Simboli e parole contro le mafie a Catania sono ancora scomodi. Per gli stolti e per i fiancheggiatori dei clan. Ieri nella città etnea ingnoti hanno danneggiato il primo dei murales realizzato da Addiopizzo Catania, il gruppo antipizzo della città, nell’ambito del progetto “Un muro contro la mafia”. Un danneggiamento – commenta Salvatore vicepresidente di Addipizzo Catania – che prova quanto «parlare di mafia nella nostra citta’ dia sempre fastidio. Abbiamo saputo del danneggiamento – continua Salvatore – da cittadini, amici, giovani che passando nella zona della circonvallazione di Catania (laddove il primo murales è stato realizzato, ndr) si sono accorti che tutta la prima parte della frase è stata coperta e resa dunque illeggibile».
Anche la risposta non si è fatta attendere. La solidarietà verso questo stupido gesto è prontamente arrivata ai ragazzi di Addiopizzo: attraverso social network, blog, telefonate e mail. «Non solo non ci fermiamo – fanno sapere i giovani di Addipizzo – ma ripristineremo al più presto quella scritta e siamo già pronti a realizzare le altre previste dal progetto». Il vicepresidente di Addiopizzo Catania, però, ci tiene soprattutto a sottolineare che «la città ha reagito con vigore. E ci teniamo a ringraziare tutti coloro che in queste ore ci hanno fatto giungere la loro solidarietà e la concreta disponibilità e partecipazione». Addiopizzo a Catania nasce qualche anno dopo l’esperienza palermitana e ha già raggiunto risultati che consentono di sperare: 100 commercianti hanno il logo di Addiopizzo e una lista di consumatori critici è pronta ad acquistare da loro e da altri potenziali, in futuro.
Una lunga battaglia antimafia attraversa la città dai tempi di Pippo Fava – ancora oggi vivo nell’impegno di tanti giovani riuniti intorno al giornalista antimafia, Riccardo Orioles – e continua sotto varie forme e diverse sensibilità anche sul versante della lotta al racket. L’ultima inchiesta “Iblis” ha portato alla luce un meccanismo oliato di connivenze e di rapporti fra economia, politica e mafia che soffoca la provincia intera. Sotto il profilo culturale molto è stato fatto: dall’impegno di quartieri di Librino e San Cristoforo (dal Gapa a La Periferica) sino ai progetti di giornalismo dal basso che ha rappresentato un presidio di informazione libera in un contesto dove il mercato editoriale è monopolistico. E l’impegno delle associazioni aderenti a Libera, nelle scuole e per il riutilizzo sociale dei beni confiscati ai boss, nella provincia.
Così oggi se qualche idiota copre una scritta a Catania oggi … si riscrive.
Più e più volte.