Alle radici del crimine
“Alle radici del crimine” è stato il tema dell’incontro, svolto all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, dello scorso 11 maggio. L’incontro è stato aperto da Francesco Pisa in rappresentanza di Libera che ha ricordato alcune delle tappe principali della storia di Libera e in particolare ha enfatizzato in particolare il continuo impegno nell’ambito della cultura e dell’educazione. Il Prof. Luigi Campiglio ha presentato una relazione dal titolo “Sviluppo economico e incentivi all’onesta’”. L’onestà trova fondamento nella onorabilità per i comportamenti a cui la comunità attribuisce un importanza elevata, in quanto rispecchiano valori fondanti della comunità.
Il bisogno sociale di onorabilità, come segnale di onestà, è un requisito fondamentale di una sana attività economica che conduce a uno sviluppo economico equilibrato e duraturo. Secondo il World Value Survey gli italiani sono mediamente severi nei confronti dell’evasione fiscale e della corruzione: il 61% degli italiani ritiene non giustificabile l’evasione fiscale, rispetto al 48% della Francia e il 57% della Germania. Questo risultato, però, appare contrario all’indice di percezione della corruzione, che per il 2010 registra, per i paesi prima considerati, l’indice più basso per la Germania, il Giappone, gli Stati Uniti, la Francia, mentre l’Italia si ritrova molto più in basso. L’interpretazione più verosimile è che gli italiani vorrebbero essere onesti ma le condizioni istituzionali non favoriscono che ciò avvenga. È comunque possibile immaginare un orizzonte nuovo e positivo su quanto la politica e soprattutto e le istituzioni che godono di fiducia e rispetto, possono fare per riconciliare ad un livello elevato la realtà per come attualmente è con la realtà per come gli italiani vorrebbero che fosse.
La prof.ssa Nerina Dirindin ha quindi presentato una relazione dal titolo “Il crimine e le infiltrazioni nell’amministrazione pubblica” cercando di evidenziare perché alcune amministrazioni funzionino meglio di altre e soprattutto come in una democrazia sia comunque possibile assistere alla “cattiva” politica. L’attenzione principale è sulla selezione della classe dei candidati la cui qualità sono eterogenee ma possono creare un trade-off tra competenza e onestà. Nel contempo, le preferenze degli elettori contano poiché elettori con preferenze deboli tenderanno al voto di scambio alimentando in questo modo la “cattiva” politica. Informazioni più precise a disposizione degli elettori, una maggiore competizione elettorale e una più diffusa cultura dei diritti contribuiscono alla selezione di un’amministrazione e una classe politica “migliore”.
Raul Caruso ha presentato la prima ricerca dal titolo “Composizione della spesa pubblica e incentivi alla criminalità organizzata”, che studia i legami del crimine organizzato con alcuni settori dell’economia legale e alcune componenti della spesa pubblica. I risultati più significativi mostrano che se aumentasse del 10% la spesa per protezione sociale l’indice di criminalità organizzata diminuirebbe per tra il 20 e il 25%. Nel contempo, a un aumento del 10% di spesa pubblica nel settore della sanità sarebbe associato un aumento dell’indice di criminalità organizzata del 10-11% circa. Infine, esiste un’associazione negativa significativa tra gli investimenti in industria in senso stretto e l’indice di criminalità. È necessaria quindi una nuova politica economica che tenga in considerazione l’esistenza del crimine e quindi cerchi di depotenziare gli incentivi economici a favore di queste organizzazioni. In particolare una nuova politica economica che favorisca la nuova imprenditorialità, gli investimenti delle imprese nel settore manifatturiero e combatta i sistemi di rendite consolidati legati alla spesa pubblica e ai grandi appalti.
Sergio Beraldo dell’Università Federico II di Napoli, ha presentato una ricerca congiunta svolta con Raul Caruso e Gilberto Turati incentrata sulla visione del futuro della società e la tendenza a delinquere. Infatti, tra le caratteristiche delle attività illecite occorre certamente considerare che esse producono vantaggi nell’immediato a fronte di una punizione che, qualora cioè il reato fosse scoperto e punito, avverrà in futuro. Viceversa, stili di vita caratterizzati da una maggiore attenzione al futuro porterebbero a un calo dei comportamenti criminali. La ricerca studia questa ipotesi per l’Italia nel periodo 2001-2007. Al fine di valutare l’importanza che gli individui attribuiscono al futuro sono state impiegate alcune misure: la percentuale di credito al consumo sul totale dei crediti erogati alla famiglie; uno stile di vita volto a preservare la propria buona salute misurato indirettamente dal tasso di obesità e infine il tasso di nuzialità. I risultati mostrano che se aumentasse il tasso di credito al consumo del’10% l’aumento dei crimini di natura patrimoniale ad esso associato sarebbe pari al 3%, laddove l’aumento dei crimini di natura violenta sarebbe pari al 9%. Se aumentasse il tasso di obesità del’10% l’aumento dei reati di natura patrimoniale sarebbe pari al 3%, laddove l’aumento dei crimini di natura violenta sarebbe pari al 10%. Infine, se aumentasse il tasso di nuzialità del 10% la diminuzione dei reati di natura patrimoniale è stimata intorno al 6% e la diminuzione dei reati natura violenta è stimata tra il 15 e il 20%.
Gilberto Turati dell’Università di Torino ha presentato i risultati di uno studio sull’economia sommersa svolto con Massimiliano Piacenza, Carmelo Petraglia e Guerino Ardizzi. Un aspetto di particolare rilievo dell’analisi consiste nell’aver tenuto conto anche della presenza di attività illegali – traffico di droga e prostituzione – che identificano una seconda importante componente dell’economia sommersa. Emerge un valore complessivo dell’economia sommersa superiore al 27% del Pil. Un secondo risultato riguarda l’evidenza disaggregata per aree territoriali, dalle quale emerge che le province del Centro-Nord, esibiscono un’incidenza maggiore rispetto al Sud sia del sommerso da evasione (18,5% vs. 12%) sia di quello associato ad attività illegali (12,5% vs. 7.3%).
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