NEWS

Arresto Mazzotta, la svolta nelle indagini

Di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

Decisivo, ai fini delle indagini che hanno portato al sequestro del patrimonio di Gianni Conad, l’omicidio di Lucio Vetrugno ucciso con una pistolettata il 22 dicembre scorso mentre era nella sua masseria sulla Copertino – Leverano. In tasca alla vittima, infatti, furono ritrovati quattro assegni in bianco, per un totale di 18mila euro, firmati dall’ amministratore della Mi.Che. s.r.l. «L’emissione in favore di Vetrugno, da parte del legale rappresentante di una delle società riconducibili al Mazzotta – scrive nel provvedimento il giudice Tanisi – di quattro assegni, per complessivi 18.000 euro, rinvenuti nelle tasche dello stesso Vetrugno, dopo che questi venne ucciso, testimonia i  rapporti a dir poco torbidi fra i predetti».

In seguito a questi fatti il sostituto procuratore Guglielmo Cataldi dispose delle intercettazioni telefoniche a carico del Mazzotta, dalle quali si scoprì che era lui a intrattenere rapporti commerciali con i fornitori, era lui che si occupava della gestione del personale e dei rapporti con gli istituti di credito e sempre lui si preoccupava della contabilità degli esercizi commerciali. A gravare sulla condotta di Mazzotta c’è la testimonianza resa ai carabinieri da un imprenditore di Leverano  che avrebbe subito pressioni tipicamente mafiose da Gianni Conad. Su questa storia è in corso un’indagine a parte. Dalle indagini svolte finora si è appurato che per raggiungere il monopolio nel settore della grande e media distribuzione, il Mazzotta, avrebbe messo paura al titolare di un supermercato di Leverano. Dapprima per costringerlo forzatamente a vendergli l’attività e successivamente per obbligarlo a ricomprarsela. Un comportamento giudicato dagli investigatori tipicamente mafioso.

«Sottrarre i beni fa più male delle manette – ha affermato il Procuratore Cataldo Motta – Le confische sono strumenti indispensabili nel contrasto e nella lotta alla criminalità. E’ importante intervenire sui patrimoni perché la sottrazione di risorse alle organizzazioni criminali è più sentita rispetto alla privazione della libertà personale degli affiliati e degli esponenti delle organizzazioni».

Gli fa eco il colonnello Ferla, Comandante Provinciale dei Carabinieri,  che si dichiara «convinto che il metodo migliore per colpire le cosche, è quello di mettere le mani nelle loro tasche. Ma questo deve diventare una mentalità operativa costante. Cioè quella di vagliare, per ogni tipo di reato, l’aspetto patrimoniale. C’è una consapevolezza da parte di tutti  che colpire nel patrimonio la criminalità è il metodo che consente definitivamente di mettere i clan al tappeto. Stare in carcere, infatti, non impedisce di continuare a gestire il gruppo. Ma ciò è possibile se ci sono le disponibilità economiche. Altrimenti è tutto inutile. Nel 2010 – continua il colonnello – abbiamo avanzato proposte di confisca per 7 milioni di euro. Ne abbiamo già eseguite per 4 milioni. Dall’ inizio dell’anno abbiamo presentato al vaglio dell’ autorità giudiziaria altre 15 proposte di applicazione di misure patrimoniali».

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link