Roberto Morrione, il suo impegno per una prospettiva di libertà
Lo trovavi sia quando cercavi la notizia sia quando volevi difendere il diritto a dare la notizia. Roberto Morrione
era un giornalista appassionato, un punto di riferimento naturale per
chi aveva imparato quanto l’informazione sia il cuore della democrazia.
Roberto sapeva cogliere con rigore e precisione ogni spiraglio di
verità nel vasto flusso delle notizie, e lo porgeva con la calma e la
modestia dei forti: non fuggiva dalle macchine strapotenti dei media,
ma le correggeva con grande mestiere. Non guardate al povero Tg1 di
oggi per disperare che possa esistere un organo di informazione degno
di qualche credito.
Prima che i lanzichenecchi che oggi occupano le
redazioni della Rai le trasformassero in organi ufficiosi e
inattendibili e confinassero i giornalisti bravi, c’erano giornalisti
come Morrione, che riuscivano a dare autorevolezza al giornalismo
perfino in mezzo alle difficoltà e le pressioni dei piani alti del
potere. Fu in quell’ambiente difficile, prima che le testate del mainstream informativo
si trasformassero nei tramiti infinitamente mortificati della
pubblicità e degli altri poteri forti, che Roberto Morrione aveva
regalato a se stesso e a noi la soddisfazione di grandi scoop, di reportages intelligenti,
di una cronaca interessante (una sua passione ben coltivata, assieme a
una conoscenza profonda delle notizie internazionali).
Per lui è stato naturale partecipare a tutti i tentativi del
giornalismo italiano di riconquistare una prospettiva di libertà.
Perfino nel pieno della sua malattia Roberto ha avuto un’agenda fitta di
incontri presso tutte le reti e le organizzazioni che hanno mantenuto
la schiena dritta sui temi della comunicazione in Italia,
dall’Associazione Megachip ad Articolo 21, dalle riviste Aidem e Cometa fino
all’arduo tentativo di far nascere la Tv Pandora.
L’ho sempre sentito
concretamente a mio fianco, in tante iniziative, e sento tutta
l’importanza del suo lascito civile, che deve essere trasmesso alle
nuove generazioni. Gli ultimi anni spesi con Libera di don
Ciotti hanno visto Roberto Morrione a fianco dei cronisti – spesso
giovanissimi – che coraggiosamente sfidavano i silenzi imposti dalle
mafie, dentro esperienze lontane dai clamori dell’industria culturale,
eppure degne di una paziente e ricca narrazione. Alla famiglia di
Roberto e a chi ha avuto l’onore di averlo vicino va il pensiero
affettuoso della redazione di Megachip, di Alternativa, di tutti gli
amici che ora con me lo ricordano con gratitudine.
* Cometa
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