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Lecce, affondo del Procuratore Motta sulla riforma della Giustizia

Di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

Duro affondo del procuratore Cataldo Motta sulla riforma della giustizia. L’esternazione arriva durante un incontro con gli studenti del liceo scientifico di Copertino organizzato in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia e dal commento degli articoli della Costituzione, tra i quali l’art. 104 che è oggetto della revisione costituzionale prospettata dal governo. «Parlare di Costituzione significa parlare di legalità. La nostra è una delle migliori al mondo che punta a rimuovere gli ostacoli, per alcuni invece sarebbe più facile rimuovere la Costituzione», è al pronunciare di queste parole che gli applausi degli studenti e dei docenti interrompono Cataldo Motta.

Così, inatteso, arriva l’attacco sulla proposta di legge presentata pochi giorni fa dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dal ministro Angelino Alfano. Una riforma della  contro la quale l’Anm ha già annunciato una forte opposizione e che subisce anche il parere estremamente negativo di un magistrato solitamente riservato come il Procuratore Capo di Lecce.

Motta parte da una lunga premessa. Si pronuncia «Senza alcuno spirito polemico, esprimendo una mia personale valutazione sulle ultime riforme prospettate: su di esse naturalmente l’autorità giudiziaria non ha nessuna facoltà di intervenire né di commentare, ma non per questo l’individuo perde il potere di dire ciò che pensa». Una prudente premessa per un giudizio assai chiaro. La riforma: «E’ l’abbandono sostanziale dei principi di Montesquieu e della tripartizione dei poteri». Secondo il Procuratore la riforma della Carta Costituzionale andrebbe ad intaccare in maniera netta il ruolo, l’indipendenza e perfino il concetto stesso di magistratura. «Oggi l’articolo 104 – spiega agli studenti – stabilisce che la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere. Nella proposta presentata di recente scompare la magistratura e scompare completamente il pubblico ministero. Scompare anche quell’aggettivo, altro, di cui si è discusso a lungo e che stabiliva evidentemente che la magistratura era un potere, autonomo e indipendente rispetto agli altri poteri, il legislativo e l’esecutivo».
Verrebbero così modificati gli equilibri concepiti dai costituenti per il Csm che la Costituzione definisce “organo di autogoverno” della magistratura. Motta sostiene che oggi quel legame è “armonioso”, considerato che a capo del Csm c’è il Presidente della Repubblica, vicepresidente è un membro nominato dal Parlamento (che presiede anche la commissione interna di disciplina) mentre il potere ispettivo è affidato al ministro della Giustizia. La riforma modifica questo equilibrio in quanto prevede l’aumento dei membri laici nominati dal Parlamento e la divisione in due sezioni del Csm, una riguardante la magistratura inquirente e una quella giudicante.

Motta si rivolge così agli studenti: «Vedete come oggi, per rimanere nell’ambito della magistratura, sia ben raccordato il sistema e siano ben equilibrati i tre poteri dello Stato? Questo dovrebbe cambiare in maniera radicale e davvero non so che vantaggi ne avremo». Il Procuratore ha espresso tutte le sue perplessità anche su certi atteggiamenti separatisti perché «Solo uniti si può evitare di tornare ad essere calpestati e derisi». Naturalmente forte il richiamo alla lotta alla mafia: «Ragazzi, siate voi i primi a difendere questa terra dalla mafia». Poi ha ribadito le sue preoccupazioni per un “
«Abbassamento della soglia di legalità con una criminalità che punta a conquistarsi il consenso della gente e che cerca di sostituirsi allo Stato, offrendo tutele e posti di lavoro». A tal proposito ha menzionato alcuni episodi di chiara solidarietà espressa dalla cittadinanza ad esponenti della malavita arrestati.

Motta ha concluso incitando gli studenti: «I primi a contrastare la mafia dovete essere voi, prima ancora che i magistrati e le forze dell’ordine. Il Salento è vostro, difendetelo in prima persona, non delegate. La mafia è forte della paura altrui, e la paura porta al silenzio e all’omertà. Bisogna indossare un abito mentale diverso».

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