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Milano, il 21 marzo all’Ortomercato

Di Lorenzo Frigerio il . Lombardia

Un 21 marzo
significativo quello celebrato ieri a Milano: la scelta di sindacati
e associazioni di essere all’Ortomercato di Milano per ricordare la
giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime di
mafia è coincisa con la partenza ufficiale dei lavori dell’Osservatorio
Sociale Mafie, lanciato un anno fa, proprio in occasione della manifestazione
di Libera a Milano. È passato un anno e sono successi molti fatti che
rendono, oggi più che mai, importante l’Osservatorio. 

Monitoraggio
e proposta

Prima le operazioni
della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e poi i ripetuti allarmi
lanciati dalla DIA nella sua relazione semestrale e dalla DNA nel suo
rapporto annuale, per finire alle parole pronunciate dal governatore
della Banca d’Italia Mario Draghi, nell’aula magna dell’Università
Statale di Milano poco più di dieci giorni fa.

La realtà 
è difficile da accettare ma la “colonizzazione” a cui la regione
e la città sono state sottoposte da parte delle consorterie mafiose
richiede una assunzione di responsabilità da parte di tutti, istituzioni,
società e cittadini. L’azione della magistratura e delle forze dell’ordine,
puntuale e rigorosa, rischia di cadere nel vuoto se non è accompagnata
da una contestuale bonifica sociale.

Ecco perché
Camera del Lavoro di Milano, Libera Milano, CGIL Lombardia, ARCI Lombardia,
Legambiente Lombardia, Libera Lombardia e le categorie FILCAMS (Lombardia
e Milano), FILLEA (Lombardia e Milano), FISAC Milano, FILT (Milano e
Lombardia) e FP (Milano e Lombardia) hanno dato vita all’Osservatorio
Sociale Mafie.

Nel documento
programmatico si evidenzia che l’obbiettivo prioritario è la mappatura
dei fenomeni criminali e delle illegalità nel mondo del lavoro: «Non
dobbiamo indagare o scovare elementi giudiziari, dobbiamo evidenziare
i fenomeni che percepiamo e incrociamo nel tessuto sociale e nel lavoro
sindacale, in cui si annidano i comportamenti malavitosi. Ciò al fine
di capire e contrastare, in particolar modo, la cosiddetta “mafia
invisibile” quella che agisce nelle zone opache». Ulteriore obiettivo dell’Osservatorio
è la costruzione di un archivio di materiali e fatti per arrivare a
proporre elementi utili al contrasto del fenomeno e diffondere informazioni,
al fine di far acquisire ai cittadini una consapevolezza diffusa del
problema delle mafie nel contesto cittadino e regionale. Niente allarmismi
ingiustificati quindi, ma una rigorosa analisi degli avvenimenti ai
fini di avanzare proposte concrete in termine di prevenzione e contrasto. 

Una città 
nella città

L’ortomercato
milanese con i suoi 800.000mila metri quadrati è il più grande d’Italia,
con spazi di vendita per 120 grossisti e 102 produttori agricoli. Proprio
in queste settimane prenderanno il via i lavori per il rifacimento dei
capannoni e gli adeguamenti necessari per la logistica: il costo della
ristrutturazione è di circa 130 milioni di euro. Si temono ulteriori
compressione dei diritti dei lavoratori, smaltimento illegale di rifiuti
e ulteriori infiltrazioni di carattere criminale e quindi la vigilanza
è ai massimi livelli.

Per scongiurare
tutto questo la nuova direzione è al lavoro, come testimoniato
dal nuovo presidente di SOGEMI, la società che gestisce l’ortomercato,
Luigi Prevedal che ieri è intervenuto in apertura dei lavori dell’Osservatorio.

