NEWS

Omicidio di ‘ndrangheta a Reggio Calabria

Di Gianluca Ursini il . Calabria

Tornano a cantare, in Reggio, le “Tufe”, o i “Ferri”, o le “Caterine” come si chiamano nel gergo delle ‘ndrine Glock, P38 o Beretta, i revolver preferiti sulle rive dello Jonio come del Tirreno, e uccidono un professionista degli intrecci imprenditoria – criminalità, un uomo che era già “noto alle forze dell ‘ordine”, amico del super Boss di San Giovannello Mario Audino, ucciso nel 2003. La stessa sorte è toccata a Carmelo Morena, 65 anni, stamane alle sette, nei pressi dell’affollato mercato ortofrutticolo cittadino, in Viale Amendola, fuori dal bar ‘Mina’’. Decine gli avventori dei bar che stavano per aprire i loro banchi dello smercio di frutta e verdura. Ma nessuno ricorda niente, nessuno si è accorto di niente.

Effettivamente è stato un lavoro da professionisti, come non si vedeva da inizio anni ’90 dall’ultima guerra tra De Stefano-Libri e  Imerti-Rosmini-Serraino: Morena non s’è nemmeno accorto del sicario a volto coperto che lo ha seguito per un tratto di marciapiede fino a sparare una, due tre, quattro, forse cinque volte, di sicuro alla testa della vittima, quelli decisivi per freddarlo. L’unico cittadino con un po’ di coraggio per denunciare, come già a Rosarno l’anno scorso, è un immigrato extracomunitario che ha fornito le prime indicazioni ai Carabinieri del pronto intervento coordinati dal capitano Nicola de Tullio; interrogatorio poi riportato al maggiore gianluca Vitagliano, coordinatore dei Reparti operativi speciali su Reggio. Magistrato di turno, il pm Stefano Musolino, che al momento sarà incaricato di sbozzare le indagini, basandosi sui rilievi balistici e della Scientifica, con il supporto dei filmati delle videocamera del bar attiguo, che potrebbero aver immortalato il sicario inconsapevole di essere filmato.

Morena era fino a ieri gestore di un colorificio nel suo rione, San Giovannello, calanchi di aspre forre e salite ripidissime che dall’Eremo della madonna della montagna e dalla clinica Ortopedica, picchiano giù dritte sullo svincolo Ospedale dell’autostrada, sullo Stesso nosocomio ‘riuniti’ e sul nuovo edificio del Consiglio Regionale. San Giovannello, regno degli Audino, nonostante l’omicidio del 2003 del capocosca Mario, che segnò la fine degli equilibri disegnati nel 1991 dalla pax mafiosa, ‘spartita’ da Don Mico Alvaro da Sinopoli tra i due schieramenti fronteggiatisi per quasi 6 anni e 800 morti.

Su di lui magistratura e forze dell’ordine hanno indagato in almeno altri tre procedimenti contro la criminalità organizzata: “Sanitopoli”, “Vertice” e, da ultimo, “Eremo 2008”; queste ultime due furono pratiche istruite dall’appena arrivato sostituto procuratore Peppe Lombardo, di recente attenzionato con proiettili kalashnikov dalla cosche del capoluogo.
 
L’inchiesta “Sanitopoli” puntava a scoperchiare l’attenzione economica delle cosche sugli appalti all’interno degli Ospedali Riuniti, il maggiore nosocomio cittadino pubblico, più del Bianchi – Melacrino Morelli; quella “Vertice” sugli affari del clan Condello, mentre quella “Eremo 2008” su un presunto giro di droga in città. In tutti questi procedimenti, tuttavia, Morena riuscì a evitar condanne.
 
Secondo i vari controlli effettuati negli anni, Morena sarebbe stato un uomo assai vicino a Mario Audino, boss di San Giovannello, freddato nel 2003. Ultimo particolare, assai significativo, è la parentela della vittima col 35enne Massimiliano D’Ascola, ucciso, nel novembre 2010, ad Archi, insieme a Giorgio Clemeno, 31enne. Entrambi soggetti coinvolti nell’operazione “Eremo 2008”. Fino ad oggi, quell’agguato nel quartiere a maggiore densità mafiosa di Calabria e forse d’Italia, poteva apparire come un semplice regolamento di conti per uno “sgarro” di due pusher di media grandezza a uno dei clan che controllano il quartiere i Tegano o i De Stefano, oramai a un livello che permette di “snobbare” lo spaccio di bassa qualità, ma comunque poco propensi ad accettare ribellioni sul loro territorio.

E chissà in quale di queste ipotesi rientra la pianificazione del primo di una lunga serie di agguati. In riva allo Stretto sta per scoppiare una nuova guerra di ‘ndrangheta. Stanno per arrivare finalmente i soldi del Ponte ? Non ci credono nemmeno i mafiosi che stanno alla canna del gas e avrebbero bisogno di appalti “freschi” come del pane. Stanno saltando gli equilibri tra i Tegano, i Condello e i De Stefano? Ultimamente, con la cattura di Gianni Tegano “uomo di pace” nel marzo scorso, molti equilibri sono saltati, soprattutto da quando due anni or sono scomparve Paolino Schimizzi, un piede e una parentela con i De Stefano, e un matrimonio dal cotè Tegano, tanto che si diceva il boss Gianni lo considerasse il suo prediletto. Un rampollo che stava diventando potente, troppo potente, e che dava fastidio ai De Stefano, tanto da decidere di farlo sparire. E la strategia aggressiva dei De Stefano verso i Tegano, si mormora negli ambienti investigativi in città, si sarebbe spinta fino a fare gli “infami” e a dare indicazioni fondamentali su come arrivare alla cattura del patriarca Gianni Tegano, e del suo nascondiglio; nel quartiere Eremo. Già, Eremo. A due passi da San Giovanello; dal regno degli Audino ; e di Morena, fino a stamattina.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link