Mafie in Emilia–Romagna. Non c’è emergenza ma non bisogna abbassare la guardia
Il dibattito sulla presenza delle mafie in Emilia–Romagna continua. Ieri il procuratore aggiunto alla Direzione nazionale antimafia, Alberto Cisterna, è stato ascoltato dalla Commissione Bilancio e Affari generali dell’Assemblea legislativa della Regione emiliano–romagnola. Un passo importante per il parlamento regionale che si avvia ad approvare il disegno di legge presentato dalla Giunta sul contrasto alle mafie. «L’Emilia-Romagna – ha dichiarato il magistrato – è un territorio sano, ma resistere all’infiltrazione mafiosa oggi è un bisogno impellente. La mafia de-localizza e il Centro Nord offre loro molte opportunità, la mafia ha molti soldi e li investe in attività anche lecite per tessere la propria rete di controllo sul territorio».
Una posizione simile a quella espressa la scorsa settimana dai magistrati emiliano–romagnoli nel corso di un convegno organizzato a Bologna dall’Anm. Un’analisi che punta dritto al cuore del problema. In Emilia–Romagna, così come in numerose altre realtà dell’Italia centro–settentrionale, le mafie sono presenti e attive. Sono particolarmente pericolose perchè si mimetizzano all’interno del tessuto socio–economico. Insinuandosi nel mercato con società create con il preciso obiettivo di riciclare denaro sporco. Sfruttando l’impreparazione degli operatori economici sani, dei pubblici amministratori e del corpo sociale nel cogliere i segnali della presenza mafiosa.
Il procuratore di Modena Vito Zincani, intervenuto nel convegno dell’Anm aveva espresso posizioni molto precise: «L’infiltrazione delle mafie è un fenomeno di difficilissima individuazione». I boss si insinuano, utilizzando strumenti di natura economica e finanziaria particolarmente “raffinati”. Come, ad esempio le società fiduciarie. «Fiduciarie – aveva sottolineato Zincani – proprietarie di quote di altre società, dietro le quali se ne trovano altre che hanno sede in paradisi fiscali». Un giro di scatole cinesi che, tuttavia, non mette in allarme gli amministratori locali. A causa, va precisato, anche dell’impreparazione culturale nell’affrontare questo genere di minacce. Il procuratore di Modena, tuttavia, non ha usato mezzi termini: «Può un’amministrazione locale concedere concessioni edilizie ad una di queste società?».
Sulla stessa linea d’onda si muove Alberto Cisterna: «Serve una più precisa e rigorosa cura nell’assegnazione delle opere pubbliche, delle licenze e delle autorizzazioni per erigere un perimetro di legalità. Non si tratta – ha sottolineato il magistrato – di creare il Grande Fratello, ma di rendere più trasparente l’attività amministrativa e quindi la tracciabilità del denaro per arginare l’infiltrazione del crimine organizzato». «Servo strumenti – sottolineava il Procuratore Zincani a Bologna – per indagare i metodi di penetrazione economica delle mafie. Queste sono ormai delle organizzazioni criminali economiche, frutto del processo di finanziarizzazione del crimine organizzato contro il quale servono strumenti adeguati». Anche il Procuratore di Bologna, Roberto Alfonso, è convinto dell’importanza dell’aggressione dei capitali mafiosi. «La strategia del contrasto – ha dichiarato nel corso del convegno dell’Anm – non può prescindere dall’aggressione ai patrimoni di mafia». «Le organizzazioni mafiose – ha sottolineato Alfonso – sono interessate all’economia non solo per questione di soldi, ma per il potere inteso come possibilità di fare tutto ciò che si vuole».
Una strategia di contrasto a 360 gradi: repressione, quindi, ma anche lotta culturale per sviluppare un comune sentire di legalità. Una richiesta di strumenti adeguati per condurre le indagini, ma anche un invito alla cittadinanza, agli imprenditori, agli amministratori a mantenere alta l’attenzione. L’Emilia–Romagna è un territorio sano, ma per continuare ad esserlo non deve sottovalutare la minaccia delle mafie.
Trackback dal tuo sito.