Niscemi, in manette il killer del “mago di Tobruk”
Una svolta decisiva sul mistero dell’omicidio di Vittorio Scifo, soprannominato “Mago di Tobruk”, commesso a Niscemi il 18 luglio del 1983, è giunta dalle indagini coordinate dalla Dda di Catania e portate avanti dagli uomini della sezione criminalità organizzata della mobile di Caltanissetta e da quelli del commissariato di Polizia di Niscemi. Un’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata eseguita, infatti, nei confronti del gelese Giovanni Passaro, accusato di essere stato il killer dello stesso Vittorio Scifo. L’omicidio, rimasto privo di soluzione per più di vent’anni, fece molto scalpore all’epoca: la vittima, infatti, era un personaggio, anche mediatico, assai famoso, in grado di coniugare l’attività di mago e quella di cantante.
Vittorio Scifo venne crivellato di colpi di fronte ad un bar del centro di Niscemi: ma il fatto, stando agli investigatori, si sarebbe legato ad un altro tragico episodio che colpì la famiglia Scifo. Dal mese precedente all’omicidio, infatti, non si avevano più notizie di Patrizia Scifo, figlia di Vittorio. Per tale ragione, l’uomo aveva lasciato Roma, dove si era trasferito, per ritornare a Niscemi e avviare ricerche. Il suo interessamento, però, non sarebbe stato gradito da Giuseppe Spatola, compagno della figlia ed affiliato al locale clan di cosa nostra. Stando alla ricostruzione fornita dagli inquirenti, fondata sull’esame di diversi collaboratori di giustizia, l’omicidio di Vittorio Scifo sarebbe stato commissionato proprio da Spatola ed eseguito da Giovanni Passaro, uno dei più attivi killer a disposizione del clan Madonia di Gela. Gli inquirenti ritengono che Vincenzo Spatola sia stato anche il responsabile della morte di Patrizia Scifo, il cui cadavere sarebbe stato occultato, in base alle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, all’interno di uno dei terreni di proprietà della famiglia Spatola.
La giovane donna, infatti, sarebbe stata punita a causa della sua volontà di interrompere la relazione che la legava al rampante di cosa nostra niscemese: troppe le violenze subite, senza trascurare il tentativo di sottoporla al gioco della roulette russa attraverso l’uso di una pistola. Dal rapporto fra Giuseppe Spatola e Patrizia Scifo nacque una bambina, oggi adulta, in grado di far riaprire il caso della morte della madre e del nonno, determinando l’interessamento dei media nazionali. Importanti impulsi alle indagini sono stati forniti da collaboratori di giustizia assai informati, da Leonardo Messina a Carmelo Barbieri. A quanto emerge, sia l’omicidio di Patriza Scifo che quello del padre Vittorio vennero approvati direttamente dal boss del gruppo di cosa nostra nissena, Giuseppe Madonia. Nel corso degli ultimi mesi, inoltre, gli investigatori hanno compiuto scavi presso i terreni posseduti da Giuseppe Spatola, intanto deceduto durante la guerra di mafia degli anni ‘80, senza, però, riuscire ad individuare i resti di Patrizia Scifo.
A Giovanni Passaro, invece, l’ordine di carcerazione è stato notificato presso il penitenziario di Spoleto, dove l’uomo sta scontando diverse pene legate ai reti di omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso.
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