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Rifiuti: niente di nuovo in Campania

Di Peppe Ruggiero il . Campania

Niente di nuovo sotto il sole. E’ lo slogan perfetto per fotografare quello che succede in Campania sul fronte dell’emergenza rifiuti. L’ultima vergogna in ordine di tempo è quella della Maratona di Napoli che si è svolta la domenica delle Palme e che ha visto correre migliaia di partecipanti tra cumuli di rifiuti. Nelle ultime settimane è stato presentato dalla Regione Campania il nuovo piano regionale dei rifiuti. Una sommatoria di capitoli passati di una sceneggiatura di un film già visto. Una strategia finalizzata solo a discariche ed inceneritori, senza avviare, con la stessa testardaggine, alcuna azione utile che porterebbe alla riduzione, al compostaggio, al riciclo dei materiali.

Al termovalorizzatore di Acerra sono stati aggiunto quelli di Napoli, Salerno e Giugliano. Quest’ultimo servirà a bruciare le ecoballe presenti sul territorio la cui quantità è stimabile in  circa 6 milioni e ottocentomila unità. A rileggere il piano sembra di essere tornati indietro nel tempo al primo piano rifiuti targato Rastrelli che portò nel 1998 alla famosa gara che regalò alla Campania la Impregilo con tutto quello che ne derivò. E in questo scenario continuano nel silenzio assordante il traffico illecito dei rifiuti. Di ogni tipo. E per tutte le stagioni. Sui giornali si scoprono trattative tra pezzi dello Stato e servizi segreti per la gestione dell’emergenza. Si denuncia la vendita di terreni dove sono depositate le ecoballe.

Terreni acquistati dai colletti bianchi della camorra e venduti al Commissariamento quattro volte il prezzo iniziale. Si sequestra la cassaforte della Rifiuti Spa all’avvocato dei rifiuti, Cipriano Chianese. Squarci di luce su tante ombre. Eppure era già tutto scritto. Sono decenni che Legambiente denuncia con nomi e cognomi, con dettagli gli affari di Chianese e i suoi rapporti con pezzi della massoneria deviata. L’imprenditore casertano rappresenta la vera eminenza grigia della lunga storia della rifiuti connection, con il suo doppio incarico: avvocato dei clan e specialista nello smaltimento dei rifiuti per conto dei Casalesi. Ma quelle denunce, quelle centinaia di pagine sono rimaste lettera morta per anni. Sono state considerate sempre delle “visioni” cassandriche degli ambientalisti.

Che dire, meglio tardi che mai. Anche se si spera che prima o poi si inizi a cambiare pagina: si intervenga sul fronte illegale e su quello legale. Provare fiducia è difficile visto che ancora una volta, il Governo e la Regione Campania con i suoi  quattro forni continua a fare un regalo alla lobby degli inceneritori ma soprattutto è incompatibile con ipotesi serie di sviluppo della raccolta differenziata, del riciclaggio dei materiali e di politiche di riduzioni.

Ancora lettera morta, dopo 17 anni, la tanta attesa rivoluzione di introdurre i delitti ambientali nel codice penale. Il risultato sembra quello di voler rinunciare ad un futuro diverso e rimanere legati a un eterno presente che non ci piace, e che è sotto gli occhi di tutti.

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