Predeval ha
raccontato dei nuovi controlli avviati che hanno portato al mancato
rinnovo dell’agibilità interna all’ortomercato per sette cooperative,
a motivo della compressione dei diritti sindacali e all’arresto in
flagranza di reato di tre persone da parte delle forze dell’ordine,
grazie ad un nuovo sistema di videosorveglianza. L’attenzione è alta
e si richiede da parte di SOGEMI ai sindacati e alle associazioni che
danno vita all’Osservatorio la massima collaborazione.  

Gli interventi
dei delegati

È stata poi
la volta di alcune testimonianze di delegati sindacali, davvero preparati
e per questo spesso a rischio nelle situazioni di lavoro, in cui la
pressione criminale si fa sentire minacciosa.

Valerio, un
muratore di origini rumene, nel rilanciare l’allarme per il settore
edile, in vista di Expo 2015, ha ricordato tutta una serie di episodi
di danneggiamenti, incendi e intimidazioni avvenuti in cantieri dove
ha prestato la sua opera, da Settimo Milanese (MI) a Desio (MB), da
Lesmo (MB) a

Vimodrone (MI),
da via dei Missaglia a Milano a Cinisello Balsamo (MI). E ha parlato
anche delle restrizioni in termini di diritti e dignità per quanti,
come lui, non sono nati in Italia.

Vincenzo, delegato
invece della FILT, ha raccontato della difficoltà di far emergere
dal nero una serie di posizioni lavorative che nel settore dei trasporti
sono oggi sinonimo di sfruttamento e caporalato e i molti episodi di
incendi di mezzi. Nel suo intervento, il sindacalista ha evidenziato
che il 90% delle cooperative nel settore lo sono solo di nome e non
di fatto, perché in realtà operano intermediazione illegale di manodopera.
Il fenomeno riguarda anche molte aziende celebrate, tanto da chiedersi
se siano loro a governare la commessa di lavoro o piuttosto non siano
i consorzi fittizi di cooperative a farla da padrone. 

Smuraglia
e Forgione: le inchieste parlamentari

La seconda
parte dei lavori è stata condotta dal prof. Carlo Smuraglia, già senatore
della Repubblica e consigliere comunale negli anni della “Milano da
bere”, oggi componente autorevole del comitato scientifico dell’Osservatorio,
che ha ricordato la sua particolare soddisfazione per l’essere all’Ortomercato
per parlare di mafie. Nel suo intervento introduttivo, Smuraglia ha
ricordato le difficoltà incontrate dal Comitato antimafia del Comune
di Milano, da lui guidato, che mise a fuoco agli inizi degli anni Novanta
il progressivo controllo da parte delle mafie del territorio milanese:
l’Ortomercato era uno dei luoghi caduto nelle mani delle cosche. Altro
passaggio vissuto in prima persona da Smuraglia è stata la relazione
della Commissione parlamentare antimafia sulle zone di non tradizionale
presenza mafiosa, dove si registrò l’avanzata del crimine organizzato
al nord.

La parola è 
poi passata a Francesco Forgione, già presidente della Commissione
parlamentare antimafia che ha subito sottolineato come l’Ortomercato
abbia a lungo rappresentato la metafora di una ‘ndrangheta che ha
fatto del silenzio, dell’omertà e della complicità le sue cifre
operative. “Essere qui all’Ortomercato, nella giornata della memoria
e dell’impegno promossa da Libera – ha dichiarato Forgione – vuole
dire che questo luogo non è più loro e che i riflettori, che sono
stati accesi con difficoltà, non potranno essere spenti”.

Preso atto
della colonizzazione in essere, del controllo della filiera agroalimentare
da parte delle mafie, ma soprattutto dell’omertà diffusa, come denunciato
dal pm Boccassini, serve però rilanciare una decisa azione sociale
e civile di contrasto al crimine. Secondo l’ex presidente dell’antimafia,
occorre costringere la politica a ragionare sulle ragioni della sottovalutazione
di un nemico così pericoloso, per capire anche quali siano stati i
profili di collusione e connivenza. Forgione ha poi ricordato che la
‘ndrangheta tende a riprodurre un modello sociale e non solo criminale
e la riunione tenuta al circolo ARCI di Paderno Dugnano (MI) per eleggere
il capo è significativa proprio in questi termini. Una punzecchiatura
anche per il presidente Formigoni per la discutibile scelta di nominare
gli ex ufficiali dell’Arma Mori e De Donno, sotto processo a Palermo
per la “trattativa”, nel comitato di vigilanza sull’Expo. 

