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Dai luoghi della marginalità per costruire memoria e impegno

Di Simona Secci e Rosanna Piscitelli il . Lazio

Nel primo giorno di primavera, i nomi delle 900 vittime innocenti delle mafie si sono incarnati in una trama corale di voci e luci, in un viaggio intessuto con il filo della memoria e dell’impegno che quest’anno è partito dai nostri territori per arrivare a Potenza – dove il 19 marzo ci siamo ritrovati insieme con 80 mila per la XVI Giornata della Memoria e dell’Impegno – per poi ritornare qui per continuare a rinnovare il ricordo, perché ognuno di noi diventi portatore di memoria collettiva del vissuto delle vittime, ne conosca le storie, le racconti e le renda un prezioso tassello del nostro impegno contro le mafie e la corruzione.     A Roma, il Coordinamento di Libera, in un percorso condiviso con le associazioni DeFrag, daSud, Voglia di Creare, Calcio Sociale, Equoqua, la Compagnia Teatrale del Liceo Anco Marzio di Ostia, con il patrocinio del Municipio XV Arvalia, ha scelto come luogo per ricordare i nomi e i volti delle vittime il Mitreo Iside di Corviale, perché è proprio in una delle periferie “dimenticate” della Capitale, dove si vivono il disagio e la marginalità sociale, che il nostro stare insieme, intessendo legami di responsabilità e impegno, diviene incisivo segno di risveglio della partecipazione collettiva, di trasformazione nella continua ricerca di verità e nella costruzione della giustizia.

I nomi delle vittime recitati uno ad uno da molteplici voci, accompagnate da luci e musiche, insieme alla proiezione dei volti per strappare alla dimenticanza le loro storie, per restituire il diritto alla memoria ad ognuno di loro. Una coralità resa ancora più intesa dalla preziosa testimonianza di alcuni familiari delle vittime: Flavia Famà, che ci ha regalato un ricordo del padre Serafino, avvocato catanese ucciso, nel 1995, per la propria onestà, professionista appassionato, che con rigore aveva sempre operato nel rispetto della legge; Alessandro Antiochia, il cui fratello Roberto, agente di polizia, tornò in Sicilia per proteggere il commissario Ninni Cassarà e con lui, nel 1985, incontrò la morte, a soli 23 anni, sotto centinaia di colpi di kalashnikov della violenza mafiosa; Salvatore Vecchio, che ci ha narrato del padre Francesco, capo del personale di un’azienda di Catania, ucciso, nel 1990, perché si oppose alle manovre della mafia  per  assumere il controllo dell’azienda per cui lavorava, ucciso perché non volle girare la testa dall’altra parte, continuando a svolgere il proprio lavoro onestamente; Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, a cui dobbiamo una delle leggi più avanzate nel campo della lotta alle mafie, con la quale finalmente si è introdotto nel Codice penale il reato di associazione mafiosa, nella cui definizione veniva posto finalmente in evidenza il profilo economico-finanziario e si introducevano la confisca dei patrimoni dei soggetti condannati per associazione mafiosa e le misure di prevenzione patrimoniali, mediante le quali procedere al sequestro e poi alla confisca dei beni delle persone indiziate di appartenere ad un sodalizio mafioso.

Testimonianze dalle quali emerge un dolore che ha dapprima viaggiato nelle terre della disperazione e della rassegnazione e poi invece si è trasformato in un tenace impegno in prima persona, in un percorso collettivo di responsabilità, per far comprendere che ogni cittadino può e ha il dovere fare la propria parte, per inverare i nostri diritti, che le mafie vorrebbero degradare a favori; per adempiere ai nostri doveri, che le mafie vorrebbero cancellare sottoponendoli al loro arbitrio e relegandoci a meri sudditi, tramite la violenza. E queste testimonianze, unite agli interventi che hanno permesso di avvicinarsi  a Lollo Cartisano, Pippo Fava, don Peppe Diana raccontati da Danilo Chirico mentre scorrevano nei fumetti le loro storie personali, alle pagine del diario della giovane e disperata Rita Atria, all’impegno forte di Mauro Rostagno fermato per sempre nel buio della notte, hanno intrecciato le trame della memoria alle emozioni profonde che ci motivano e ci danno quel coraggio che essi hanno avuto, richiamandoci all’onestà degli intenti, alla responsabilità che ogni giorno, passo dopo passo, tutti insieme trasformeremo in concrete azioni per diffondere l’impegno contro le mafie e la corruzione.

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