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Il pane della camorra conquista San Marino

Di Giorgio Mottola* il . Campania, Emilia-Romagna

Che sapore ha il pane della camorra? Per scoprirlo non è necessario andare né a Napoli, né in provincia di Caserta. Ma bisogna chiederlo ai bambini delle scuole della Repubblica di San Marino. Per un intero anno, le mense scolastiche del piccolo Stato sono state rifornite dal panificio Vallefuoco. Non un forno qualunque. Il sapore di quel pane i piccoli sanmarinesi se lo ricordano ancora. I bambini se ne sono lamentati fin dall’inizio della fornitura. Ma dopo le proteste dei genitori, il panificio ha elevato la qualità ed è stato confermato come fornitore della Repubblica di San Marino per tutto il 2009.

A distanza di due anni, la Dda di Bologna ha scoperto che il panificio era di fatto gestito dal clan Vallefuoco, originario della provincia di Napoli, alleato dei Casalesi nella Riviera romagnola. Il loro pane era riuscito a varcare anche i confini del Titano e ad arrivare in Emilia Romagna. I panettieri napoletani per un paio d’anni hanno infatti rifornito la Camst, uno dei colossi nel settore della ristorazione in regione, e la cooperativa reggiana Cir Food.

Pane conveniente

L’arrivo dei Vallefuoco nella piccola Repubblica risale almeno al 2005. In quell’anno infatti i fratelli Giuseppe e Angelo (titolari della ditta e finora non coinvolti ufficialmente nelle indagini della Dda) costituiscono la società, ma chiedono la licenza solo alla fine del gennaio del 2006. Qualche mese prima, una legge dello Stato di San Marino ha liberalizzato le autorizzazioni. E perciò gli imprenditori campani riescono a ottenere la licenza con una richiesta formale al tribunale, senza essere sottoposti ad alcun controllo.

La Vallefuoco srl avvia così la propria attività, in mezzo ad anonimi capannoni, a Gualdicciolo, nella frazione del castello di Acquaviva. Un’azienda di medio piccole dimensioni. Nell’elenco dei dipendenti risultavano, alla fine alla fine del 2009, solo Giuseppe Vallefuoco, che faceva il fornaio, e una segretaria e altri tre lavoratori stagionali. Ma presto arrivano commesse importanti. Il primo appalto è con la Cir Food nel luglio del 2007. Il pane dei Vallefuoco viene servito nelle mense della provincia di Reggio Emilia, Modena e Ferrara. «Si è trattato solo di quantità minime, marginali», spiegano i titolari della Cir Food dopo che è scoppiato lo scandalo.

Nel giro di qualche mese gli imprenditori napoletani diventano fornitori anche della Camst, soprattutto per la provincia di Bologna. Ovviamente, l’azienda prende le distanze: «Non abbiamo avuto un rapporto continuativo con la ditta di San Marino e non abbiamo avuto un rapporto continuativo. Non c’erano elementi su quel panificio prima che scoppiasse l’inchiesta». Il pane dei Vallefuoco è molto conveniente. Non perché sia particolarmente buono. Ma perché costa poco, molto di quanto lo vendono i concorrenti.
 
Il sapore non convince

Ed è proprio il prezzo a conquistare anche i funzionari della Repubblica di San Marino. Racconta Romeo Morri, segretario di Stato per l’istruzione: «Dopo la presentazione dei preventivi, la commissione ha assegnato il lotto “pani e farinacee” alla ditta del panificio Vallefuoco perché avevano presentato l’offerta economica più conveniente». Così, nel dicembre del 2008, i Vallefuoco diventano fornitori di Stato per tutte le scuole materne del Titano. Il pane del loro forno però non convince bambini. A qualche settimana dall’inizio della fornitura, una dirigente scolastica è costretta a fare una riunione con i genitori e a spiegare che il contratto non può essere rescisso solo perché il prodotto ha un cattivo sapore. Stranamente, l’anno dopo sono gli imprenditori napoletani a farsi indietro. Non presentano nessuna offerta al bando di gara successivo e, nel giro di qualche mese, il 16 novembre del 2009, chiudono i battenti, cancellando la società dai registri delle imprese di San Marino.
 
Pane e usura

Nel piccolo Stato, i Vallefuoco non ci sono capitati per caso. Da anni i loro affari hanno come base la Riviera romagnola. Il clan, originario di San Antimo e di Afragola, in provincia di Napoli, non ha una rilevante storia criminale. Le ultime notizie giudiziarie risalgono ad alcuni processi del 1984-85. Alleati dei Nuvoletta, la potente famiglia criminale di Marano affiliata anche a Cosa nostra, si schierarono dalla parte della Nuova Famiglia nella guerra di camorra contro la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Dopo di che le Procure italiane ne hanno perso le tracce.

Risale probabilmente alla metà degli anni ‘90 probabilmente la colonizzazione della riviera Romagnola. A Rimini costituiscono la Ises, istituto di recupero crediti intestata a Francesco Vallefuoco, intorno a cui giravano gli affari più importanti del clan. Una ditta di facciata, necessaria ad avvicinare imprenditori che avevano bisogno di denaro. I componenti del clan aveva un modo particolare di fare gli usurai. Prima avvicinavano le vittime, imprenditori in difficoltà economica. Ne diventavano amici, li portavano in locali di lusso e li invitavano a cena nei loro appartamenti, ostentando un’ottima posizione sociale ed economica.

In alcuni casi, le rispettive mogli diventavano persino amiche. A quel punto, venivano presentati a rappresentanti della finto istituto di credito e senza saperlo finivano nella rete dell’estorsione. Le vittime venivano minacciate e picchiate, costrette a pagare i prestiti a tassi usurai. Quasi mai ci riuscivano: in molti hanno dovuto cedere le loro imprese. Un business che ha creato un giro di affari di diversi milioni di euro e che i Vallefuoco gestivano insieme al clan Mariniello e a quello dei Casalesi. L’obiettivo era allargarsi anche a San Marino. Il clan aveva infatti messo gli occhi addosso a una finanziaria, la Fincapital. A un passo dall’acquisto sono stati fermati soltanto dal commissariamento della società che era andata in bancarotta.

*da Terra

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