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Delitto Rostagno: gli “interessi” dell’ex guru Francesco Cardella

Di Rino Giacalone il . Sicilia

Una settimana da non potere dimenticare. Così Monica Serra ha  riassunto mercoledì scorso il suo lavoro a Rtc, quando è stata sentita  dalla Corte di Assise che sta processando i presunti mandante ed  esecutore del delitto di Mauro Rostagno, Vincenzo Virga e Vito  Mazzara. Tutto è durato sette giorni e in sette giorni si è chiuso il  cerchio omicida attorno a Rostagno che teneva le redini di quella tv  locale.  A Monica Serra, che era anche lei ospite della Saman e si mosse per  quella settimana ogni giorno in auto, con la Fiat Duna bianca, con  Rostagno, nel tragitto tra Saman di Lenzi ed Rtc che aveva sede a  Nubia, è stato chiesto il «riassunto» di quei giorni. «Non ricordo i  particolari, so che sono andata in televisione, non ho ricordi a parte  quello di quella sera, il ritorno è indimenticabile». 

«Per me era tutto nuovo, ricordo gli interventi televisivi di  Rostagno. Lui diceva cose molte forti, raccontava di scandali, di collusioni, basta andare a vedere le sue cose, quello che è rimasto di scritto dei suoi articoli e servizi, lui era così. Gli avevano chiesto a Mauro di non esagerare perchè stava denunciando tanto». E chi aveva consigliato in tal senso Rostagno? È così tornato a  sentirsi in aula il nome di Francesco Cardella, l’ex guru della comunità, amico di Rostagno, fondatore con lui di Saman. Ancora una  volta è emerso un suo ruolo se non ambiguo sicuramente poco chiaro. A cominciare dalla famosa «cacciata» dal «Gabbiano» la palazzina dei  dirigenti della comunità, Rostagno andò a cercarsi un nuovo alloggio nella zone delle «nuove». Il ricordo di quell’atteggiamento di Cardella «ostile» nei confronti  di Rostagno, Monica Serra l’ha collegato per un verso ad una intervista rilasciata da Rostagno al giornalista Claudio Fava, per il  mensile King: «Penso che Cardella sia rimasto male per questa intervista a King, penso comunque che erano tante cose messe insieme a  concentrarsi contro Rostagno. Ricordo che aveva ricevuto minacce e in  quella occasione Cardella gli aveva chiesto di abbassare i toni». 

Sulla figura di Francesco Cardella, Monica Serra ne ha indicato un ruolo quasi «ascetico», «guru» per l’appunto: «Veniva in comunità una volta al mese, si faceva il suo giro vestito di bianco con il suo bel cappello, guardava tutti dall’alto, stava in giardino o nel Gabbiano e lì gli portavano la colazione o il pranzo, non stata con noi, con gli ospiti della comunità, al contrario di Chicca e Mauro». «Ho sempre pensato che a Cardella interessava più la causa  imprenditoriale che quella morale. Cardella faceva delle cose per ottenere dei ritorni, dei soldi, ho avuto sempre questa sensazione». La prossima udienza (mercoledì 11 maggio) si preannuncia ancora una volta interessante. Verranno sentite infatti le sorelle Fonte, Emilia e Silvana, che il 26 settembre del 1988 furono testimoni del passaggio dapprima dell’auto di Rostagno per quella strada che porta a Lenzi, e raccontarono di  un’auto che seguiva e che poi videro tornare indietro.

All’epoca Emilia aveva 17 anni e 13 anni Silvana. Ad essere citata anche la loro madre, Angela. A completare le audizioni l’ispettore capo della Digos Pietro Amodeo  che nel 1996 partecipò alle indagini sulla cosidetta pista interna alla Saman, sfociata nell’operazione «Codice Rosso», coordinata dalla Procura di Trapani e che poi andò completamente in archivio quando emersero, con chiarezza, elementi che portavano all’ipotesi, oggi a  dibattimento, del delitto ordinato dalla mafia.

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