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Operazione Coriolano: affari con la camorra

Di Antonio Nicola Pezzuto il . Senza categoria

Con sorpresa gli investigatori hanno scoperto che il gruppo di Corigliano aveva amicizie anche a Casal di Principe. Nel regno dei clan dei Casalesi, infatti, Renato Puce era riuscito ad instaurare rapporti con esponenti criminali del Casertano che avrebbero garantito al clan di Leonardo Costa armi e, forse, anche soldi falsi. Da queste relazioni era escluso il traffico di droga in quanto la fornitura di cocaina era garantita dall’ albanese residente a San Pietro in Lama. I legami con i Casalesi sono stati scoperti grazie alle intercettazioni e all’esame dell’agenda che era stata sequestrata a Leonardo Costa. Durante una conversazione intercettata, gli investigatori hanno accertato l’esistenza di contatti con i fratelli Antonio e Raffaele Buonanno (già noti per vari reati) e la volontà di Renato Puce di andare a Casal di Principe per rifornirsi di armi.

Il 27 novembre 2010 avviene l’incontro con i Casalesi. Puce in compagnia di Ugo Donno incontra Antonio Buonanno per una quindicina di minuti. I due salentini mentre percorrono la via del ritorno vengono fermati dai carabinieri per un controllo approfondito che inizia al posto di blocco e termina in ospedale dove Renato Puce viene sottoposto a Tac per appurare se lo stupefacente fosse stato ingerito tramite gli ovuli. I controlli danno esito negativo. Le unità cinofile, tuttavia, confermano che, probabilmente, nell’auto, la sostanza c’è stata.

I due informano dell’accaduto Cosima Baccaro che nel corso di un colloquio con il marito in carcere afferma: “Stavano prendendo l’autostrada e li hanno fermati. Hanno fermato Renato e lo hanno portato in ospedale: prima in caserma e poi in ospedale”. Risponde il marito Leonardo Costa: “per fargli le analisi”. Ancora la moglie: “Si, gli hanno fatto la tac per vedere se aveva la roba nello stomaco”. Costa: “E si perché gli elementi di là hanno detto: e questi da dove stanno venendo. Non potevano sapere che stavano andando lì per i soldi”. Gli investigatori sospettano l’esistenza di un giro di banconote false per cui continuano ad indagare a fondo per capire meglio la natura di questi rapporti.

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