Niscemi,minacce contro due professionisti già indagati per mafia
Due attentati incendiari in pochi giorni e, a Niscemi, ritornano alla ribalta nomi pesanti della recente storia criminale della cittadina nissena. Nella notte di lunedì, le fiamme hanno distrutto l’auto di proprietà di Giancarlo Giugno, ritenuto, dagli inquirenti, vertice del gruppo di cosa nostra a Niscemi. Il fuoco, inoltre, si è esteso anche al portone della sua abitazione. La scorsa settimana, invece, a finire nel mirino degli attentatori è stata la residenza dell’ex sindaco democristiano della città Paolo Rizzo, arrestato nell’ottobre del 2004 nell’ambito dell’operazione antimafia “Apogeo”. «Sicuramente – ammette il dirigente della squadra mobile della polizia di stato di Caltanissetta Giovanni Giudice – ci troviamo di fronte a due casi alquanto delicati soprattutto perché le vittime degli incendi sono professionisti da sempre al centro di indagini».
Sia Rizzo, assolto in primo grado nell’ottobre dello scorso anno dalle accuse mossegli attraverso l’indagine “Apogeo”, che Giugno, anch’esso interessato dalla medesima inchiesta ed assolto perché già giudicato per fatti analoghi, continuano a vivere ed operare a Niscemi. Paolo Rizzo ha abbandonato l’attività politica per concentrarsi sul suo ambulatorio medico; Giancarlo Giugno, invece, dopo essere stato interessato da altre inchieste antimafia, ha subito una condanna a cinque anni di reclusione in appello e attende il giudizio del processo “Triskelion”. Mentre il primo non ha mai abbandonato l’attività medica, il secondo gestisce alcune proprietà terriere. «Sia la squadra mobile di Caltanissetta da me diretta – dichiara il dirigente – che i carabinieri stanno svolgendo intense indagini finalizzate a porre in luce quello che attualmente si sta verificando all’interno della dimensione criminale di Niscemi».
Gli inquirenti, in ogni caso, non escludono che i due fatti possano avere motivazioni estranee alle vicende della locale criminalità. «Parliamo – conferma il capo della mobile – di due soggetti dalla forte caratura criminale, almeno stando alle indagini, legati da vincoli familiari, ed è certamente strano che, nel giro di qualche giorno, entrambi siano stati, per così dire, avvisati». Potrebbe, anche se le analisi investigative sono attualmente in corso, sussistere il tentativo di una riorganizzazione interna ai ranghi di cosa nostra. Il fuoco, peraltro, ha colpito due professionisti provenienti da famiglie distanti dalle dinamiche della mafia nissena. «Sì, è vero – conclude Giovanni Giudice – sia Rizzo che Giugno hanno storie personali diametralmente differenti, solo per fare un esempio, da quella di Antonino Pitrolo, a sua volte al vertice della mafia di Niscemi, che perse padre e fratello, uccisi nel corso di faide».
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