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IX edizione del “Premio Antonio Esposito Ferraioli”

Di Aldo Cimmino il . Campania

Il 30 agosto 1978 veniva ammazzato, a Pagani, Antonio Esposito Ferraioli. Il giovane sindacalista aveva 27 anni quando un commando lo freddò mentre era di ritorno a casa. Oggi, a circa 33 anni da quell’efferato omicidio, i cittadini di Pagani e le sue scuole ridonano, ogni anno, il profumo della vita al suo ricordo. Anche ieri mattina, infatti, presso il multisala “La Fenice” di Pagani si è svolto il XI premio che porta il nome del sindacalista della Fatme. Lavorava come chef presso la multinazionale ed ebbe il coraggio di denunciare quanto egli vedeva quotidianamente. Continue forniture di carne avariata destinata alla mensa dei lavoratori.

La sua era una lotta innanzitutto per l’affermazione di un elementare diritto umano. Divenne poi, inevitabilmente, una battaglia di legalità. «Ma non era un eroe Antonio». Ci tiene a sottolinearlo don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, presente alla manifestazione. Nessuna delle vittime delle mafie era un eroe, ma persone che hanno compiuto il loro dovere. «Non vogliono che siano definiti così – continua don Ciotti – gli stessi familiari perché non si allontani il loro ricordo, troppo distante da noi e dalla nostra responsabilità». Ed è questo che hanno provato a fare le tante scuole che affollavano la sala che ospitava l’evento. Gli studenti e le associazioni, “Per Partito Preso” e “Copernicando”, che hanno dato il loro contributo attraverso video-inchieste, si sono presi la responsabilità di ricordare. La testimonianza del fratello di Antionio, Mario Esposito Ferraioli, ha poi bene rappresentato, come tutte le testimonianze dei familiari delle vittime innocenti della criminalità, quella trasformazione del dolore in impegno.

Ecco allora che ricordare, quella facoltà del nostro intelletto di ricollegare i pensieri ad eventi e nomi del passato, non è fine a se stessa. Non è una facoltà sterile ma un preciso impegno nel presente. Ecco il motivo di ricordare. “Le storie di ieri e l’impegno di oggi” è il nome che infatti è stato dato alla giornata in memoria di Ferraioli, ma anche in memoria di tutte quelle vittime, presente infatti anche Annamaria Torre, figlia del sindaco di Pagani, Marcello Torre ucciso dalla camorra nel 1980, Lorenzo Clemente, marito di Silvia Ruotolo, che innocentemente hanno pagato con la vita il loro contrasto alle mafie o il loro vivere normale.

Sono morti è vero, ma hanno lasciato una traccia da seguire. «Uomini e donne che hanno lottato, persone nelle quali ci riconosciamo» ha detto Anna Garofalo, che insieme ad Annamaria Torre, guiderà il coordinamento di Libera Salerno che nella stessa giornata di ieri è stata ufficializzato definitivamente. Soddisfazione è stata poi espressa da Geppino Fiorenza, referente regionale di Libera Campania, che ha sottolineato come sia importante, in una giornata come quella in memoria di Ferraioli, l’ufficializzazione del coordinamento salernitano.

«Adesso – ha detto ancora Fiorenza – in tutte le province campane c’è un coordinamento territoriale di Libera attivo». E poi giunge il momento, forse quello più rappresentativo, quasi come naturale conclusione di una giornata all’insegna della memoria dell’impegno per la verità e la giustizia. L’intitolazione di Via Filettine, a Pagani, ad Antonio Esposito Ferraioli. Via Antonio Esposito Ferraioli, si leggerà da oggi su quella targa. Una decisione dell’amministrazione comunale di Pagani fortemente voluta dal sindaco Alberico Gambino. Scelta che certamente fa onore all’amministrazione comunale ma che non può non porre quanto meno degli interrogativi sulla vicenda che vide coinvolta, non molto tempo fa, la memoria, e dunque la famiglia di Marcello Torre e la cittadinanza tutta.

Anche questa volta il sindaco Gambino si fece promotore della proposta di intitolare la Piazza “Corpo di Cristo” all’avvocato e sindaco di Pagani, Torre. Ma fu soltanto un proclama. Forse una strumentalizzazione del nome di chi rese onore al mestiere dell’amministratore pubblico senza piegarsi ai ricatti e agli interessi particolari dei poteri occulti. Poi Gambino fu sospeso dalle sue funzioni istituzionali per 18 mesi perché condannato in primo e secondo grado con l’accusa di peculato. Resse le sorti dell’amministrazione il sindaco facente funzioni Salvatore Bottone, vicesindaco dell’amministrazione Gambino. Bottone ritirò la scelta di intitolare la piazza a Torre con la giustificazione che quel luogo rappresenta le radici della comunità paganese. Schizofrenia o mala fede? Fatto sta che la memoria delle vittime innocenti di criminalità non può essere oggetto di beghe amministrative. È un’esigenza, la memoria, che richiede uno sforzo di serietà e coerenza.

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