Chi ha ucciso Vittorio Arrigoni
Erano i giorni delle manifestazioni in appoggio alle prime rivolte arabe: a piazza Esedra si era dato appuntamento un gruppo di egiziani con le bandiere e le foto dei morti ammazzati dalle forze di polizia durante le proteste. Gli slogan erano compatti, contro Mubarak, e uniti erano i partecipanti. Un egiziano che aveva urlato qualcosa contro i cristiani era stato subito isolato e tutti avevano gridato a una sola voce: “Egitto unito!” Qualcuno si era affrettato a spiegarmi che l’unità era la cosa più importante, dovevano restare insieme, tutti, cristiani e musulmani, giovani e vecchi, senza distinzioni.
Nei giorni successivi, mentre il dopo-rivolta ancora stentava a trovare una sua compiuta forma istituzionale, ecco arrivare, puntuale, il massacro dei cristiani copti a opera di musulmani. Seguono scontri: il totale è di 13 morti e 140 feriti. La vetero-domanda è sempre la stessa: “A chi giova?” Subito,i Fratelli musulmani, principale partito d’opposizione a Hosni Barak, denunciano il suo Partito nazionale democratico, e la Sicurezza nazionale, cioè il servizio investigativo del Ministero dell’Interno, di essere all’origine degli scontri tra copti e musulmani, creati ad arte per destabilizzare la situazione. Ed ecco che tra ieri e oggi un altro scontro di religione si aggira ancora una volta fra le piramidi: questa volta tocca ai pacifici Sufi a essere presi di mira dai Salafiti, che li accusano di paganesimo. Tornati sulla scena politica dalla clandestinita’ dopo la caduta di Mubarak, questi militanti delle frange più estremiste del fondamentalismo islamico, appoggiati, a detta dei Sufi, dall’Arabia Saudita e dagli imam wahabiti, sembrano preparare in Egitto, con la distruzione di cinque tombe di personalità sufi nella cittadina di Qaliub, il terreno al loro gesto più eclatante: il rapimento e l’assassinio di Vittorio Arrigoni a Gaza.
Questo terribile crimine attribuito a un gruppo islamico salafita che, in un filmato su YouTube, minaccia di uccidere l’attivista dell’International Solidarity Movement se entro 30 ore, a partire dalle ore 11 locali di stamane (le 10 in Italia), il governo di Hamas non libererà i salafiti detenuti. I gruppi salafiti filo-Al Qaeda sono sorti a Gaza negli ultimi anni e accusano Hamas di non aver proclamato un emirato islamico dopo la vittoria alle elezioni del 2007. Il loro obiettivo è quello di ristabilire il ‘vero Islam’ tramite il ritorno alle origini. Il governo di Hamas ha cercato di combattere le azioni di questi gruppi uccidendone uno dei leader, Abdul Latif Abu Moussa,ma senza per questo costringerli alla resa.
Cercando le ragioni dell’improvvisa “vitalità” dei Salafiti in questo periodo c’è chi, nei Territori Palestinesi come in Italia, torna a porsi la consueta-desueta vetero-domanda:”A chi giova?” “Chi ha interesse a manovrare le frange più estremiste del fondamentalismo islamico?
Trackback dal tuo sito.