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La ‘ndrangheta tra le Alpi e il Mediterraneo

Di Anna Foti* il . Calabria, Liguria

La Liguria, oltre le espugnate Lombardia e Romagna, nel mirino delle ultimi accadimenti di cronaca. La ‘ndrangheta non risparmia la regione tra le Alpi e il Mediterraneo, con lo scioglimento del comune in provincia di Imperia, Bordighera, guidato dal sindaco pidiellino Gianni Bosio. La decisione del Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, di sciogliere il Consiglio comunale di Bordighera (Imperia) per infiltrazioni mafiose, si è abbattuta sulla provincia ligure nelle scorse settimane con non pochi riflessi anche su altri scenari come ad esempio il cambio di guardia alla rappresentanza del Governo di Imperia, questo smentito il giorno dopo, come di Genova.

In particolare il prefetto di Imperia, Francescopaolo Di Menna, che avrebbe gestito con troppi tentennamenti e, dunque, in modo poco apprezzato dal ministero dell’Interno, la vicenda poi confluita nello scioglimento dell’Istituzione comunale, sembrava profilarsi un trasferimento in altra Prefettura. La smentita non si è fatta attendere e già il giorno dopo, lo stesso Di Menna ha dichiarato di non avere ricevuto da Roma alcuna comunicazione ufficiale.

Ma l’ipotesi di trasferimento riguardava anche il prefetto di Genova Francesco Musolino, al centro del caso sulla ristrutturazione da 100 mila euro del bagno in prefettura. Già prefetto di Reggio Calabria e originario di Santo Stefano d’Aspromonte nel reggino e che potrebbe tornare in Calabria per andare a ricoprire il prestigioso ruolo della direzione dell’Agenzia nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati alla mafia con sede a Reggio Calabria. L’attuale direttore, il prefetto Mario Morcone, è infatti candidato alla sindacatura di Napoli con il Partito Democratico.   

Ma torniamo alla Liguria e a Bordighera,  un verdeggiante Comune di circa 10 mila abitanti della Riviera di Ponente vicino al confine francese, la cui tranquillità veniva già turbata da un attentato incendiario alla vettura di un avvocato, lo scorso 27 febbraio. La richiesta di scioglimento decisa dal Consiglio dei Ministri si dipana dal dossier che i Carabinieri avevano stilato la scorsa estate, dopo quattro anni di inchieste su incendi dal tono fermamente intimidatorio. Già allora emergeva l’ipotesi di un collegamento tra alcuni politici e la ‘ndrangheta e pressioni sul sindaco e alcuni assessori per l’apertura di alcune sale giochi e altri trattamenti preferenziali in materia di appalti.

Il Comune, guidato da una coalizione di centrodestra,  a seguito delle indagini che condussero all’arresto  di otto imprenditori, membri di alcune famiglie di origine calabrese (Pellegrino, Valente, De Marte, Barilaro) alcuni dei quali ritenuti vicini alla ‘ndrangheta, azzerò la Giunta. L’ipotesi investigativa, grave, era che alcuni politici fossero stati eletti con voto di scambio.

Già dopo i primi esiti degli interrogatori l’assessore leghista al Bilancio, Giulio Viale, padre di Sonia attuale sottosegretario al Ministero delle Finanze e presto, forse, sottosegretario al Ministero degli Interni con delega all’Immigrazione, si era dimesso, lanciando un allarme, e ad oggi dichiara che la sua posizione in merito è stata sempre decisa.

Lo scioglimento adesso intervenuto si fonda su interessi che una famiglia calabrese dei Pellegrino, trapiantatasi a Bordighera, aveva maturato nel territorio di Bordighera. I Pellegrino, imprenditori del movimento terra, sono indicati dalla Direzione nazionale Antimafia come referenti liguri di una delle più potenti cosche della ‘ndrangheta, la Santaiti-Gioffrè da Seminara (Reggio Calabria). I fratelli Pellegrino erano già stati arrestati nel 2010, quando i carabinieri avevano scoperto nella loro villa alcuni caveau segreti, documentazione contabile e societaria giudicata di rilievo, documentazione anche con riferimento ad una società francese, ed ancora atti con “stranezze amministrative” poi confermate dalla Commissione di accesso, anticamera dello scioglimento per infiltrazioni mafiose.

Ma la situazione non pare idilliaca anche per altri comuni liguri come, secondo alcune indiscrezioni, quello di Ventimiglia che potrebbe presto arrivare al vaglio del Consiglio dei Ministri. Sul fronte dell’antimafia, si registra l’impegno di Libera. Nell’aprile del 2010 lo stesso comune di Sarzana, in provincia di La Spezia al confine con la provincia di Massa Carrara, era stato destinatario delle richiesta della stessa associazione, sempre più presente con presidi locali in Liguria, con riferimento all’istituzione di una commissione permanente antimafia che potesse incidere e prevenire presunte infiltrazioni della ndrangheta. «In Lunigiana , come in estremo Ponente, è infatti attivo da tempi un locale di ‘ndrangheta, sosteneva Libera, al punto che Sarzana è considerata storicamente un punto di insediamento della mafia calabrese, con interessi nell’edilizia. Strategica, probabilmente, anche la posizione logistica e la vicinanza al porto La Spezia».

*da Reggiotv

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