Roma: omicidi, truffe e riciclaggio
Ancora una volta l’ombra della Banda della Magliana sui due colpi di pistola che hanno ucciso a Roma, davanti al Teatro delle Vittorie, l’imprenditore 45enne Roberto Ceccarelli. L’omicidio sarebbe stato commesso dal 70enne Attilio Pascarelli e dal nipote di questi Daniele Pezzotti, entrambi prestanome dello stesso Ceccarelli. Secondo quanto risulterebbe dalle prime indagini della Squadra Mobile romana, i due accusati del delitto si erano incontrati quella sera con Ceccarelli e avevano discusso per del denaro che quest’ultimo doveva dare loro perchè prestanomi in sue attività economiche.
Pascarelli e Pezzotti, secondo gli inquirenti, curavano gli interessi del Ceccarelli svolgendo la funzione di teste di legno per una sua società, la Catering&Sfizi, una ditta operante nel settore del noleggio barche. Per i due sospettati il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il sostituto Silvia Cantucci hanno chiesto la convalida dei fermi con l’accusa di omicidio volontario in concorso. Nell’inchiesta, però, potrebbero presto finire altre persone a vario titolo coinvolte. Il “sammarinese”, anche con questo soprannome era conosciuto Roberto Ceccarelli in alcuni ambienti era considerato un faccendiere ed aveva diversi precedenti penali per reati finanziari, truffe e riciclaggio. La Polizia proprio per i suoi rapporti con San Marino, sta facendo luce sulla storia della mega-truffa da 170 milioni di euro ai danni di vip e aristocratici romani: nella lista di 500 nomi di investitori compare anche quello di Ceccarelli.
Il sospetto è che dietro la copertura dell’investimento possano celarsi grandi evasioni fiscali e riciclaggio di danaro sporco. Il delitto, per quanto riguarda dinamica ed autori, pare ormai essere stato risolto, mentre non del tutto chiaro sembra essere il movente. Quello che inquieta nella vicenda sono i trascorsi e i rapporti che legano vittima e carnefice, entrambi legati a personaggi della Banda della Magliana. Ed è quest’ultima organizzazione criminale che ritorna in ogni grande fatto delittuoso che si verifica nella Capitale. La Banda che non è stata mai sconfitta torna ogni tanto ad uccidere come nel caso del “meccanico” di Centocelle Umberto Morzilli, socio in affari dei furbetti del quartierino, quelli della scalata a banche e grandi gruppi editoriali e di Emidio Salomone, ritenuto il boss di Acilia-Ostia. Delitti, questi ultimi in tipico stile mafioso, avvenuti nel biennio 2008 – 2009 nelle strade di Roma. Tra la storia di vent’anni fa dei “bravi ragazzi” della Magliana e quella di oggi esistono delle inquietanti analogie.
Ritornano alla mente modus operandi e cognomi. Si intravede nuovamente la capacità di burattinai occulti di tenere insieme pezzi di criminalità autoctona con mafia, camorra e ‘ndrangheta che risiede o investe a Roma e tutti insieme in affari con quei settori dell’imprenditoria e della politica della Capitale che non vanno tanto per il sottile sulla provenienza dei capitali. La Banda della Maglia non è morta. E’ stata inglobata in una nuova e più potente holding criminale: la Quinta Mafia, un fenomeno nuovo che vede un continuo processo di osmosi tra la criminalità dei “colletti bianchi”, quella economica-finanziaria e quella che è anche capace di sparare.
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