Canepa e
Rosati, magistratura e società a confronto

È stata quindi
la volta di Anna Canepa, della giunta esecutiva dell’ANM nazionale
e oggi in forza alla DNA, dopo esperienze significative sul campo in
Sicilia, in quell’avamposto che risponde al nome di Gela, e in Liguria.
Anche lei ha evidenziato il particolare significato simbolico dell’appuntamento
all’Ortomercato, sottolineando la difficoltà di far applicare l’articolo
416 bis che punisce l’associazione mafiosa in contesti non tradizionali,
quali la Liguria e la Lombardia: “C’è stata in passato una fortissima
resistenza culturale degli organi giudicanti a riconoscere l’esistenza
del fenomeno mafioso in questi contesti”. La dottoressa Canepa ha
ricordato l’impegno della DDA milanese a metà degli anni Novanta,
che portò a molti maxiprocessi e a condanne per quasi tremila soggetti,
indicati come appartenenti alle cosche.

Si è 
passati dalle “infiltrazioni” criminali alla “colonizzazione”
vera e propria e, secondo il magistrato, se anche il governatore Draghi
lancia l’allarme per l’economia e la democrazia in occasione dell’incontro
con Libera, significa che la situazione è molto grave. Per Canepa l’inchiesta
“Il crimine” è molto solida, perché basata su molte intercettazioni
rivelatrici del contesto e dei traffici, oltre che della mutazione genetica
in corso per l’imprenditoria lombarda e meneghina che cerca la collaborazione,
la collusione e non subisce ricatti ed estorsioni. In conclusione, Anna
Canepa si è detta stupita del mancato avvio delle procedure di accesso,
ai fini di un eventuale scioglimento, per tanti dei comuni coinvolti
nelle intercettazioni eseguite.

Per Onorio
Rosati, segretario della Camera del Lavoro di Milano, l’Osservatorio
diventa uno strumento di lavoro imprescindibile, perché consente a
sindacati e associazioni di lavorare in rete.

Dal lavoro
avviato dovranno venire indicazioni per la formazione dei delegati sindacali
e proposte concrete da offrire a politica e istituzioni per il contrasto
delle mafie. Il segretario ha lanciato un appello a Assolombarda e Assoimpredil
perché collaborino all’attività dell’Osservatorio. Alcune punture
polemiche le ha riservate all’indirizzo della politica; la prima nei
confronti del PDL: “Non c’è dubbio che sia il partito più permeabile
alle lusinghe mafiose”. La seconda è stata per Formigoni: “Se si
rivendica il rapporto fiduciario nella nomina dei direttori delle ASL,
è opportuno che chi ha nominato si assuma la responsabilità del suo
gesto, in presenza di profili discutibili”. Ovvio il riferimento è
alla nomina di Pezzano alla guida della ASL Milano, dopo essere finito
nelle intercettazioni della DDA di Milano e Reggio. L’ultima stoccata
è per gli amministratori locali di Milano e Lombardia: “Non vorremmo
che i continui rinvii legittimassero l’attivazione di procedure d’emergenza
e lavori in deroga, perché sarebbe un problema anche per la tenuta
della legalità complessiva”. In finale di intervento, Rosati ha lasciato
aperta una porta alla speranza, sottolineando il grande impegno di Libera
per la cultura della legalità democratica nel paese, che ha portato
150.000 persone in piazza l’altro anno a Milano e 80.000 quest’anno
a Potenza.

Da qui occorre
ripartire.

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