante. Gli scoop sulla guerra in Iraq e le armi
all’Uranio Impoverito, arrivarono dopo aver trovato e messo in onda
l’ultima intervista di Borsellino che parlava di rapporti tra la Mafia e
una certa imprenditoria milanese, con il nome di Berlusconi che ,per la
prima volta ,compariva sulla bocca degli intervistatori francesi e su
quella del giudice ucciso subito dopo quel dialogo, nel lontano 1992:
nonostante le interrogazioni parlamentari ed i tentativi farisaici,
anche dentro l’azienda RAI, di stoppare l’intervista, andò tutto in onda
(eravamo nel 2002-2003).

Morrione garantì autenticità e si
assunse oneri (tanti) ed onori (pochi) di una scoop che , come il vero
giornalismo insegna, fece tremare i palazzi, perchè intriso di verità.
Quando andò in pensione , 5 anni fa, non pensò al riposo: noi salutammo
questa scadenza con una festa ad Articolo21, piena di amici e buona
musica. Ma lui avvertì subito: inizia un’altra vita.

E così fu,
quando decise di creare Libera Informazione, dall’Associazione Libera di
Don Ciotti; prese l’impegno di far crescere una rete di informazione
sulla mafia e l’antimafia che partisse dai territori, dai giovani, dalle
vittime della oppressione mafiosa. Un lavoro massacrante ed
instancabile, nel quale volle unire associazioni ed enti locali, singole
persone (compreso chi scrive,nel suo piccolo) e personalità delle
istituzioni, per far parlare con l’arma del giornalismo chi voce non
l’aveva mai avuta, trasformando in informazione le grida di dolore, di
indignazione, di ripulsa e di voglia di giustizia che saliva dalle terre
abbrutite da Cosa Nostra, Camorra, ‘ndrangheta, Sacra Corona Unita ed
altre organizzazioni criminali. E non solo al Sud, ma anche a Milano,
Modena,Imperia, Firenze, Orvieto,Treviso o Trieste.

Anche qui
Morrione mise in campo una grande capacità organizzativa, creò una vera
squadra, che ancora oggi lavora e costruisce resistenza e
denuncia,fornendo materiali importanti alle indagini con le inchieste di
giovani e nuovi giornalisti che hanno ora la consapevolezza della
propria forza e della rete che oggi li unisce, dentro Libera. Una
creatura che non muore, anzi…Continuerà a lavorare in nome di Morrione.

L’ultima
battaglia, Roberto l’ha combattuta dentro un male che cresceva dentro
di sé; scoperto 4 anni fa e combattuto con la sua solita determinazione:
a viso aperto. Roberto sapeva tutto e si è battuto sino all’ultimo, con
cure e nuovi protocolli di cure, ma sempre, sempre, portando avanti le
sue iniziative e le sue battaglie antimafia, senza mai abbandonare il
lavoro a Libera, anzi. ..mettendo in campo una pressione ulteriore per
dare solidità e impalcature durature alla sua creatura, perché la
squadra continuasse a lavorare.

Pochi giorni prima di lasciarci,
con un ultimo filo di voce dal letto dell’Ospedale, tra una
considerazione sulla Rai, una sulle elezioni amministrative (almeno ha
visto che l’Italia si sta risvegliando, ha fatto in tempo a vedere i
risultati di Milano, Torino, Bologna…!), Roberto mi ha ricordato il
Consiglio di amministrazione di Libera Informazione, che si dovrebbe
convocare tra poco. “Beh, aspettiamo che tu stia meglio”avevo risposto. E
nello sguardo di Roberto si era accesa una scintilla, subito piegata da
una flessione della testa come faceva spesso per sottolineare con
ironia ,”sotto i baffi”, qualcosa che riteneva difficile da realizzare,
ma che sperava ancora di poter fare.

Quel gesto della testa era
il suo grido di battaglia, modesto, signorile, concreto, duraturo come
una promessa; l’incipit soprattutto di una battaglia da fare….”Mi
raccomando”, gli dissi salutandolo,”non molliamo, mai”. Mi strinse la
mano forte, con amicizia, ma in silenzio.

Giovedì 19 maggio 2011,
alle 18,14, il suo SMS, “Ciao, si combatte. Grazie”. Ha combattuto. Il
male lo ha stroncato in un’alba del 20 maggio, il giorno dopo…”morire di
maggio ci vuole tanto, troppo coraggio”, diceva il nostro De
Andrè…Roberto ha combattuto fino alla fine, per la vita e per quegli
ideali che ha sempre dimostrato in vita con coerenza, signorilità e
fermezza. Giustizia, verità, solidarietà, democrazia. Un uomo giusto.
Ora tocca a noi continuare.

Un grande abbraccio alla moglie Mara, ai suoi figli e a tutta la sua famiglia. Grazie Roberto, amico di una vita.

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