Per fare (davvero) gli interessi dei cittadini
Una serie di interventi, semplici e diretti, potrebbero rendere più efficace la risposta antimafia alle infiltrazioni e le aggressioni mafiose nella pubblica amministrazione e nel tessuto economico – finanziario. Franco La Torre mette nero su bianco alcune proposte per Comuni e Regioni, e alcune norme che il Parlamento dovrebbe approvare. Eccole a seguire:
A livello nazionale, il Parlamento dovrebbe approvare una serie di norme quali:
la tracciabilità finanziaria delle aziende, che consenta di risalire agli azionisti e ai controllori, rilevare le eventuali cointeressenze con società in odore di mafia e se siano il risultato di operazioni di riciclaggio di denaro sporco;
l’abolizione della modifica al testo sul voto di scambio, che pretende come prova il passaggio di denaro;
il trasferimento dell’attuazione delle procedure di gara e appalto ad un ente terzo dell’amministrazione centrale dello Stato, nel caso in cui un’amministrazione regionale o locale, che ne manterrebbe la competenza e la titolarità, venga fatta oggetto di gravi minacce o attentati;
l’istituzione, in seno alla Commissione Parlamentare Antimafia, dello strumento di indagine per l’analisi dei flussi economici, derivanti dalle attività delle organizzazioni criminali, che sfuggono all’azione di sequestro e confisca;
la costituzione dell’Osservatorio sull’operato dell’Agenzia per garantire il monitoraggio delle sue attività e fornire contributi per migliorarne l’efficacia;
l’approvazione in tempi rapidi della proposta di legge per il riconoscimento del ruolo di testimoni della memoria storica ai familiari delle vittime.
A livello regionale, in particolare nelle Regioni più colpite, servirebbe l’approvazione di una legge contro le infiltrazioni mafiose e una serie di atti specifici riguardanti:
la corruzione, attraverso l’introduzione di norme di prevenzione e l’approvazione di un regolamento specifico per i dipendenti e funzionari della Pubblica Amministrazione;
i beni confiscati, con l’istituzione di uno Sportello regionale a cui gli enti locali possono rivolgersi per trovare risposta alle problematiche che incontrano in merito alla gestione dei beni confiscati. Lo Sportello, inoltre, dovrebbe occuparsi di coordinare a livello regionale gli interventi e le iniziative in materia;
l’istituzione di un Fondo di rotazione finanziato annualmente, come quello approvato dalla Regione Lazio, che permetta l’utilizzo per fini sociali dei beni confiscati e una sana gestione imprenditoriale delle aziende sottratte alla criminalità organizzata;
l’usura, creando Sportelli provinciali, in grado di promuovere e coordinare una serie di attività (es. mappatura del fenomeno sul territorio regionale e per categorie socio-economiche, servizio di consulenza legale, ecc.), anche in collaborazione con il privato sociale, le associazioni di categoria, il mondo economico-finanziario, sia sul versante della prevenzione che dell’assistenza alle vittime che hanno denunciato; l’istituzione di un Fondo regionale di prevenzione del fenomeno dell’usura e di solidarietà alle vittime;
gli appalti, promulgando norme che garantiscono la massima trasparenza della filiera appalti-subappalti. Un esempio in tal senso è il controllo dell’applicazione di quanto previsto dal Codice dei Contratti, che testualmente afferma: “E’ fatto obbligo all’affidatario di comunicare alla stazione appaltante, per tutti i sub-contratti stipulati per l’esecuzione dell’appalto, il nome del sub-contraente, l’importo del contratto, l’oggetto del lavoro, servizio o fornitura affidati”. Inoltre, è necessaria l’applicazione della circolare del Ministero dell’Interno sui “Controlli antimafia preventivi nelle attività “a rischio” d’infiltrazione da parte delle organizzazioni criminali” e l’istituzione del conto unico per gli appalti che contribuisce a garantire la tracciabilità dei pagamenti;
la formazione degli amministratori e dei funzionari della pubblica amministrazione, stanziando fondi per la formazione continua rispetto alla conoscenza del fenomeno mafioso e della corruzione e delle buone prassi che possono concretamente essere applicate per prevenire l’infiltrazione nelle istituzioni;
l’istituzione di Osservatori regionali che svolgano ricerche scientifiche sull’infiltrazione mafiosa nel territorio e sulla corruzione, raccolga e divulghi la documentazione esistente sul fenomeno mafioso, che rediga un rapporto annuale, in rete con gli Enti locali e le istituzioni, sia telematicamente sia attraverso la stipulazione di appositi protocolli d’intesa (Procura, Prefettura, Questura);
l’educazione alla legalità e alla responsabilità, con l’approvazione di una legge che riguardi non solo l’educazione alla legalità ma anche l’educazione alla responsabilità, intesa come pratica di comportamenti quotidiani rispettosi delle leggi vigenti, e lo stanziamento di fondi a favore di enti locali e associazioni da tempo impegnate su questo versante e dotate delle necessarie competenze.
A livello comunale, invece, servirebbe nelle città capoluogo di regione e provincia dei territori più esposti:
la nomina di un delegato del Sindaco alla lotta alla mafia e alla criminalità organizzata;
la costituzione un apposito Ufficio Centrale per la conoscenza e la denuncia dei fenomeni di criminalità organizzata, del racket e dell’usura, che si occupi, altresì, della gestione, assegnazione e monitoraggio dei beni confiscati alle mafie in stretta collaborazione, e nella massima trasparenza per la cittadinanza, con l’ Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati alle Mafie;
la realizzazione di corsi di formazione per i Consiglieri comunali e per la Dirigenza dell’ Amministrazione.
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