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Sgarbi, Salemi e il puparo

Di Enrico Fierro* il . Sicilia

Salemi, terra di Sicilia. Terra di esattori mafiosi e regno incontrastato di Giuseppe Giammarinaro, Pino terremoto, politico legato a quello che resta dell’Udc di Totò Cuffaro e a Saverio Romano, ora “responsabile” e per questo Ministro dell’Agricoltura voluto da Berlusconi. Comanda a Salemi, Pino terremoto, detta legge e decide lui a chi assegnare 60 ettari di terra buona sequestrati al mafioso e narcotrafficante Totò Miceli. Sindaco è Vittorio Sgarbi, il critico d’arte che promette di rivoluzionare il paese, cambiarlo da cima a fondo portando in giunta gente del calibro di Oliviero Toscani, affidando un assessorato al Nulla a Graziano Ceccherini, l’artista delle palline colorate nella Barcaccia di Piazza di Spagna a Roma.

Parole, immagini, promesse: la verità è che il comune è nelle mani di Giammarinaro e dei suoi accoliti. E allora accade che quel terreno, richiesto da Libera e Slow Food, deve essere dato a altri, non agli antimafiosi di Don Luigi Ciotti. E’ il 16 ottobre del 2009 quando Sgarbi alza il telefono e chiama Giammarinaro, si chiariscono e alla fine il sindaco china la testa e chiede «il nominativo della persona a cui assegnare i 60 ettari». E’ solo uno degli episodi raccontati nel voluminoso dossier approntato dalla Questura di Trapani (l’indagine è stata portata avanti dal capo dell’anticrimine Giuseppe Linares e dal Questore Carmine Esposito) che lo scorso giorno ha portato al sequestro di beni (cliniche, centri sanitari,conti correnti) per 35 milioni di euro a Giuseppe Giammarinaro.

L’uomo è stato uno dei potenti dell’Udc nel Trapanese. Legatissimo a Totò Cuffaro, è considerato «espressione di quella borghesia mafiosa» che avvelena economia e società siciliana. Latitante negli anni novanta (Slovenia e Tunisia), è considerato un personaggio «collocato nel panorama mafioso locale». E’ lui che controlla gli affari della sanità nel Trapanese. «Considerava la Asl di Trapani – notano gli investigatori – come una inesauribile fonte economica cui poter attingere», gestiva in modo occulto centri sanitari son Salvatore Cuffaro, l’ex padrone dell’Udc siciliana e presidente della Regione, “centri fisioterapici e radiologici”. Le nomine di medici e dirigenti alla Asl erano cosa sua. «Tu sei bravo, ma non basta, devi pure essere amico di Giammarinaro, altrimenti sei scecco (asino ndr)». Nomine, potere, controllo di deputati regionali. L’onore Giuseppe Lo Giudice, detto Pio, si sfoga con gli investigatori. E’ stato eletto alla Regione grazie ai voti di Giammarinaro, era nell’Udc ora è con Rutelli. «Ma io – confessa – mi sentivo come un burattino nelle sue mani». Un puparo, pericolosissimo Giammarinaro. Che secondo il pentito di mafia Antonino Giuffrè «si occupava di far pervenire i finanziamenti per quei lavori che interessavano gli imprenditori vicini a Cosa Nostra».

Quella particolare mafia silente che domina nel Trapanese, governata con pugno di ferro dal superlatitante Matteo Messina Denaro, ‘u siccu, il vero erede dei Riina e Provenzano. Un altro pentito di mafia, Concetto Mariano, nel 2002 fa un elenco dei politici “aiutati” da Cosa Nostra: c’è anche Giammarinaro. «Tutto ciò che viene deciso – fa mettere a verbale un anno dopo Vincenzo Laudicina, consigliere comunale dell’Udc a Marsala – passa da lui. Tutte le nomine politiche, governative e di sottogoverno sono frutto della sua volontà. E lui spesso ha un comportamento ambiguo, ricattatorio, minaccioso». Un uomo così aveva in mano il comune di Salemi. «Piccola realtà di provincia – notano gli investigatori – ma snodo fondamentale delle dinamiche criminali della consorteria mafiosa dell’intera provincia di Trapani, al cui vertice c’è l’indiscusso Matteo Messina Denaro». Oliviero Toscani, il fotografo che Sgarbi vuole a tutti i costi come assessore, rivela come il critico d’arte conquistò la poltrona di primo cittadino di Salemi : «Fu Giammarinaro a chiedergli di fare il Sindaco. Salì a Milano e gli fece la proposta».

Toscani resiste poco nel piccolo comune siciliano. «Mi sono reso conto che il contesto territoriale che mi permetto di definire mafioso non mi consentiva di operare in maniera libera e autonoma. Fin dal mio ingresso in giunta ho potuto constatare la presenza di Giammarinaro alle riunioni, partecipava e assumeva decisioni alla presenza di Sgarbi e la cosa mi sembrava alquanto anomala». Aveva uomini suoi, assessori e consiglieri, disponeva di funzionari e impiegati, Pino terremoto. Al punto che gli stessi carabinieri in una nota ritengono fondata l’ipotesi «che esista un vero e proprio condizionamento mafioso di tutta l’attività amministrativa del Comune di Salemi». Giammarinaro aveva strettissimi rapporti con l’attuale ministro dell’Agricoltura Saverio Romano. Ex Udc, ora tra i “Responsabili” che consentono l’esistenza del governo Berlusconi.

Nelle carte dell’inchiesta sono documentati vari incontri con il ministro anche durante il periodo in cui Pino terremoto era sorvegliato speciale di pubblica sicurezza. I due si vedono spesso a Palermo, si scambiano informazioni e “pizzini”, bigliettini. Vanno così le cose a Trapani e provincia, terra di mafia e di “borghesia mafiosa”. Uomini che contano nella sanità pubblica, controllano i Comuni. A Salemi Vittorio Sgarbi (del cui programma in Rai ieri la capogruppo del Pd in commissione Antimafia, Laura Garavini, ha chiesto la sospensione) aveva promesso di voler fare sul serio: «Voglio assessori indipendenti, non servi, liberi, non camerieri». La realtà raccontata dalla polizia di Trapani è diversa. Con Pino Giammarinaro, ex sorvegliato speciale in forte odore di mafia, che comanda tutto. Quando era necessario scriveva lui le delibere importanti, le portava personalmente al Sindaco. E Sgarbi firmava. Senza battere ciglio.

* (pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 18 maggio 2011)

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