NEWS

L’Aquila ricorda la tragedia del sisma

Di redazione* il . Abruzzo

La tensione civile che ha accompagnato la fiaccolata in ricordo del terremoto di due anni fa a L’Aquila si è allentata parzialmente solo quando il cemento “incerottato” lungo il percorso ha lasciato il posto al verde del viale che costeggia il Castello del capoluogo abruzzese. Solo in quel momento, quando gli occhi non sono più stati costretti a un movimento continuo tra la strada e le riparazioni delle mura martoriate, tra le decine di cartelli delle ditte che annunciano la  ricostruzione di abitazioni ed uffici e la realtà tragica delle pietre ancora ammassate dietro le facciate degli edifici, come spazzatura nascosta sotto il tappeto buono del salotto, solo in quel punto dove la natura per cento metri è tornata ad essere naturale si è ricominciato ad udire brani di conversazione normali, chiacchiere di chi si ritrova straniero nella propria città e si guarda intorno stupìto chiedendo notizie agli altri.

E’ mezzanotte. Qualche voce più alta sottolineava gli abbracci di un gruppo di pensionati che si erano dati appuntamento: «Ci ritroviamo qui soltanto oggi – spiegava uno di loro – perchè non abbiamo più un posto di socialità, un centro dove incontrarci. Non basta avere un tetto sopra la testa, ci devono ridare anche le piazze, i servizi». Secondo una ricerca molto recente, effettuata da Micodis, metà della popolazione soffre di forti disagi psicologici, con un aumento del consumo di alcol e droghe; a due anni dal terremoto solo due terzi dei cittadini risultano occupati, con un calo fortissimo del reddito, mentre sono crollate le iscrizioni all’università. Anziani e giovani, passato e futuro tagliati fuori, ma presenti in massa nella notte del ricordo.

Un fiume soprattutto di giovani e giovanissimi che si è fermato in raccoglimento ad ogni tappa della via crucis partita dall’ala orientale de L’Aquila e che ha percorso l’intero perimetro delle mura concludendosi nella piazza del Duomo, monumento, con tutto il centro storico, agli enormi ritardi nella ricostruzione. E’ iniziato e si è svolto tutto in un silenzio surreale, con centinaia di persone, saranno oltre ventimila alla fine, che hanno iniziato la strada percorrendo la salita alla spicciolata fino a ingrossare le fila della fiaccolata.

Qualche signore più anziano in difficoltà con la torcia che brucia troppo in fretta, alcune signore in pelliccia, chissà se ecologica o meno, che difficilmente due anni fa avrebbero immaginato di partecipare a una simile manifestazione, gli ultimi avvisi dei genitori ai ragazzi in caso ci si dovesse perdere e poi via, tutti in fila. Poi il silenzio ha finito per impadronirsi con semplicità del corteo ancora fermo. La dignità e la compostezza non stanno solo a Tokyo, questo raccontava il fermo immagine mentre la folla iniziava a scorrere, migliaia di cittadini che sarebbero rimasti volentieri al loro posto la notte del 6 aprile 2009, come nelle immagini recenti dalla capitale del Sol Levante, in cui gli abitanti aspettano che passi il peggio sapendo che le strutture di cemento che li ospitano alla fine reggeranno alle scosse. A L’Aquila non ha retto niente invece, ma quel che è peggio, sembra urlare al mondo questo fiume umano senza parole, è il ritardo nella ricostruzione, la doppia violenza subìta da chi ha perso tutto, anche la voglia di credere alle promesse.

«Qui almeno c’è un pò di attenzione e hanno pulito per l’occasione – racconta un impiegato del Comune – ma se ti sposti a Paganica le cose sono ferme alla notte del terremoto». Dal corteo qualche mano indicava finestre rimaste incrinate esattamente come al momento del sisma, qualcuno lanciava un bacio verso un balcone di cui è ancora visibile l’infisso in ferro ma senza più il pavimento, qualche lacrima solcava lentamente i visi dei più anziani, la città sembrava tornare per qualche minuto ai suoi abitanti, cittadini riammessi per una notte nel cuore delle proprie radici. Persino i giornalisti hanno evitato le interviste in questo lungo momento. Le telecamere saranno solo in  piazza Duomo, ma immobili, lavorando di zoom e senza invadere i movimenti della fiaccolata che entra e come un liquido si espande riempendo tutto lo spazio disponibile.

La facciata del Duomo de L’Aquila è come quella dei film: c’è solo la facciata. Aggirando l’enorme spiegamento di polizia è facile penetrare alle spalle del Duomo, zona lasciata nel buio più totale durante la fiaccolata, e trovarsi in mezzo a pietre sconnesse accatastate il più possibile in prossimità del marciapiede. Ma quando le campane della chiesa di Santa Maria del Suffragio hanno cominciato a battere i 309 rintocchi, uno per ogni vita spezzata, senza scordare i circa 1600 feriti, tutti hanno chinato il capo. Quando le quattro ragazze sul palco, lasciato in penombra, hanno letto in un arco di tempo che è sembrato infinito, a turno, i nomi uno dopo l’altro, allora le immagini del degrado hanno lasciato il posto alla memoria: gesti quotidiani che non potranno più essere compiuti, sorrisi e volti che si materializzano nell’aria senza tempo. Qualcuno zoppicando ancora, monumento permanente al sisma, raggiunge il suo gruppo familiare senza dire niente e le mani si legano l’una a quelle degli altri.

Nessun lamento, niente grida, solo dolore e poca speranza. Adesso sembrano ancora più fuori luogo le immagini dei cartelli del corso cittadino che accanto alle foto del sisma evidenziano i volti dal sorriso involontariamente beffardo dei partecipanti al G8 del 2009. All’ultimo nome si sono spente anche le luci dell’unico bar riaperto per l’occasione. Sono arrivate le cinque del mattino in silenzio, sempre in silenzio, il silenzio più rumoroso possibile. Tutti vanno via ordinatamente, perchè domani, quando le telecamere saranno spente su L’Aquila, bisogna comunque vivere o almeno provarci.

*a cura della redazione de Il Dirigibile
 www.ildirigibile.eu

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link