Enna, si discute di separazione delle carriere ma qui non ci sono magistrati
Nelle ultime settimane, il dibattito politico nazionale, dopo una tregua di qualche mese, è stato nuovamente assorbito dall’immediata esigenza di riformare il sistema giustizia. Il Ministro Alfano, proprio per tale ragione, continua a perorare la causa di un radicale mutamento dei tradizionali equilibri interni alla macchina giudiziaria. “In tutta franchezza – dichiara Giovanbattista Tona magistrato del Tribunale di Caltanissetta e presidente della locale sezione dell’Anm – non condivido per nulla tutte queste polemiche e, soprattutto, escludo categoricamente che il problema della giustizia nel nostro paese sia connesso alla separazione o meno delle carriere di giudici e pubblici ministeri”.
Tona, da diversi anni in servizio a Caltanissetta, è stato titolare di importanti inchieste antimafia e, per tale ragione, i componenti delle locali cosche non hanno mai nascosto il loro malcontento nei confronti del magistrato, al punto da progettare di colpirlo, pur indirettamente, attraverso l’organizzazione di un agguato ai danni di una sua cugina. Piano, quest’ultimo, al centro del processo “Extrema Ratio”. “Per meglio delineare la mia convinzione – continua il rappresentante dell’Associazione Nazionale Magistrati – posso anche aggiungere che l’unica vera riforma che dovrebbe attuarsi all’interno del settore giustizia italiano riguarda gli organici interni e non, invece, sofisticati bizantinismi”. In Sicilia, stando al magistrato, assistiamo quotidianamente al depauperamento di preziose risorse utilizzabili nel contrasto alla criminalità organizzata. “Allo stato attuale – ammette Giovanbattista Tona – la Procura di Enna, solo per fare un esempio, manca di sostituti procuratori e così il Procuratore capo Calogero Ferrotti è rimasto sostanzialmente solo a reggere un presidio collocato all’interno di un territorio al centro degli interessi della criminalità organizzata”.
Gli organici, dunque, stando alle parole pronunciate da Tona, dovrebbero essere l’unico vero obiettivo di mirati interventi. “A quanto pare – aggiunge il magistrato – simili preoccupazioni non sembrano minimamente fare breccia fra le istituzioni preposte, ad Enna i nuovi incarichi dovrebbero essere assegnati intorno a giugno, tutto questo non mi pare accettabile”. Il caso Enna, peraltro, è già stato sollevato da Renzo Caponetti, presidente dell’associazione antiracket “Gaetano Giordano” di Gela. L’imprenditore, infatti, ha pubblicamente denunciato le difficoltà vissute da un suo collega ennese, aiutato proprio dall’associazione “Gaetano Giordano” a sporgere denuncia contro i propri estorsori, e costretto, a causa della lentezza del procedimento generata dall’assenza di magistrati in servizio stabile alla locale Procura, ad una quotidiana vita ancora fianco a fianco con gli uomini da lui denunciati.
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